Il Maestro Franco Battiato arriva a Viagrande per un best of live.
di Luana Manca – Un concerto del tutto gratuito, quello di sabato scorso, che Battiato ha voluto donare anche per affetti che lo legano sin dalla giovinezza al paesino etneo.
La piazza San Mauro è stata letteralmente invasa dai fan sin dalle ore del pomeriggio, molti alla loro prima esperienza live con il Maestro e determinati a non perdere l’occasione, altri per assicurarsi un posto il più possibile a ridosso del palco. In migliaia hanno cercato di raggiungere la piazza, anche oltre l’orario d’inizio del concerto, un’affluenza prevedibile ma non per questo di facile gestione per il piccolo borgo etneo.
L’ingresso sul palco viene accolto da un caloroso applauso del pubblico, Battiato si accomoda su una sedia e, dopo aver indossato un paio di cuffie, dà inizio al live sulle note di Le sacre sinfonie del tempo, brano contenuto nell’album “ Come un cammello in una grondaia” (1991). La scaletta del concerto, dipanata tra una ventina di brani, ha visto susseguirsi i pezzi più noti del suo repertorio: Shock in my town, Te lo leggo negli occhi, La canzone dei vecchi amanti, con la commovente bellezza del testo di Jacques Brel, tradotto e reinterpreto meravigliosamente dal Maestro. E poi la sempre attuale Povera patria, l’immancabile La cura sulle cui note si è levato un coro all’unisono che ha accompagnato la voce del cantautore – adesso in piedi – fino all’ultima strofa, e ancora L’era del cinghiale bianco, La stagione dell’amore, I treni di Tozeur introdotta dall’aneddoto che ha fatto sì che questo splendido capolavoro vedesse la luce del sole. Non sono mancati i momenti spassosi, quando, per esempio, annunciando il suo successivo brano, Battiato, con i toni flemmatici che da sempre lo contraddistinguono, ha comunicato al pubblico: “E adesso un brano in inglese che sicuramente riconoscerete tutti…“ e intonando “‘Ndo vadduni da Scammacca…“ esegue una rivisitata Stranizza d’amuri, seguita da Prospettiva Nevski, Summer on a solitary beach, e ancora L’animale.
Il concerto, della durata di quasi due ore, ha visto prevalere, a tratti, le tastiere e la programmazione, per poi lasciare spazio al quartetto d’archi, in un flusso di mutevoli e vivaci sensazioni.
Giunti agli ultimi brani, Battiato si congeda dal suo pubblico invitandolo a fare una scelta: “Centro di gravità permanente o Cuccurucucu’?” Più facile per i presenti sarebbe stato lanciare in aria una monetina e scegliere in base all’esito ma Battiato scioglie il dilemma e, generoso fino alla fine, le fa entrambe prima di lasciare definitivamente il palco. Alla prossima Maestro, e grazie infinite.
Galleria fotografica a cura di Giulia Fiore.