La sua essenzialità è anche il suo pregio distintivo: Miro Sassolini torna con Del mare la distanza, un nuovo progetto artistico fra mare, distanza e dolore.
Poche parole quasi rubate al tempo che lo avvolge durante la creazione del suo nuovo e prestigioso progetto artistico. Immagini descritte senza sovrastrutture lessicali compongono, come gli incastri di un puzzle da assemblare con cura, le riflessioni che Miro Sassolini ha condiviso in questa intervista essenziale. L’artista, considerato una delle voci più amate della new wave italiana ed incredibile sperimentatore vocale, torna con un nuovo album “Del mare la distanza”, il cui concept è stato ideato dalla poetessa Monica Matticoli. Al disco collaborano anche Cristiano Santini e Gianni Maroccolo e la loro comprovata esperienza e sinergia di intenti, rappresentano la concreta possibilità di proseguire nella ricerca di destrutturazione della forma – canzone tradizionale intrapresa da Miro Sassolini e sostenuta dall’anarchia compositiva della Matticoli.
Per promuovere il progetto è stata organizzata un’intensa campagna di crowdfunding scelta dall’artista per curiosità e per capire il reale valore delle proprie capacità comunicative.
Qual è il legame fra mare, dolore e distanza secondo lei?
“Le onde sonore; collegano materia, stati d’animo e tempo.”
Questi sono tre fra gli elementi che daranno anima al suo ultimo progetto artistico, Del mare la distanza. Perché ha scelto proprio queste tre chiavi di lettura?
“Perché sono le chiavi per determinare e decifrare il tempo di adesso.”
Il mare è distanza ed allo stesso tempo elemento naturale indispensabile. Esiste questa forma di dualismo nella struttura stessa del suo nuovo album?
“Esiste una forma di pluralismo.”
Il brano L’attesa del canto, è un’operazione artistica unica. Non rappresenta il singolo del suo nuovo album ma concreta attesa del canto stesso. Tutto questo conduce alla poesia come ricchezza nei suoi testi e nella sua musica. Cosa ci può dire in merito?
“L’attesa del canto è un testo di Monica Matticoli. Fondamentalmente è una manipolazione; un brano pensato per una sperimentazione di variabili sonore basate sullo stesso testo. Un laboratorio di suoni diluito e riconvertito in forma canzone.”
Sperimentazioni e contrasti stilistici rendono il brano un incalzante inno al fervore, al tempo ed al ritmo che si sveste primitivo. Invita dunque il pubblico al recupero dell’essenziale?
“Due anni di gestazione mi fanno pensare di sì: essenziale è bello.”
Il rovescio del silenzio è il canto: ripercorrendo la sua lunga e incredibile carriera può definire questa affermazione sempre valida?
“In parte. Questa splendida frase decontestualizzata dal testo non sempre è applicabile, alcune (mie) ciclicità prevedono altro.”
Mi permetto di chiederle uno spaccato del suo passato: quale fu il momento in cui comprese che la musica era la sua strada?
“Sinceramente non ricordo. Questa sarebbe una domanda da fare a mia madre.”
A chi dedica Del mare la distanza?
“Al mio amico fraterno Leandro Braccini.”
Di cosa avrebbe maggiormente bisogno oggi il canto? Ed il silenzio, invece?
“Sogno uno scambio di ruoli temporaneo: è quasi una provocazione, ma è anche una riflessione auspicabile.”