“Ribelli, sociali e romantici”, libro di Nicolò Rondinelli pubblicato da Bepress, nasce dall’amore per il calcio iniziato da bambino e mai abbandonato.
di Emanuela Castorina – Negli anni questa passione si arricchisce di ideologia, con l’auspicio di un calcio popolare fatto di sacrifici e sudore ma anche di unione e rispetto per l’avversario…
Il calcio – come anche tutte le altre discipline sportive – rappresenta l’occasione per mettere in pratica la solidarietà sociale e lo spirito di aggregazione e vivere, inoltre, la dimensione politica che inevitabilmente incarna.
Come precisato dall’autore il calcio, piaccia o meno, racchiude in sé più dimensioni, da quella politica a quella filosofica, da quella culturale a quella pedagogica. Non si può prescindere dal tessuto socio-culturale e storico-politico che nello stesso tempo sono sfondo e motore di questa disciplina sportiva. La musica punk e la lettura di diverse fanzine hanno permesso a Rondinelli di conoscere la realtà del St.Pauli, in particolare un articolo pubblicato nella fanzine “Hopes of Harmony” che racconta di alcune tifoserie di stampo antifascista, dove s’imbatte nella frase “i tifosi di St.Pauli insegnano” che colpisce la sua attenzione.
Il St.Pauli è una zona popolare della città di Amburgo, un quartiere povero che raccoglie al suo interno diversi strati sociali ed è emblematico della questione “lotta di classe”. Nicolò riflette sulla coesistenza di una tale condizione sociale e di una squadra di calcio sui generis, il F.C. St.Pauli.
Probabilmente stanco di come il calcio viene vissuto e gestito in Italia – l’incombere di troppa destra e show business al suo interno – inizia a desiderare un esempio di una dimensione più sociale e vera. La sua conoscenza non può limitarsi alla letture di articoli scovati sul web, deve toccare con mano e vedere con i suoi occhi la realtà del St.Pauli.
È il 2012 quando trascorre 5 giorni ad Amburgo visitando ogni anfratto di quel quartiere popolare così affascinante. In quel periodo sta lavorando alla tesi di laurea in Pedagogia e il tema scelto è appunto “calcio e resistenza”. Dopo tanto riflettere e documentarsi, la scelta di scrivere un libro in grado di raccontare gli ultimi 25 anni della cultura Sanktpauliana è inevitabile; il mondo delle tifoserie e la storia dei suoi club merita attenzione. Da tutto questo nasce “Ribelli, sociali e romantici”, Nicolò spiega così queste tre qualità: “Ribelle, grazie alla particolare composizione sociale e politica dei collettivi di fans che a metà degli anni Ottanta hanno iniziato a popolare le gradinate dello stadio Millerntor; sociale, come l’anima del club e della comunità del quartiere solidale e attiva; romantica, legata a una visione popolare del calcio, per la gente. Sociali e romantici richiama in realtà un epiteto, Sozialen e Romantiker, che l’ex istrionico presidente del club Corny Littmann aveva affibbiato ai tifosi del F.C. St Pauli.”
[quote]Ribelle, grazie alla particolare composizione sociale e politica dei collettivi di fans che a metà degli anni Ottanta hanno iniziato a popolare le gradinate dello stadio Millerntor; sociale, come l’anima del club e della comunità del quartiere solidale e attiva; romantica, legata a una visione popolare del calcio, per la gente.[/quote]
Il viaggio intrapreso dall’autore è evidente nel suo lavoro e scorrendo i vari capitoli è possibile avere un quadro storico e sociale della città di Amburgo e del suo quartiere Sankt Pauli. La caratteristica più saliente di Amburgo si ritrova nella frase “Freje und Hansestadt Hamburg” (“Amburgo città libera e anseatica”) che ha conferito alla città il simbolo di libertà ed estraneità da una Germania tradizionale. La storia di questa città portuale, negli ultimi due secoli, è una storia di sopravvivenza, che – nonostante il disastroso incendio del 1842, la popolazione decimata e i bombardamenti subiti durante le due guerre mondiali – è riuscita a risollevarsi sempre e a diventare quella che adesso: un punto di riferimento per la cultura e sviluppo economico tedesco. Trovano terreno fertile l’editoria (con testate importanti come “Der Spiegel” e le riviste di stampo riformista come il “Die Zeit” e “Stern”), l’industria aerospaziale e informatica.
A controbilanciare la prosperità di Amburgo è il quartiere Sankt Pauli che si colloca tra quelli più poveri, dove ancora esiste un divario tra classi sociali in termini di benessere e lavoro. La disoccupazione è ancora un dato importante e mantiene l’atmosfera di quartiere proletario, nonostante dagli anni ottanta a oggi si è verificata una crescita in termini di modernità a causa del diffusione della Gentrification. Sankt Pauli, fin dai suoi primordi, è un quartiere isolato dal resto della città, complice anche la presenza della porta Millerntor con i suoi onerosi pedaggi, che anziché aprire il quartiere verso il libero passaggio di gente e ricchezze, lo rende un ricettacolo di emarginati, di soggetti indesiderabili e luogo di depravazione e criminalità; qui vivono i cosiddetti outsiders.
Millerntor è anche il nome dello stadio della città e da una citazione che troviamo nel libro si apprende come la parola tedesca “Tor” significhi “porta” o “portale” ma anche “gol”, infatti i tifosi intonano il coro “Tor! Tor! Millerntor!” durante le partite. Quando la porta Millerntor si apre, lasciando il libero accesso al resto della città, il quartiere si rende protagonista di un’espansione che riguarda sia la prosperità demografica sia quella economica. Sankt Pauli diviene centro di cultura con i suoi teatri, sale da ballo, bar.
Ma è sicuramente il distretto a luci rosse del Kiez che si sviluppa sulla Reeperbahn a dare notorietà e contraddistinguere il quartiere rispetto agli altri, oltre a essere teatro di sensazioni discordanti tra la morale borghese e la passione proletaria di operai e marinai che affollano le strade in cerca di alcool e sesso.
Negli anni il divario tra queste due classi sociali si fa più evidente e le lotte che le posizionano in fronti opposti diventano scenari di resistenza dove si afferma un’ideologia antifascista e anticapitalista. Qui il pub – unici luoghi in cui le classi inferiori possono dar voce ai loro problemi comuni – è un luogo di culto per gli “asozialen” (asociali) in cui ritrovano quella libertà politica tipica del proletariato.
Ed è proprio nei pub che si manifesta la sfida al totalitarismo nazista inizialmente con la musica Swing e Jazz praticata dai Swing Boys; un fenomeno non limitato ai giovani borghesi ma a tutti gli strati sociali. Successivamente il rock’n’roll e la musica beat negli anni ’60 invadono i pub, tra i quali alcuni leggendari locali come l’Indra che ospitano, tra i tanti, anche i Beatles.
È la musica e la controcultura punk a favorire la nascita del movimento antagonista e delle lotte contro le repressioni. Intorno alle sponde del porto si sviluppano delle vere e proprie comunità di vita alternativa, la più conosciuta è quella della Hafenstraße con le sue case occupate, le cucine popolari, i concerti punk hardcore, i laboratori di teatro sperimentale e le innumerevoli iniziative anti-militariste e anti-atomiche. Con gli anni Ottanta si registra un forte cambiamento nel quartiere, una riqualificazione degli immobili e il conseguente allontanamento di figure come i marinai e gli operai. Nonostante la modernizzazione del quartiere, è ancora vivo quello spirito antagonista e solidale che si manifesta soprattutto attraverso le tifoserie sportive.
Ed è proprio qui e in nessun altro luogo che nasce il fenomeno Kult legato alla squadra di calcio del Sankt Pauli, il baluardo della ideologia di sinistra, della scena squat, degli antagonisti e di chi vive questo sport con un fermento non inquinato da logiche di mercato. La squadra non è sicuramente rinomata per le sue prodezze sportive – a parte qualche stagione fortunata che la promuove alla Bundesliga, non ha mai ottenuto grandi vittorie – ma grazie al tifo e alle tante iniziative dei suoi supporters può vantare la notorietà in tutto il mondo. I colori bianco e marrone della maglia, il teschio pirata del Jolly Roger, le bandiere antifasciste e i cori allo stadio sono segni identificativi e unici del FC St.Pauli.
Citando il libro: “Le partite del FC Sankt Pauli dai primi anni Ottanta in avanti avrebbero infatti rappresentato un evento festoso in cui trovarsi, creare aggregazione e condividere esperienze sociali e culturali così come avveniva nella Hafenstraße o nei locali in cui suonavano le band di musica punk rock.”
Ancora oggi andare allo stadio, per la gente del quartiere e non solo, è un momento di festa, un evento che raccoglie gente di tutte le età, donne e uomini allo stesso modo, e tutti uniti dallo stesso spirito di solidarietà e aggregazione. Nel libro di Nicolò un intero capitolo è dedicato alla storia della squadra contestualmente alla nascita e alla diffusione dello sport, in generale, in Germania. Andando avanti nella lettura ci si addentra maggiormente nella vita dei tanti club sorti a sostegno della squadra, nelle iniziative sociali svolte anche fuori dai confini tedeschi (tra le ultime il progetto Lampedusa in Hamburg), nell’atmosfera che si respira in quei luoghi.
È un viaggio che cattura il lettore, parola dopo parola; che, appassionato di calcio o meno, non può che rimanere affascinato da questa realtà calcistica e sociale. La passione per uno sport nasce sempre da ragazzini, così com’è stato per l’autore, e una citazione contenuta nel libro spiega bene questo concetto: “Come spiegherebbe a un bambino cos’è la felicità? Non gliela spiegherei, gli darei un pallone per farlo giocare”.