di Eugenio Goria – Un bluesman bianco del profondo sud. Un sound potente e immediato costruito soltanto con una chitarra resofonica. Un album straordinario di cui pochi in Europa avevano sentito parlare. Sembra una storia da film, e non a caso: di recente infatti Quentin Tarantino ha annunciato la scaletta dei brani che formano la colonna sonora del suo western Django, Unchained e tra diversi nomi conosciuti, personalità come Morricone e Pat Metheny, troviamo anche quello di Brother Dege. Un bluesman della Louisiana che si diverte a giocare sulle sonorità del Delta blues, proponendo un sound che più minimale non si può, fatto di chitarra e di uno scarno accompagnamento. Il suo album, Folk Songs Of The American Longhair, è un piccolo capolavoro che sicuramente sarà sfuggito a molti amanti del blues che vivono oltreoceano. Da qui, Tarantino ha estratto un brano dal titolo Too Old To Die Young, un brano dal sapore irresistibilmente roots, che sembra mescolare le ballate ipnotiche di Otis Taylor con l’attitudine rock del bianco Eric Sardinas. Ancora una volta il regista diPulp Fiction ha mostrato di avere ottime doti anche nel selezionare brani che calzino a pennello con i suoi film, che sono sempre stati arricchiti da grandi classici. In più, questa volta c’è l’entusiasmo di aver scoperto un outsider che sembra valere proprio tanto. Dall’oscurità a Hollywood è un gran bel salto e Brother Dege ha scelto di commentarlo rispondendo a qualche domanda.
Qual è stata la tua reazione quando hai saputo che un tuo brano avrebbe fatto parte della colonna sonora di Django Unchained?Uno shock! Voglio dire, come cavolo avrà fatto Quentin a trovarmi? Volo piuttosto al di sotto del radar – a volte intenzionalmente.
canzoni hanno del Delta blues, ma il mio non è uno show dal sapore retro. Mi sembra di tirare le marce su una macchina del tempo, mescolare passato, presente, futuro, qualunque cosa. Non ci sono regole.
È davvero stupefacente leggere che la musica non è l’unica delle tue attività, e che anzi, nel tempo hai fatto diversi lavori. Com’è successo?È semplicemente capitato per necessità, non era tanto un piano, ma è servito a mantenermi umile, credo. Negli ultimi vent’anni ho fatto di tutto, dal lavare i piatti a guidare un taxi a cambiare pneumatici in un negozio di automobili, fino poi alle officine, e un sacco di altra roba ancora. Ora lavoro in un centro per senzatetto. Non posso dire che è stato facile, ma che cazzo di altro posso fare?
Che cosa ci puoi anticipare del tuo prossimo album How To kill A Horse?Non ne ho idea, ormai è fatto, missato e già pronto nella scatola. Credo che mi limiterò a tirarlo fuori e metterlo lì, come un messaggio in una bottiglia, sperando che qualcuno lo trovi.
Voglio ringraziare tutti gli artisti che hanno contribuito al film con brani originali. La maggior parte di questi contributi sono frutto della loro ispirazione, e il modo in cui incarnano l’anima del film è inestimabile.
(Quentin Tarantino)