Alla scoperta della nuova stagione teatrale sabauda.
di Silvia Ferrannini – Tra testi inediti, intramontabili capolavori, arte e politica il Teatro Stabile di Torino per la stagione 2016/2017 ha in serbo storie…su misura per tutti.
1) Si omaggiano i grandi della poesia, della pittura, della narrativa…
Quella grazia misteriosa che è l’ispirazione artistica può facilmente imboccare sentieri non battuti e codici inattesi. A teatro quindi si racconterà del poeta naïf Antonio Ligabue e della sua «solitudine troppo rumorosa», che doveva necessariamente riversarsi sulla tela (Un bès/Antonio Ligabue, di e con Mario Perrotta), si omaggerà il grande semiologo Umberto Eco con una Prima Assoluta del TST, (Il nome della rosa, di Stefano Massini), ci si calerà alla ricerca del vero in un sistema saturo di diffidenza e menzogne con il gigante della letteratura Truman Capote, nei cui panni si calerà Gianluca Ferrato (Truman Capote: Questa cosa chiamata amore, di Massimo Sgorbani).
Ma è la componente letteraria a rendere particolarmente intrigante la programmazione, con alcune messe in scena di opere poco note di autori e autrici assai note: a cent’anni dalla sua nascita la potente intelligenza ed eleganza della parola di Natalia Ginzburg, tanto refrattaria a rivelarsi appieno quanto esatta nel momento in cui viene espressa, viene ricordata in Qualcuno che tace. Il teatro di Natalia Ginzburg, con la rappresentazione di Dialogo, La segretaria e Ti ho sposato per allegria.
Traendo liberamente ispirazione da Storia di una malattia e La libellula (Panegirico della libertà) di Amelia Rosselli la Compagnia Lanavesandri sperimenteranno le varie contaminazioni possibili fra canto e verso (in virtù anche della forte passione della Rosselli per la musica) in Variazioni sulla libellula, proponendo sul palcoscenico una poesia che sfocia nel pentagramma.
Degne di nota anche le messe in scena di Sorelle Materassi di Ugo Chiti da Aldo Palazzeschi (con Milena Vukotic e Lucia Poli), del «salottino in disuso» de La Signorina Felicita di Guido Gozzano nell’originale proposta interpretativa di Lorena Senestro e della ricca storia di Orlando di Virginia Woolf con progetto e regia di Silvia Battaglio.
2) …ma non mancano gli intramontabili del teatro
I giganti della drammaturgia troveranno comunque il loro ampissimo spazio entro la rassegna: s’inizia a ottobre con Il giardino dei ciliegi di Anton Čechov con la regia di Valter Malosti, la cui vibrante forza espressiva tornerà nel mese successivo con Ivanov di Filippo Dini; non mancheranno all’appello Luigi Pirandello (L’uomo dal fiore in bocca, di Gabriele Lavia) ed Eduardo de Filippo (Natale in casa Cupiello, regia di Antonio Latella; Questi Fanstami! firmata da Marco Tullio Giordana; Il sindaco di Rione Sanità, prima regia dal teatro di De Filippo di Mario Martone). Immancabili i pilastri della tragedia classica (la trilogia dell’Orestea (Agamennone, Coefore, Eumenidi) di Luca De Fusco; Elettra, per la quale Giulio Scarpinato sceglie la riscrittura del testo sofocleo di Hugo von Hofmannsthal, che riduce la tragedia a un violentissimo e brevissimo atto), e altri spettacoli a cui non finiremmo mai di assistere (Misura per Misura, dove Jurij Ferrini torna nuovamente a raccontare Shakespeare; Il malato immaginario, l’ultima fatica del grande Molière portata in scena dalla storica compagnia di Ugo Chiti; Una casa di bambola di Henrik Ibsen, ripensata però secondo un ribaltamento dei ruoli femminili e maschili (unico interpreta maschile è Filippo Timi).
3) Ci sono spettacoli in lingua
Anche quest’anno il Progetto Internazionale permetterà al pubblico di assistere a spettacoli in lingua. Quest’anno i Tiger Lillies, gruppo di culto inglese fra cabaret gitano, sapori brechtiani e black humor insieme ai danesi Theatre Republique trasformano completamente l’Amelto in uno spettacolo assai controverso (Hamlet, regia di Martin Tulinius); Silviu Purĉarete porterà in lingua romena La tempesta di Shakespeare; dal mastodontico romanzo di Lev Tolstoj il collettivo anglo-tedesco Gob Squad si chiede, in War & Peace, «come si dovrebbe vivere una vita morale in un mondo eticamente imperfetto».
4) Si parla anche di politica
Chi l’ha detto che il teatro è una forma d’intrattenimento da vecchi? Il TST quest’anno sceglie di adattare il discorso sulla contemporaneità ai moduli espressivi teatrali. L’effetto, scommettiamo, sarà dirompente ed incisivo. Lehman Trilogy, testamento artistico di Luca Ronconi, andrà in scena in due parti autonome: Tre Fratelli e Padri e figli e percorrerà centosessant’anni di storia del capitalismo quasi fosse un ciclo epico, vantando interpretazioni di Massimo De Francovich, Fabrizio Gifuni, Paolo Pierobon, Massimo Popolizio, Fabrizio Falco. Proprio quest’ultimo sceglierà la disincantata e appassionata parola di Leopardi per trattare dell’attualità, adattando al linguaggio teatrale il Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl’Italiani (Ritratto d’Italia).
Ivana Ferri dirige un itinerario che parte dalla Grande Guerra e si conclude (?) con gli anni di piombo, raccontati da quei non-celebri piccoli personaggi della Storia che tuttavia l’hanno vissuta e capita più intimamente dei Grandi (Ma sono mille papaveri rossi); ancor più rivoluzionario lo spettacolo di Beppe Rosso, il quale chiama il testo del poeta e giornalista romeno Matéi Vişniec a parlare dell’immigrazione, tema talmente cogente da doverne trattare in ogni modo e con ogni risorsa a propria disposizione: anche l’arte, anche il teatro: Troppi (ormai) su questa vecchia chiatta è manifestazione di resistenza e opposizione alla mistificazione ideologica attuata dal sistema massmediatico.
Lo spazio per il confronto non sarà unicamente in palcoscenico: dal 30 ottobre fino al 18 dicembre quattro incontri di Lezioni di Storia al Carignano inviterà il pubblico a farsi incuriosire e informare da alcuni dei migliori storici del nostro Paese.
5) Chi frequenta più spesso il cinema “stacca” con un po’ di teatro
Cinema e teatro. Questi due fratelli d’arte sanno creare grandi cose dietro al sipario, e cooperano per sollecitare la fantasia e il pensiero di chi guarda. In Sogno d’autunno Valerio Binasco dirige Giovanna Mezzogiorno, l’indimenticabile protagonista de La bestia nel cuore, sul cui set regista e attrice avevano già avuto modo d’incontrarsi; il giovane talento del cinema e della televisione Michele Riondino si cala nel Giulio Cesare shakespeariano. Nato dalla penna del regista Paolo Sorrentino e divenuto protagonista del suo libro Hanno tutti ragione, Tony Pagoda sarà impersonato da una carismatica e scoppiettante Iaia Forte in Tony Pagoda/Ritorno in Italia. Molto attesa è la trasposizione teatrale (diretta da Valter Malosti e interpretata da Sabrina Impacciatore) di Venere in pelliccia, dark comedy ispirata al romanzo di Sacher-Masoch e divenuta celebre con il film di Polansky.