Si è spenta ieri una delle più autorevoli firme della critica cinematografica italiana.
di Isabella Parodi – Morando Morandini era uno di quei critici vecchia scuola, che oggi si devono cercare col lanternino. A vent’anni già scriveva di cinema, televisione e teatro e poco dopo approdava a importanti riviste (senza internet, blog o facebook), come La Notte, Stasera e Il Giorno, sperimentando pian pianino quello stile inconfondibile per noi appassionati di cinema, conservato sui nostri scaffali sotto forma di Dizionario dei film e delle serie televisive (ilMorandini, appunto).
Critiche brevi, taglienti, talvolta cattivissime, in effetti per lo più oneste, spesso lapidarie (tanti i film da no comment assoluto). Morandini affinò l’ormai imprescindibile metodo del giudizio da 1 a 5 stelle (più recentemente affiancato dai pallini del successo di pubblico): con 1/1.5 gli facevi veramente schifo (La Passione di Mel Gibson è tra questi, con tanto di critica gustosissima con cui il vecchio Morando espresse tutto il suo sdegnoso odio); a 2/2.5 stelline diciamo che meritavi di esistere (commediole, sciapi thriller anni ’90, horrorucoli, molti cartoni animati e Basic Instinct fanno parte di questa categoria); 3 stelle era la sufficienza, un’enorme famiglia di film già (diciamocelo) di ottima qualità ma che per qualche misteriosa e morandiniana ragione di più non si meritavano; dalle 4 stelle arrivano i filmoni e alle 5 i capolavori assoluti (tutto Kubrick, Altman, Bergman, e poi Apocaypse Now, La grande abbuffata, C’era una volta in America, naturalmente i pilastri italiani, e le inevitabili memorabilia di Wilder, Chaplin, Welles, Méliès, Keaton, Murnau…).
Per chiunque oggi aspiri a scrivere di cinema, Morandini deve rappresentare un caposaldo che non si può ignorare. Un critico che ha osato, fondando cineclub, festival, riviste, ma soprattutto, mettendo piede fisicamente sul set, spezzando l’abissale distanza tra l’artista che si mette in gioco, e il critico opportunamente seduto al sicuro sulla sua poltrona. Perché (cit. di Elia Kazan) il critico cinematografico è come “l’eunuco nell’harem che passa il suo tempo a contemplare quel che gli è precluso e proibito”, una frase che Morandini amava e che attribuiva al proprio mestiere con deliziosa autoironia.
Oggi il cinema perde un grande uomo. 5 stelle a Morandini.