Il Rome Web Fest è l’appuntamento che, ormai da anni, segna l’autunno, in chiave culturale, in Italia. Infatti il festival che si terrà al MAXXI di Roma da martedì 30 settembre a venerdì 2 ottobre, grazie alla collaborazione con Sky Atlantic, si segnala come la culla della creatività, in senso lato, nel nostro Paese.
di Mattia Nesto – Giovani autori web, youtubers, sceneggiatori di serie tv e creativi in generale s’incontrano e presentano le proprie opere a Roma, coadiuvati da una “macchina organizzatrice” ormai rodata negli anni. Per saperne di più, dopo il corto tutto da vedere dell’edizione 2016 (lo trovate a questo link), abbiamo raggiunto il Direttore Artistico, Janet De Nardis, per farci dire qualcosa di più su quello che dobbiamo aspettarci.
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Partiamo da un dato, soltanto apparentemente marginale: sul sito www.romawebfest.it , nella sezione contatti, non soltanto viene elencato lo staff al completo che si occupa di organizzare la manifestazione, ma ci sono anche tutte le vostre immagini. Questa scelta l’ho trovata molto interessante (e, soprattutto, in quasi totale controtendenza con altri festival in giro per l’Italia), una specie di “volerci mettere la faccia”: era questa la vostra intenzione?
“Certo! Noi vogliamo raccontare chi c’è dietro un progetto ambizioso e di grande portata. Il Roma Web Fest è un progetto che vive tutto l’anno e che richiede moltissimo impegno. E’ fondamentale riconoscere ad ogni persona che collabora al festival il proprio ruolo. Ogni evento di successo è fatto da persone e noi mostriamo chi sono queste persone.”
Per quanto riguarda invece il Festival, quest’anno la parola d’ordine sembra essere contaminazione, in una sorta di Babilonia dei linguaggi, dei generi e del pubblico che si traduce in una, salutare, confusione creativa: dove stanno andando, per così dire, le serie tv?
“Le serie tv non saprei, ma la serialità in generale e la produzione audiovisiva nel suo complesso vanno verso un nuovo modo di concepire il racconto. Le storie non sono più solo orizzontali, ma possono avere molte declinazioni diverse e spesso le diverse possibilità sono create dagli spettatori che giorno dopo giorno si ribellano all’idea del “passivo” per rincorrere il miraggio della scelta. Scegliere un protagonista piuttosto che un altro, scegliere uno o più finali, scegliere di proseguire il racconto o di farlo finire quando desideriamo”.
Si legge in numerosi blog e siti di approfondimento, anche molto quotati, articoli che passano, senza colpo ferire, da asserire che “questa è l’era delle serie tv” oppure che “le serie tv sono ormai morte”: il pendolo da che parte oscilla?
“Parliamo di un tema abbastanza complesso. E’ l’era delle serie tv in quanto mai nella storia dell’audiovisivo sono state prodotte tante serie come ora a partire da Hollywood che produce circa 1.500 serie in un anno (considerando che i giorni dell’anno sono 365). E’ anche l’era del cambiamento e quindi della ricerca da parte del pubblico dei più giovani, di prodotti con formati e sviluppi diversi da quelli tradizionali. La serialità non è più tv centrica, ma il web ha permesso la creazione di un nuovo palcoscenico e questo crea squilibri nel marcato e confusione negli operatori che cercano costantemente di dare un nome alle cose, prima ancora di capirne in senso ultimo. Credo che web serie e serie tv siano termini che moriranno in quanto presto tutto sarà fruito attraverso piattaforme web, anche i tradizionali prodotti di serialità televisiva e non credo che il luogo di diffusione possa cambiare nella sostanza il prodotto. Forse faremo come i francesi che per eliminare il problema chiamano le serie fruite dal web, al di là del formato, “digital series”.”
Il trailer di presentazione di quest’anno vede coinvolti degli attori, è il caso di dirlo, d’eccezione: da Luca Vecchi de The Pills e Clayton Norcross di Beautiful per la regia de La Buoncostume: quando si dice commistione di generi, linguaggi e pubblico giusto?
“Quest’anno abbiamo voluto legare l’immagine di un filmmaker a quella di un personaggio che nell’immaginario è simbolo del mondo televisivo più tradizionale: le soap opera. Due attori bravissimi che hanno saputo interpretare la richiesta di mostrare come il mercato sia luogo di fraintendimenti che portano a sorridere quando si pensa al mondo degli artisti lontano dalle difficoltà economiche. E’ scontato per tutti che sia così, è normale per tutti che l’arte e la creatività non vengano pagate anche quando tutti vogliono opere artistiche… Viviamo nel paradosso!”
Un altro fattore importante di questa edizione è la volontà di coinvolgere/raggiungere i cosiddetti Millennials. Ad esempio mi viene in mente la presenza, nel già citato trailer, della youtuber Cristina Spagnuolo.
“Ovviamente si. Tutti sono affascinati dal successo ottenuto da perfetti sconosciuti su un pubblico spesso molto ampio. Il mondo del marketing si interroga su quali siano le leve che attraggono i più giovani (il target più ambito da qualsiasi brand), ad essere fan di un personaggio piuttosto che di un canale web tematico. Spesso si tratta di operazioni scomposte che non portano a grandi risultati in quanto youtuber e blogger vivono, nella maggior parte dei casi, in un equilibrio sensibilissimo a qualsiasi cambiamento”.
Quanto conta, sia in termini di visibilità sia in fatto di aderenza con l’argomento che si tratta, il partenariato con Sky Atlantic?
“E’ un passo avanti di dimensioni incredibili, perché segna l’ingresso dei prodotti di web serie, a pieno titolo, nel mondo dell’industria televisiva. E’ un segnale importante per tutti quelli che restavano convinti che si trattasse di un “fenomeno passeggero” e non di un’opportunità duratura. “
Il MAXXI – Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo è, per tutto quanto affermato prima, proprio la cornice ideale per ospitare il festival?
“Assolutamente si. E’ il museo delle arti del XXI secolo e ritengo che questi piccoli capolavori (quando sono ben realizzati) siano delle vere e proprie opere d’arte nel settore audiovisivo. Pochi minuti realizzati con budget ridotti per raccontare storie spesso coinvolgenti e ricche di messaggi importanti che giungono da quelle generazioni troppo poco ascoltate e capite”.
In ultima analisi ho trovato particolarmente significativa la dichiarazione di Riccardo Pugnalin, Executive Vice President Communication & Public Affairs di Sky in cui si sostiene l’assoluta importanza di “investire nel talento e nella creatività italiana per innovare i linguaggi e far crescere nuove realtà e nuovi professionisti”. Quindi la creatività, il mettersi in gioco e la passione per la scrittura, qualsiasi forma abbia, potrebbe risultare realmente una concreta possibilità occupazionale per i giovani italiani?
“Siamo italiani, siamo il popolo creativo per eccellenza, siamo quelli che riusciamo a fare anche della miseria un capolavoro. Pugnalin come l’intera azienda Sky, in poco tempo, ha saputo cogliere e valorizzare una creatività che aziende tradizionali avevano addirittura mortificato con schemi restrittivi. Da un’azienda come Sky che ha fatto dell’investimento su prodotti non convenzionali, il suo successo, arriva il messaggio che è possibile, per gli italiani essere nuovamente innovatori ed esportatori di prodotti di qualità. E questo passaggio è possibile solo investendo su nuovi talenti, su chi arriva da percorsi diversi da quelli che per molti anni hanno reso le storie italiane spesso copie tristi di prodotti che già di base raccontavano l’abbrutimento e l’annichilimento dell’individuo. Onestamente abbiamo bisogno di raccontare anche altro, perché siamo molto altro.”
In extremis mi viene in mente ancora una domanda: si potrebbe avere qualche anteprima (non troppe se no ci roviniamo la sorpresa) sugli ospiti per l’imminente edizione del Roma Web Fest?
“Di ospiti il festival sarà colmo, all’appello ci saranno quasi tutti i filmmaker più famosi degli ultimi anni, ma il successo non credo sarà dato da ospiti che comunque possono essere presenti anche in altre manifestazioni, ma dai prodotti innovativi presentati e dagli incontri di qualità che permetteranno di scoprire le tendenze del futuro. Vi faccio una proposta: venite a vedere e poi mi direte se racconto bugie!”