Un veloce scambio di battute con il catanese Cambogia, quello che sembra essere la nuova (irriverente) next big thing della scena cantautorale italiana che in questi anni rivive una nuova Età dell’Oro.
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di Simona Strano – La tua carriera musicale è esplosa improvvisamente: non hai mai fatto un live ufficiale neanche nella tua città e nonostante il tuo primo album in realtà sia stato rilasciato solo per gli amici stai vivendo un exploit rocambolesco. Come ti sei ritrovato in studio? Come sei stato scoperto da Napalm Dischi?
“Rocambolesco è la parola che meglio riassume la mia vita musicale fino ad oggi, una serie di eventi fortuiti uno dietro l’altro, dall’incontro con il mio manager Lucio Tavolazzi alla registrazione di questo nuovo album, tutto è semplicemente successo, così come può succedere di vincere alla lotteria o di forare una gomma in autostrada. Eppur mi sono ritrovato in studio, come ho fatto non so! Il primo disco invece è un’altra storia, quasi un gioco, una foto delle scuole medie dove hai i brufoli che non vorresti mai qualcuno vedesse ora che sei cresciuto e sei più carino agli occhi del mondo. Non me ne vergogno per carità, anzi ci rido su, ma anche se si tratta di appena 2 anni fa mi sembra distante anni luce.”
“Il mare non è niente di speciale” sembra raccontare una storia personale. È davvero così? Quanta autobiografia c’è nel tuo lavoro?
“Il mare non è niente di speciale è una specie di riassunto dei miei amori estivi giovanili, quelli che sul momento sembrano importantissimi e poi con l’arrivo dell’autunno non li ricordi nemmeno più, e poi io non amo il mare, lo trovo noioso. Preferisco più stare in buona compagnia, che poi sia in montagna o sulla luna non fa differenza. In generale nonostante i miei pezzi nascano da episodi autobiografici e poco a poco senza volerlo (o forse in fondo lo voglio) si trasformano in episodi collettivi dove chiunque può immedesimarsi. Alla fine la mia è la vita di un uomo medio, non sono certo Kanye West.”
Da quanto tempo e come lavori al tuo primo disco “La sottrazione della gioia”? Puoi darci qualche anticipazione a riguardo?
“Ci lavoro da circa 6 mesi, alcuni brani sono nati da certe bozze e appunti che avevo registrato negli ultimi 2 anni, altri sono venuti fuori strada facendo. Ho un approccio piuttosto diretto e deciso, preferisco non nascondere le mie canzoni sotto produzioni interminabili. La ricerca infinita di suoni sofisticati ma allo stesso tempo artificiosi è un lavoro onesto e semplice, con melodie e struttura da canzone tradizionale, niente pavoneggiamenti, niente megalomanie, solo un disco che può cantare anche tua zia, i tuoi ex compagni del liceo o il tuo dentista. Sarà composto da 10 tracce (2 strumentali) e avrà un sapore agrodolce come la vita. Se sei una persona triste potrebbe renderti ancora più triste ma potrebbe anche risollevarti il morale. Uscirà ufficialmente a metà gennaio 2017. Il 5 dicembre è uscito invece il nuovo singolo Adolescenza Tropicale. Il video lo abbiamo girato con i Ground’s Oranges e il risultato finale è abbastanza fuori di testa.”
Un altro brano che troveremo sull’album è “Un’altra storia di Truffaut” e sarà completamente diversa da quella che hai da poco rilasciato col nome di “Un’altra storia di Truffaut – Antoine Doinel version”. La rielaborazione è dovuta ad un nuovo approccio in studio, diverso da com’eri abituato a lavorare da solo?
“C’è uno specifico motivo se esistono due versioni di “Un’altra storia di Truffaut”, La versione appena uscita su Rockit è decisamente più elettronica e “soft”, con il cantato in secondo piano rispetto alla versione che uscirà come singolo e che sarà la traccia di chiusura dell’album. Quest’ultima al contrario ha una struttura più vicina al rock e alle sonorità dei Beatles di Abbey Road, con un incedere molto più tragico (mia madre dice che sembro Riccardo Cocciante). Non sapevo decidermi tra le due versioni e non volevo rinunciare a nessuna perché mi ero affezionato, così quando mi ha contattato Rockit ho pensato che poteva essere una buona occasione per far decidere al pubblico quale versione preferire.”
Due cose si notavano immediatamente scorrendo la tua pagina Facebook nei giorni dell’uscita del primo singolo: la prima è che hai fan anche giovanissimi, la seconda è che a distanza di minuti, il numero di “mi piace” saliva vorticosamente. Cosa provavi in quei momenti? A distanza di due mesi cosa è cambiato nella tua vita?
“Non è cambiato proprio nulla, i like e le visualizzazioni non cambiano la vita, perlomeno non la quantità che ho ricevuto io, però devo ammettere che mi ha fatto piacere ricevere un certo numero di consensi ma anche di critiche, perché non mi aspettavo affatto tanto clamore per un artista sconosciuto come me. I social sono un posto molto strano e le sue dinamiche talvolta sono imperscrutabili.”
Per l’appunto, però, sei comunque molto attivo su Facebook. Qual è il tuo rapporto con i social? E con i media in generale?
“Sono un ragazzo nato a metà anni 80, per cui ho passato la prima metà della mia vita giocando per strada, andando al cinema o in giro con la vespa, e sono realmente felice che sia andata così. Non rimpiango quei tempi né penso che le cose fossero migliori di oggi. Erano semplicemente diverse. Primo telefono cellulare a 15 anni, primo pc a 16, e poi è arrivato Napster, emule, Tuttogratis, i siti porno, Facebook etc. Ho avuto tutto il tempo per abituarmi al cambiamento e ora ci sguazzo sui social, mi sento a mio agio, ho pochi filtri, ma non mi vedrai mai scrivere Buongiornissimo kaffèèèè !!!11!!!1!“
Credi che si possa vivere di musica? Se sì, la tua posizione di cantautore è avvantaggiata o svantaggiata rispetto a quella di una band?
“Credo si possa vivere di musica sei fai musica veramente brutta, quindi io potrei essere avvantaggiato in questo caso! Scherzi a parte, so per certo che vivere di musica non è semplicissimo, perlomeno per artisti emergenti e dell’ambito indie. Ci vuole impegno, abilità, una grandissima dose di fortuna e talvolta perfino il talento per arrivare da qualche parte. Io mi mantengo da solo da anni, sono sempre stato un lavoratore e detesto la gente che si piange addosso ma non fa nulla aspettando il miracolo dal cielo.”
Porterai la tua musica in tour?
“L’intenzione è quella, e ci sono buone possibilità che nel 2017 mi vediate in giro per l’Italia dal sud al nord a sventolare la mia barba rossa o magari stavo pensando di mandare un ologramma come i gorillaz perché sono troppo pigro.”