Planningtorock: il genere è solo una bugia

Planningtorock firma il suo album più polifonico, de-costruttivo e coraggioso.  Il 2014 dei fricchettoni digitali ha trovato il suo Antipapa.

di Matteo Monaco  –  Se c’è un un aspetto di Shaking The Abitual sul quale continuare ad arrovellarsi, è la duplice avvertenza che il duo danese ci ha spedito in buca dodici mesi fa: stai attento a dove metti i piedi, perchè a volte l’acustica di una sala prove sembra la stessa di quella della foresta scandinava (o è forse il contrario?), e ridimensiona la tua ricerca di ordine e struttura, perchè qui non le troverai – o, scommettiamo, riconoscerle ti costerà una bella fatica. Secondo un metodo ugualmente analitico, è la stessa scuola in cui si è formato Planningtorock.

L’inglese Jam Rostron, trapiantata sul tessuto connettivo della capitale techno-tedesca, ha tutte le carte in regola per dimostrare il carattere di quella che è ormai una lunga amicizia con il tandem di Stoccolma: eclettico compositore post-romantico, oltre che raro esempio di producer impegnato – per la causa gay, e in concreto per il richiamo al rispetto di genere – Planningtorock rincara dall’esterno la dose di Shaking The Abitual con il suo album più polifonico e de-costruttivo. Partendo da un dato di fatto, così attuale nei giorni olimpici di Sochi: se All Love’s Legal e se “il genere è solo una bugia”, esiste un’alternativa alla Luxuria’s way.

NazTanselPlanningtorock-english

Passi il dito sulla superficie, cercando la polvere dell’appello emotional, ma trovi che il luccichio classicista di Patriarchy Over & Out parla la lingua spiccia dell’ispirazione e quella, sempre più presente, della nevrosi digitale. Non stupisce che servisse proprio un pezzo così – come conferma lo stesso Rostron – per convincere Planningtorock a partorire una nuova fatica, seguendo la via sempre più consolidata della distorsione vocale e di un avanguardismo a tratti post-funky, a tratti compresso anaerobicamente tra le spire di un drumming robotico. Ma suona in una stanza o in una foresta? Il riverbero a ritmi da centometrista di Public Love sta al campo di battaglia, come Human Drama sta alle gemme alt-pop degli Hot Chip e alle ultime rappresentazioni intimiste di John Grant.

Da questo contrasto degli elementi di partenza, il composto di All Love’s Legal risponde sbuffando un vapore bianco, eppure così diverso dalle fumate monarchiche di piazza San Pietro. Più simile al raffreddamento di una spada appena forgiata, dentro alla camera addobbata di conifere e popolata di alci in cui risuonano i flauti e i corni delle foreste scandinave: siamo molto più a nord di Avignone, ma il 2014 dei fricchettoni digitali ha già trovato il suo Antipapa.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *