Orlando Julius e The Heliocentrics: una jam infuocata e un passaggio di testimone?

L’ormai leggendario sassofonista africano è tornato in Italia per farci vivere un altro grande Afro Funk Party al Biko di Milano, accompagnato dalle note psichedeliche degli Heliocentrics: la Storia dell’Afrobeat incontra il futuro dell’acid jazz.

di Stefano D. Ottavio  –  Lo scorso venerdì 11 novembre gli avventori del Biko di Milano hanno potuto assistere ad un incontro musicale che suona come un passaggio di testimone, quello tra il sassofonista nigeriano Orlando Julius e gli Heliocentrics. Il primo è un sorridentissimo 60enne che in una carriera lunga più di quarant’anni ha contribuito alla nascita ed allo sviluppo del suono Afrobeat mescolando la musica tradizionale africana con il soul e l’R&B proveniente dall’altra parte dell’oceano. Gli altri sono un giovane e versatile gruppo con base a Londra, che ha debuttato poco più di una decina d’anni fa ma viene già definita dai nostrani Calibro 35 come uno dei gruppi interessanti in questo momento sul pianeta Terra. Possiamo etichettarli approssimativamente come una acid jazz band, ma il loro lavoro negli anni si è spinto in direzioni diverse: nella loro breve carriera compaiono, per esempio, nell’album Outsider di Dj Shadow e hanno prodotto musica in compagnia di mostri sacri come Mulatu Astatke.

La loro collaborazione più celebre e riuscita è forse proprio quella con Orlando Julius, che ha dato frutto al lavoro magnifico e carico di groove del 2014 Jaiyede Afro, una delle migliori pubblicazioni del genere di quell’anno. Il tour promozionale dell’album era passato dall’Italia già l’anno scorso, proprio dal Biko, oltre che a Torino e Bologna. Questa volta invece non ci sono altre scuse se non concedere un altro “Great Big Afro Funk Party with psychedelic edges”, come annuncia la locandina dell’evento.

The Heliocentrics
The Heliocentrics

Il concerto inizia senza motivo apparente poco prima della mezzanotte, forse per motivi tecnici oscuri al pubblico, ma questo è senz’altro l’unico aspetto poco gradevole della serata. L’esibizione è sostanzialmente una jam colorata e senza sosta che parte dai brani di Jaiyede Afro, come Buje buje, per dilagare in assoli a pieni polmoni di Julius, citazioni di James Brown e Bob Marley e psichelici loop funk sostenuti da quei fighi degli Heliocentrics.

Al termine di tutto si scopre che la festa afrobeat è durata ben due ore, che son onestamente sembrate 15 minuti alle orecchie del pubblico. Il motivo non può che essere la genuinità che traspare da un persona come Orlando Julius, un uomo dal sorriso stampato in volto, che nonostante abbia alle spalle 40 anni di musica non-stop riesce ancora a chiedere con timidezza al pubblico di mettere un like sulla sua pagina Facebook. Un uomo che dagli anni ’60 ha definito, senza ricevere tutti i crediti che gli spettano forse, un sound, quello dell’Afrobeat, che è la traduzione in musica del buon umore, della rivalsa e della gioia di vivere propria di un luogo come l’Africa. Così l’unica speranza è che giovani come gli Heliocentrics continuino a viaggiare sulle tracce lasciate dei maestri del passato. Lunga vita al groove! Nel nome di Nelson Mandela, Stephen Biko, Fela Kuti e dello Spirito Santo.