E fu sera e fu mattina con Emanuele Caruso

Emanuele Caruso, il filmmaker di Alba, firma la sua prima fatica E fu sera e fu mattina, un’intenso dramma apocalittico calato nel pittoresco e verdissimo territorio delle Langhe piemontesi, tra dialetto, vino rosso e bottegucce.

di Isabella Parodi – Proprio qui vicino alla Torino del primo OUTsiders, questo gennaio 2014 ha visto sorgere un nuovo talento piemontese alle prese con l’ardua scalata al cinema italiano.
La logline del film del regista piemontese parla chiaro: che cosa faresti se sapessi quanti giorni ti separano dalla fine? Caruso non ci risponde, o meglio, lo fa con nuove impossibili domande, aprendo la strada ad un countdown cui finiamo per partecipare anche noi, interrogandoci sui mille perché della vita. Per Caruso (e noi tiriamo un sospiro di sollievo..) non serve Manhattan o Nicholas Cage per parlare della fine del mondo. Se il Sole esplode, esplode anche per il parroco di San Benedetto Belbo o il barista di Bra sessantenne che parla solo piemunteis. E’ questo il punto di vista di E fu sera e fu mattina: gente semplice che parla di vita, in uno scenario spettacolare, completamente in alta definizione e cullato da una colonna sonora che niente ha da invidiare ai colossi d’alto budget.
Noi di OUTsiders che eravamo presenti alla primissima del film al CINE4 di Alba, abbiamo deciso di indagare di più su questo gioiellino delle nostre parti, un progetto reso possibile da crowdfunding, voglia di emergere e tanta tanta pazienza. La testimonianza vivente di come dal piccolo possa nascere qualcosa di grande. La parola a Emanuele Caruso.

Ora che hai messo la parola fine, come procede la distribuzione?
Ovviamente, siamo partiti da Alba! Non mi aspettavo assolutamente tutta questa accoglienza dalla mia città. Mi dicevo che se avessi venduto 1000 biglietti (e 1000 sono tanti) sarebbe stato un successo. Quindi sono stato altamente sorpreso dalla risposta di Alba, ma anche dai 500 di Macerata. Detto questo, giocare in casa è più facile, si sa. Presto andremo anche a Torino, Bologna, Milano e Mantova. Nell’arco di un anno e mezzo raggiungeremo un po’ tutta Italia. Sarà davvero un bel banco di prova.

Dev’essere stata una bella emozione esordire nella tua città, magari nello stesso cinema che hai frequentato per anni…
Assolutamente sì, è stato incredibile. E’ la terra dove sono cresciuto e che ho imparato a conoscere e amare. Penso che sia uno dei posti più belli che ho visto nella mia vita e mi piaceva l’idea di raccontarli in un film. La Morra in particolare mi aveva colpito perché offriva la vista sulle Langhe migliore di qualsiasi altro paese.

Come hai reso pubblico a chiare lettere, il film non ha ricevuto il sostegno di grosse case di produzione e distribuzione, né privati o regione Piemonte. Come avete fatto?
E’ stata la volontà che mi ha permesso di arrivare a fare un primo film, con pochissimo budget e fra tante difficoltà. Nessuno ha mai creduto in questo progetto. Fra Langhe e Roero, territori economicamente molto ricchi, non abbiamo trovato una cantina o un ente di promozione del territorio disposto a investire 50 Euro. Per questo è stato più facile trovare 300 persone normali che investissero una goccia, rispetto a una persona sola che investisse un mare. Conoscendo bene queste dinamiche all’interno del mio territorio, il crowdfunding è stata una buona intuizione.

Come ti sei trovato con cast e crew di semi-professionisti?
È sempre difficile lavorare con persone che non conosci, soprattutto quando queste partecipano a un progetto per passione e non per tornaconto economico. Ci sono stati attriti, spesso legati alle condizioni al limite che vivevamo e spesso li ho visti anche perplessi per le mie scelte. Credo che a un certo punto fossi rimasto solo io ad avere in mente cosa facevo. Ma qui sta la vera forza del gruppo: anche se la mia troupe non aveva più il punto della situazione in mano, si è fidata di me ed è arrivata fino in fondo, seguendomi in tutto e per tutto.

Parlando di colonna sonora: è opera solo di Remo Baldi o di voi due insieme?
La musica è assolutamente di Remo, ma il vero compito di chi fa la colonna sonora è interpretare lo spirito e le indicazioni che gli vengono date. Ho richiesto sempre a Remo particolari strumenti, piuttosto che voci bianche o altro. E tanti pezzi glieli ho fatti rifare più e più volte. E’ stato bravissimo a comporre una musica che seguisse le mie indicazioni, mettendo dalla sua COMPETENZA e QUALITA’ in quanto io, alla fine, di musica non capisco nulla.

Quanto è importante per te la musica in un film?
La musica è importantissima, direi fondamentale. E’ diretta responsabile dell’atmosfera del film e in alcuni casi può significare la riuscita o il fallimento dello stesso. Nel mio caso, la colonna sonora originale è stata una scelta obbligata ma vincente, perché Remo ha davvero fatto un bel lavoro.

Ora che hai reso omaggio a Alba e dintorni dove ti spingerai per i prossimi progetti?
Come ho detto, sono state le Langhe la mia prima fonte di ispirazione. Perciò ora come ora non so dove mi spingerò o se e quando azzarderò un nuovo progetto. In Italia per avere un minimo di credibilità è necessario un prodotto valido in mano che parli di cosa sei riuscito a fare, altrimenti è quasi impossibile riuscire in questo lavoro, per cineasti ancora sconosciuti come me. Ma oggi posso dire che, se dovessi fare un nuovo film, sicuramente ripartirei da quel gruppo con cui ho lavoro molto bene. Veri professionisti che si sono messi in gioco.

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