I Dimartino ritornano con il tour di “Un Paese Ci Vuole” per una data sold-out al Centro Zo di Catania, all’interno della rassegna Znort.
Antonio Dimartino è un artista che capita spesso di vedere dal vivo dalle nostre parti, e anche se ogni volta è un piacere, di certo non è una novità.
Una novità però l’altra sera c’è stata, al Centro Zo. Quella che si respira nell’aria quando senti che qualcosa è cambiato, che la diffidenza del pubblico ha finalmente lasciato il passo ad una affezionata e incondizionata resa.
Chi non era alla prima volta di un suo concerto, non avrà potuto fare a meno di notare – oltre ad una traboccante sala che già parlava di per sé – l’accoglienza che si riserva a un caro amico da cui si è certi di ricevere buoni consigli e una sicura spalla a cui poggiarsi quando la terra trema.
La lente poetica che guarda ai microcosmi quando il resto del mondo va da tutt’altra parte, perdendosi in una corrente che annulla la distinzione tra origini e destinazioni, trova una nitida messa a fuoco nella voce appassionata di Antonio, nella sudatissima batteria di Giusto Correnti e nel virtuosismo pianistico di Angelo Trabace. Sono in tanti oramai ad apprezzarne lo sguardo, a condividerne i suoni, i colori, le evocazioni. È chiaro dalle voci che si sovrappongono perfettamente alla sua, non lasciandola mai, brano dopo brano.
In scaletta gran parte dei pezzi dell’ultimo “Un paese ci vuole”, che per molti dei presenti sembra essere stato il primo uncino con la band: Le Montagne, dedicato ad un gruppo di amici in trasferta da Castelbuono per l’occasione; Niente da dichiarare, scelto per la prima registrazione dal vivo, e riproposto a fine concerto; “la canzone per i matrimoni” I Calendari e La vita nuova, che racconta il paese dagli occhi di chi resta e vede gli altri andare via e tornare per le vacanze, di quelle “geografie che dividono le anime“. Non mancano tuffi nel passato dei precedenti album, tra cui le rare Piangi Maria e 999 del primo “Cara Maestra abbiamo perso”, registrato proprio a Catania con Cesare Basile e registrato anch’esso dal vivo in vista della prossima uscita dell’album in versione digitale.
La conclusione arriva, come da tradizione, con Non siamo gli alberi, ma stavolta il copione sta stretto e i motivi ci sono tutti perché il concerto vada avanti oltre i piani con Io non parlo mai, Una Storia del mare e il bis di Niente da dichiarare.
Sembravano prevederlo Antonio, Angelo e Giusto, quando hanno scelto proprio Catania per registrare dal vivo i due brani, che sarebbe stato un concerto speciale, quello della conferma, del riconoscimento definitivo. Dopo averlo tanto raccontato e poetizzato, il paese, sentitamente, ringrazia.
Galleria fotografica di Giuseppe Picciotto.