La retromania dei fratelli D’Addario è così sfacciata, imprevedibile e “pura” da farci dimenticare la ricerca del sound del futuro.
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Lemon Twigs – Do Hollywood
di Stefano D. Ottavio – Che rompipalle sono ‘sti musicisti 60enni scorreggioni fissati con il passato? Peccato che in questo caso i fratelli newyorkesi Brian e Michael D’Addario non abbiano neanche vent’anni, e anziché fare trap e formare una (Dark Polo) gang come tutti i loro coetanei, al loro debutto se ne escano con un album baroque-rock per la 4AD Records, casa discografica di Grimes, The National, Tune-Yards e compagnia bella. Solo degli artisti giovanissimi potrebbero fare un disco talmente pazzo ed anacronistico come “Do Hollywood” nel 2016 fregandosene del resto, e per questo la loro opera risalta ed ammalia ancora di più del dovuto. Ci sono i Queen di Bohemian Rhapsody in “Haroomaata”, gli incastri vocali della coppia Lennon-Mc Cartney in “How lucky Am I?”, il soft rock di Wings, T-Rex e Supertramp nel singolo di lancio “These words”, la teatralità degli show di Broadway nella cartoonesca “Those days are coming soon”. I brani sono armonicamente ricchissimi e la struttura di ogni canzone è complessa e sempre imprevedibile, com’è normale che sia per un gruppo di matrice barocca. La domanda è semplice: se questa è l’opera prima, cosa ci riserverà il futuro dei Lemon Twigs?