Intervista ai project manager di Piedicavallo Festival: laboratorio di musica e comunità in Valle Cervo

Un borgo di pietra alla fine della Valle Cervo nel biellese e un festival in cerca di nuovi sentieri da percorrere. Da tre anni Marta Morino ed Edoardo Fumagalli hanno raccolto l’eredità di un progetto trentennale con la stessa incoscienza di chi non sa se sta costruendo un festival o una rivoluzione. Con il collettivo “Sotterranea” hanno trasformato Piedicavallo in un organismo vivo, al crocevia tra musica classica e dancefloor d’avanguardia, performance site-specific e laboratori. In attesa del prossimi appuntamenti in programma dal 22 al 24 agosto (al fondo dell’articolo trovate la line up completa), li abbiamo incontrati per esplorare insieme visioni e prospettive di Piedicavallo come laboratorio di musica, arte e comunità, sospeso tra memoria e futuro. Articolo a cura di Lorenzo Giannetti. 

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Lorenzo Giannetti: Partiamo da principio, ovvero dalla genesi di Piedicavallo: il festival non nasce con voi, ma da una esperienza trentennale pregressa. Come ci siete entrati in contatto? Conoscevate e frequentavate già il festival?

Marta Morino e Edoardo Fumagalli: Quest’anno Piedicavallo Festival compie 35 anni, ed è un anniversario che ci riesce quasi strano festeggiare: ha più anni di noi sulle spalle. L’eredità effettiva è avvenuta nel 2021, ma già da anni (ad oggi 15) Marta lo frequentava, e Edoardo è nell’organizzazione da 8, inizialmente coinvolte lateralmente, in logistica o lavori di supporto. L’immagine che in noi si è creata del festival nasce dunque in quel periodo di vita in cui ogni esperienza contribuisce a dare forma al mondo, consolidandone le fondamenta che si inscrivono nel vissuto.
Se tutto nasce dal caso, questa volta si può dire che “era destino”. Al momento della presa in carico dell’intera organizzazione, le prime persone da cui siamo andati a chiedere supporto sono state le amicizie strette, le conoscenze storiche e le persone vicine a queste, facendo dilagare nel tempo, per così dire, un sussurro all’orecchio, una chiamata alla poesia. Negli anni abbiamo sviluppato competenze professionali che prima ci erano sconosciute – ci piace sempre ricordare che, non appena scoprimmo che per un progetto ci vuole un project manager, andammo maldestramente in cerca di questa figura, non rendendoci conto che, scoperta assai dura, eravamo proprio noi.

Un battesimo di fuoco. Come vi siete sentiti in questa nuova veste? 

Durante questi anni abbiamo scavato a fondo, abbiamo potuto esperire la bellezza di ciò che già c’era e doveva essere conservato, così come abbiamo tirato fuori scheletri nell’armadio, sviluppi ignoti delle organizzazioni precedenti alla nostra, che non risulteranno mai realmente chiari.
Lavorare in una realtà già cresciuta, poco conosciuta ma presente sul territorio, con un pubblico affezionato, con una memoria storica e un passato a noi per lo più sconosciuto, da indagare giorno dopo giorno, porta alla consapevolezza attuale che qualsiasi pensiero, azione, volontà, è sempre oltre a noi, e noi ne siamo solamente il mezzo per far sì che questa realtà possa continuare a esistere, crescendo assieme ad essa.
Nel 2023 abbiamo fondato un’associazione dal nome parlante: Sotterranea, come tutto il lavoro organizzativo che si cela dietro a un festival.
Formalizzare Sotterranea è stato un passo importante, una pietra posata con le persone che stavano al nostro fianco, e che da allora ha realmente messo in atto un processo di crescita che ha portato il festival ad essere quello che è oggi: una fucina di pensieri, di intuizioni e relazioni che si sviluppano grazie a un lavoro coordinato difficilissimo, pieno di scogli e impedimenti, ma forte di una coesione ferma nel tentativo di visualizzare collettivamente un lume, un senso e un significato in ciò che si sta facendo.

«Tutto partì dall’intuizione di rendere il territorio biellese un bacino artistico, di produzione e ricerca curatoriale di alto livello»

Siete entrambi legati al territorio del biellese? E da che tipo di background provenite?

Entrambe siamo nate a Biella, entrambe abbiamo studiato al Liceo Artistico.
Quando ci siamo conosciute non avevamo idea che saremmo diventati strette collaboratrici, e che avremmo vissuto momenti che ci avrebbero legate per la vita – anni in cui affrontando problemi e opportunità molto più grandi di noi, avremmo stretto un rapporto di amicizia e professionale profondissimo. I nostri studi si legano all’ambito della fotografia e del cinema per Marta; del teatro e della danza per Edoardo. L’intero percorso del festival si è sviluppato in concomitanza con gli studi universitari: sempre lavorando e pensando in concomitanza da due città diverse, tra le tavole CAD e i modellini di scenografia teatrale in Accademia Albertina a Torino e le stampe all’argento in bianco-nero della Bauer a Milano. Biella è il luogo delle radici, e la scoperta dei luoghi d’affezione un motore che ci muove da sempre. Rispondere a questa domanda è difficile, perchè di fatto siamo in continua formazione, e la fluidità degli eventi ci porta a considerare il presente come costruzione stessa di questo background.
Quando il gruppo di Sotterranea si stava allargando, ha sempre richiamato persone da differenti percorsi di studio e lavorativi, anche in termini d’interesse e passione; le competenze e le ricerche individuali sono molto variegate, e dalla collettività, in costante condivisione dei saperi, è nata una capacità di autonomia nella formazione, in continua ricerca di spunti e di miglioramenti.

Avete portato avanti a modo vostro l’impostazione “classica” del primo Piedicavallo e avete immaginato una sezione sperimentale del festival: come vi siete approcciati a questo lavoro?

Il primo approccio è stato fondamentalmente intuitivo. Non avendo conoscenze riguardo il funzionamento dell’organizzazione di un festival, abbiamo inizialmente raccolto tutte le informazioni a nostra disposizione (pochissime) relative alla gestione precedente, rielaborando a nostro modo e in base alla nostra comprensione tutto ciò che ci pareva necessario cambiare e sistemare.
I primi due anni sono stati un’impresa, la cui difficoltà non stava solamente nella realizzazione della rassegna musicale, ma nella progettazione e ristrutturazione di Piedicavallo Festival, che negli ultimi anni era stato lasciato a se stesso, e che a quel tempo stava esaurendo la sua forza vitale.
Mantenere la musica classica non è solamente una missione di conservazione della tradizione, ma un atto fondamentale per la salvaguardia del cuore pulsante del festival. I metodi e le professionalità coinvolte sono molto diversi da LÜRIA, e la sua anima tutta particolare, intima e raccolta, rende SARV un intervento comunitario e artistico unico nel suo genere.
Al lavoro interno si lega anche il costante contatto con il territorio e con chi frequenta ed è affezionato a questa sezione; una progettualità che tiene in considerazione i ritmi e le necessità della comunità ospitante e del territorio intero della Valle Cervo.
LÜRIA nacque dalla volontà di portare una brezza, ma anche da una certa – fortunata – incoscienza giovanile: tensione verso la realizzazione di un’opera grande, importante. Il primo anno di sperimentazione tutto partì dall’intuizione, che mai ci ha abbandonato, di rendere il territorio biellese un bacino artistico, di produzione e ricerca curatoriale di alto livello: chiamavamo questa intuizione avamposto culturale.
Tutto ciò è stato possibile, e lo è tuttora, solo grazie a Sotterranea, alle collaboratrici esterne, maestranze del mondo della produzione di eventi che portano capacità e professionalità di altissima portata, e alla pratica sul campo, che nel tempo ha portato in seno al nostro percorso lavorativo e di studio, lo sviluppo sempre più presente e formativo del mestiere. Ci piace pensare che la forma di questo rapporto con la materia culturale sia indice di un impegno, in sé impegno politico e pratica curatoriale, di far del lavoro nello spettacolo, artigianato dell’arte.

«La sua anima tutta particolare, intima e raccolta, rende SARV un intervento comunitario e artistico unico nel suo genere»

Quando uscirà questa intervista sarà da poco conclusa la sezione “Sarv” del festival: facciamo un bilancio insieme? Come è andata e quali sono gli aspetti che vi hanno colpito di più di questa prime settimane di festival? 
SARV è imprevedibile, poetica, spiazzante.
L’eleganza con cui si manifesta, la delicatezza con cui s’imprime nella memoria, sono espressione luminosa della sua unicità.
SARV è il luogo fertile dello sviluppo creativo del team, momento di riflessione e contemplazione, dove ciò che accade ha un motivo ben preciso, e quel che si racconta rimane saldo nel tempo, come un archivio dei ricordi di Piedicavallo Festival.
L’eredità del Festival ci ha permesso fin dall’inizio di lavorare a stretto contatto con Alessandro Commellato, direttore artistico di SARV ormai dal 2009.
Negli anni si è sviluppato un discorso sempre più strutturato e sperimentale sulla proposta di musica classica, fino a portarla in luoghi diffusi sul territorio, e attivare collaborazioni e partnership stabili che rendono SARV una meta riconosciuta da parte di artisti e pubblico per la sua qualità.
Quest’anno la programmazione è stata diluita in due settimane per permettere al pubblico affezionato di vivere con calma e serenità l’intera rassegna, gli anni scorsi colma di eventi affastellati. Un primo aspetto è questo: l’ascolto attivo delle necessità del pubblico e il dialogo aperto di fronte alla programmazione di un festival.
SARV è un tempo sospeso, la sua atmosfera intima e rarefatta permette dopo i concerti di bere un bicchiere di vino e fare due chiacchiere con il pubblico. Seppure nel pieno della programmazione, in questa sezione si possono approfondire le relazioni con il paese, dei partecipanti e delle abitanti. In questo senso la sua fertilità si manifesta anche tra le pieghe della vita quotidiana, difficili da descrivere: perlustrazioni notturne alla scoperta di angoli remoti del paese; colazioni con gli abitanti in attesa che il pane per lo staff arrivi; gite in montagna per raggiungere concerti ad alta quota; visite a sorpresa ad affezionati storici che ci fanno ascoltare musica nei loro salotti di casa; eventi effimeri, concertini, cabaret, mascherate, che affiorano senza preavviso e che portano a manifestazione forme d’arte spontanee sempre nuove. Tutto ciò si sviluppa nelle zone sotterranee di SARV, ne partecipa come fenomeno carsico: ogni azione nel sottosuolo del festival, influisce sulla parte “razionale”, sulla programmazione stessa, e ne modifica l’espressione.

Alimentate un circolo virtuoso…

Sì, ciò che colpisce forse maggiormente, è riconoscere che SARV è un vaso di intuizioni, di manifestazioni artistiche di altissimo livello e di incontri fertili. Nascono collaborazioni, dialoghi tra artisti e organizzatrici che escono dagli schemi: dalla luminosa lettura di Dante recitata in Tempio Valdese accompagnata dalle musiche di Liszt, al grandioso concerto d’organo nella chiesa di San Michele e all’ipnotico Gregoriano nella chiesa di San Grato in centro al paese; dal concerto di repertorio sei-settecentesco su clavicembalo costruito a mano, fino al concerto una chitarra nello spazio, suoni iberici sul panorama della chiesetta al rifugio Madonna della Neve; e tanti altri episodi memorabili. In questo ambiente così raro, vi è una forza poetica tale che trova opportunità di scaturire in ogni incavo del festival, per essere accompagnata da visioni e parole che trovano uno spazio protetto, in cui possono conservare la loro carica rivoluzionaria, così potente da preservarsi in azioni e attività artistiche e continui scambi di idee durante l’intero anno che verrà.

«Come possono, oggi, le forme artistiche e musicali essere strumenti di resistenza, solidarietà e lotta politica?»

Ci raccontate un po’ lo staff – a quanto so molto giovane – del festival? E come si inserisce in questa equazione la figura di Alessandro Gambo in veste di direttore artistico della sezione sperimentale del festival? Oltre ad un passaggio di consegne con chi ha portato avanti il festival negli ultimi decenni, sembra essere molto importante una sorta di scambio/dialogo trans-generazionale tra le maglie del festival…

Lo staff che lavora alla realizzazione del Festival è molto giovane e molto vario. Dal 2021 ha iniziato a crearsi una collettività che adesso è strutturata dentro la cornice di Sotterranea.
Una delle caratteristiche più preziose e fertili di Sotterranea è la diversità dei percorsi e delle competenze: così si mantiene uno sguardo aperto nel concepire il festival come un organismo vivo, in costante evoluzione. Consideriamo Sotterranea non solo un’associazione, ma un collettivo, uno spazio di autoformazione e condivisione di saperi.
In questo senso, Alessandro Gambo è la figura professionale con cui dal 2022 abbiamo instaurato un rapporto di scambio di visioni, intuizioni artistiche, e conoscenze professionali e tecniche. Con lui abbiamo un dialogo costante e continuativo: durante l’anno la sua direzione artistica e la nostra ricerca curatoriale si sviluppano a stretto contatto. La sua presenza si è rivelata una guida preziosa per la professionalità del team e per lo sviluppo di quello che oggi è LÜRIA.
Lo scambio trans-generazionale rappresenta un elemento fondante del nostro lavoro: avviene non solo nella sezione sperimentale, ma soprattutto in SARV. Il dialogo tra generazioni mette in campo energie e visioni differenti, che talvolta richiedono mediazione. Tuttavia è proprio in questo incontro che si sviluppano sinergie e punti di contatto fertili, sia sul piano formativo che su quello creativo.
In quanto giovani lavoratrici e lavoratori della cultura, sono numerose le volte in cui ci troviamo di fronte a dinamiche e modelli di produzione culturale che notiamo non funzionare nella contemporaneità. Portare uno sguardo critico significa mettere in dubbio – talvolta smantellare – paradigmi non più sostenibili, immaginando alternative assieme a persone con maggiore esperienza: l’incontro di molteplici visioni, a tratti un po’ naif, è una combinazione fortunata che riesce a dare vita a nuovi formati culturali, ripensando modelli non più validi.
Così è stato e continua a essere con Gambo, che ha creduto in un progetto nato dall’iniziativa di due giovani al tempo inconsapevoli, dando fiducia e realizzando un rapporto alla pari.

La sua energia, la presa bene e l’apertura curiosa da grande ricercatore sono termini inesauribili nella programmazione musicale che ogni anno propone; da sempre ha dimostrato una capacità di analisi e comprensione dei contesti, una lettura sensibile e un ascolto preciso.
La sua direzione artistica riesce a scavare in una profondità che tocca la piena potenzialità di espressioni inedite: ogni esperienza musicale è pungente, uno sguardo sul mondo che trova piccoli tesori. Tutto ciò è prezioso, uno stimolo alla ricerca che si è radicato nella nostra crescita, artistica e professionale.

A fine agosto inizierà la sezione sperimentale “Lüria”, fino ad ora sempre in grado di mescolare avanguardia e dancefloor: rispetto agli altri anni come sarà strutturata? Una delle peculiarità del festival è quella di proporre attività artistica di vario tipo, al di là della musica in senso stretto, cosa potete dirci al riguardo in vista di fine agosto?

Con la programmazione di LÜRIA abbiamo cercato di creare uno spazio sperimentale anche oltre l’orizzonte musicale, come dicevi. Ancora di più, dalla scorsa edizione la nostra ricerca si è concentrata sulla possibilità di abitare altri luoghi di Piedicavallo al di fuori delle venue principali, ma anche sulla potenzialità di mettere in dialogo diversi linguaggi artistici, in una prospettiva multidisciplinare.
Nel 2024 abbiamo organizzato una residenza artistica per la prima volta dedicata alla danza: abbiamo ospitato la danzatrice Reika Shirasaka, che ha poi presentato un solo site-specific. L’interesse per la danza e le arti performative è un elemento che rimane centrale anche quest’anno:
sabato 23 agosto il giovanissimo flautista Thomas Gascoyne accompagnerà su repertorio classico un solo del danzatore Alberto Pagani, portando una parte di SARV in LÜRIA. Il giorno dopo, la performer e danzatrice Noemi Piva presenterà il suo lavoro settembre non arriverà mai (UMIDA) – primo studio insieme al sound designer e compositore Lorenzo Minozzi.
Rimane, inoltre, la rassegna notturna di cortometraggi sperimentali curata da Giulio Molari ed Edoardo Montaccini, dal titolo Presque vu, che conclude nell’area Sponde le notti di venerdì e sabato.

Quali saranno invece le novità in programma?

Una novità che LÜRIA presenta quest’anno è un vero e proprio programma di laboratori ed attività esperienziali e partecipative che si intrecciano ai concerti e alle performance, e che permettono al pubblico di entrare attivamente in contatto con collettivi, artistx, ricercatrici e ricercatori.
Tra questi Focolare scalzo, un momento dedicato all’ascolto della relazione tra corpo, ritmo e ambiente, e alla trasmissione di pratiche di movimento a cura di Edoardo stesso. E ancora il laboratorio Tales of Slimy Alchemies curato da oddish facts – che si ripeterà due volte – incentrato sulla creazione di incensi con erbe raccolte localmente.
Questo nuovo lato della programmazione ci permette anche, per la prima volta, di sperimentare spazi dedicati alla conversazione e alla riflessione collettiva, attraverso strumenti artistici e politici.
Ospiteremo il collezionista, DJ e radio host Miki Semascus, che in collaborazione con la DJ e artista multidisciplinare Bucci sta portando avanti un progetto che ha precedentemente preso la forma di radio show e listening session con contenuti audiovisivi, incentrato sulla figura di Muslimgauze – musicista britannico che ha dedicato la sua intera e vastissima discografia alla causa palestinese e ai conflitti del mondo islamico. Per LÜRIA abbiamo provato ad addentrarci in questo progetto, mettendo in conversazione Semascus e Bucci con il collettivo editoriale 77 magazine e a Sotterranea. Insieme partiremo dalla storia di Muslimgauze, guardando alla sua produzione sonora come una risposta musicale a fatti politici, per poi volgere lo sguardo verso pratiche, artiste e artisti che in qualche modo si posizionano su questa genealogia. La domanda che guida questo momento è: come possono, oggi, le forme artistiche e musicali essere strumenti di resistenza, solidarietà e lotta politica?
Si colloca su un orizzonte di ricerca affine il laboratorio Bytes ardenti di Banda Mutanda in cui, attraverso dialoghi e momenti di scrittura condivisi, il collettivo invita le partecipanti a registrare tracce sonore che possano essere lanciate sul dancefloor, utilizzate in mezzo a dj set, come strumento sonoro per rispondere, attraverso la musica, a momenti di molestie di qualsiasi tipo. Un mezzo per artiste, artisti, organizzatrici di eventi, per denunciare momenti critici – da cui il dancefloor non è immune – attraverso la musica e il suono stesso. Le tracce verranno poi raccolte in un archivio online ad utilizzo libero.
Un’ultima sperimentazione che inauguriamo quest’anno è una passeggiata di tipo divulgativo, curata dalla vice-sindaca Claudia Vincenzi e la presidentessa della Pro Loco Veronica Rosazza Prin, dal titolo Tra storia e leggenda, le Antiche vie di Piedicavallo e Montesinaro che invita il pubblico a conoscere e scoprire figure reali e leggendarie della storia di Piedicavallo e Montesinaro.
Questa è la prima vera sperimentazione, il primo momento di co-creazione che avviene con la comunità di Piedicavallo e Sotterranea.

«Una novità che LÜRIA presenta quest’anno è un vero e proprio programma di laboratori ed attività esperienziali e partecipative che si intrecciano ai concerti e alle performance, e che permettono al pubblico di entrare attivamente in contatto con collettivi, artistx, ricercatrici e ricercatori»

E la valle? Come ha risposto il territorio e come stanno rispondendo i “locals”, nonché la “politica”, a questa rinnovata avventura chiamata Piedicavallo Festival all’insegna dello slogan “La musica abita il territorio”. 

I rapporti con il territorio sono sempre stati molto delicati, tra fiducia e supporto, ma anche criticità legate alla peculiarità della valle Cervo, un luogo la cui storia risuona in ogni scelta curatoriale, colmo di necessità legate alla geografia, ai rapporti sociali e a pratiche di convivenza che pian piano si sviluppano frequentandola.
Sotterranea è conosciuta come un gruppo di giovani che porta attività, eventi importanti e di qualità, che danno un segno incisivo sulla visibilità della vita valligiana. Nel 2021 elaborammo il festival sulla base di una linea narrativa che partiva dalle radici e dai lombricai. Il tema si sviluppava sul mondo del sottosuolo: in silenzio ci muoviamo, lavoriamo senza seguire un obiettivo – la meta è portare fertilità attraverso forme d’arte sperimentali, nella scelta lunga di restaurare SARV, così come nell’evocazione di LÜRIA.

Seppure l’intero team non abita Piedicavallo, è come se lo abitasse nei pensieri; questo luogo è entrato nelle menti e nei corpi, e fa sì che i pensieri girino spesso attorno a questa geografia, vissuta qualche volta all’anno, tra cui il mese del festival, ma molte volte lontana e astratta.
Con le persone del luogo che incontriamo quando saliamo in valle, si è coltivata una sintonia e un rispetto che travalicano la lontananza, amicizie profonde e variegate. Il mese di agosto è un appuntamento fisso, in cui nel tempo del festival ci si racconta e si condividono intuizioni, progetti ed emozioni.

Nel paese incontriamo persone, parliamo ogni giorno di come sta andando il festival, delle passeggiate da fare, di come si sta a Piedicavallo durante l’anno; la musica si arricchisce dell’esperienza di vivere un luogo a fondo per un mese.
Dopo anni di frequentazione ed evoluzione il territorio Piedicavallo Festival si sta inserendo nel tessuto culturale della Valle Cervo, e ciò porta l’intera organizzazione ad avere una grande responsabilità su tutti i fronti: l’impegno stesso nella realizzazione di questo festival è, in effetti, politico.

Il festival intreccia molte collaborazioni interessanti: da GAL Montagne Biellesi a Fondazione Piemonte dal Vivo fino a Oasi Zegna. Raccontateci un po’ come si sta sviluppando questa sinergia in un territorio come il biellese: certamente ricco e interessante ma forse anche un po’ “in ombra” rispetto ad altre zone… 

Le collaborazioni con il territorio sono uno dei cuori pulsanti dell’organizzazione. Di anno in anno queste hanno accompagnato Piedicavallo Festival verso una posizione di rilievo, evento di nicchia e atteso.
Nel tempo le collaborazioni sono cambiate, ma anche cresciute e approfondite. Il coinvolgimento dei partner, oltre a creare rete sul territorio, apre a scambi che accrescono la qualità degli eventi, facendolo conoscere e vivere.
Collaborare significa anche scoprire il territorio e chi ci lavora, indagarne il funzionamento: capire come da esso si possa imparare e in esso operare.

Ogni partnership è coltivata con attenzione, e mantiene un aspetto coerente con le intenzioni e le visioni condivise, facendosi promotori di ciò che accade nelle realtà locali, punto di osservazione dei panorami, delle gite in montagna e dei prodotti artigianali.

Collaboriamo con molte location, abbiamo avuto la concessione all’utilizzo dell’organo della chiesa di San Michele di Piedicavallo e la disposizione del parroco ad ospitare un concerto alla chiesa di San Grato a Montesinaro; siamo stati ospitati dalla Locanda del Santuario di San Giovanni di Andorno, da cui andiamo ogni anno e con cui siamo in collaborazione per l’ospitalità degli artisti di LÜRIA. Quest’anno abbiamo trovato supporto da Oasi Zegna, con cui si è aperto un dialogo che ha trovato sviluppo nella realizzazione di un intervento musicale al rifugio Monte Marca, supportando la produzione di SARV; alla Locanda del Santuario, con cui è attivo un mutuo scambio tra arte e ospitalità, dove dormono diverse artiste di LÜRIA; il Castello di Verrone in cui è avvenuto un concerto di fiati; citiamo l’evento di GAL Montagne biellesi, partner che da anni ci supporta, la cui missione condivisa è portare concerti nelle aziende locali unendo arte e impresa, quest’anno con un concerto a Birrificio Un Terzo, a Pralungo.
Con Piemonte dal Vivo collaboriamo attraverso il bando cortocircuito per gli eventi in Tempio, inserendo inoltre tre di questi concerti all’interno del programma di Torino Jazz Festival Piemonte.

Oltre a queste partnership, ci sono da considerare tutte le realtà di Piedicavallo che rendono l’intero festival possibile:
Il Comune di Piedicavallo, che trova una co-progettazione viva, ci da ogni anno a disposizione gli spazi (Teatro, Sponde, appartamenti) e da sempre ci supporta nella decisione di portare avanti il progetto.
La sede del gruppo degli Alpini è nostro campo base, la Società Operaia ci dà a disposizione i suoi spazi e al Tempio Valdese portiamo molti dei concerti.
Tutte le realtà di Piedicavallo, Bhalma ci offre lo spazio per lavorare durante i tre giorni più pieni, oltre a sconti per i pasti degli artisti, attuando una sinergica collaborazione; La Giasera condivide con noi i suoi spazi e la loro gestione per il periodo di LÜRIA.

Ce ne sarebbero molte altre da citare, ma il discorso si farebbe troppo lungo e complesso.
L’importanza di queste interazioni non si esaurisce nella produzione del festival: aprono a visioni e progettualità in sintonia, realizzando una continuità di pensiero che si fonda sul reciproco supporto.

«Dopo anni di frequentazione ed evoluzione il territorio Piedicavallo Festival si sta inserendo nel tessuto culturale della Valle Cervo, e ciò porta l’intera organizzazione ad avere una grande responsabilità su tutti i fronti: l’impegno stesso nella realizzazione di questo festival è, in effetti, politico»

A tal proposito, quando vado ad un festival mi piace sempre esplorare a tappeto la zona, in cerca di suggestioni interessanti. Dateci qualche consiglio: dove possiamo andare a Piedicavallo nei giorni prima e dopo il festival?

I paesi di montagna sono lenti: richiedono tempo per aprirsi. Il più delle volte sono poco accessibili, pieni di scalini e stradine impervie.
Piedicavallo è uno di quelli, l’ultimo paese della Valle Cervo, (da li puoi salire al lago della vecchia o al rivetti) incastonato e circondato dalle montagne, attraversato dal torrente Cervo e sfiorato dal Mologna. È un intrico di vicoli in pietra: centinaia di scalini che ti insegnano a osservare con calma, a scoprire nascondigli di bellezza come terrazzine, giardini, lavatoi. Esistono delle piccole difficoltà, piccoli ostacoli, nell’esplorare a fondo la “zona” in cerca di suggestioni. Esplorare richiede tempo.
La Censa di Luigi Oneto e la Giasera sono, per gli abitanti, come una piazza: al mattino le vecchie guardie di Piedicavallo si incontrano lì per chiacchierare e attendere il pane e il giornale che arrivano dalla bassa: é come l’osservatorio del paese.
Se si vuole una birra fredda con un panorama splendido, si può salire al Lago della Vecchia: un’ora e mezza di cammino e, dai suoi 1865 metri, lo sguardo spazia su bellezze che valgono ogni passo.
La cura verso i visitatori viene espressa anche attraverso il cibo: a La Censa c’è Gigi che prepara panini buonissimi; alla La Giasera si viene accolte con piacere, si passa un bel tempo e si fanno ottimi aperitivi; al ristorante-bistrot La Bhalma si può cenare con pasti elaborati o taglieri speciali con i loro vini selezionati; tra le architetture neogotiche di Rosazza si può mangiare a La Valligiana o al circolo del Tennis.
Per dormire c’è, al di là di Rosazza, la Locanda del Santuario o in centro paese la Rosa Bianca.
Poi ci sono alcuni dei bellissimi rifugi, in cui mangiare e dormire, tra le montagne del biellese: Madonna della Neve, Lago della Vecchia, Rivetti e Monte Marca in Oasi Zegna.
Infine, per riposarsi e prendere un po’ di fresco, il torrente Cervo nasconde bellissime lame e pozze d’acqua dove tuffarsi o immergersi per un bagno.

*per volontà degli intervistati l’utilizzo del genere è ibrido e sperimentale, segue un senso grafico e ritmico più che di definizione della sessualità dei soggetti citati.

LÜRIA / Piedicavallo Festival / Sperimentazioni PF25
22–24 agosto 2025
Piedicavallo, Valle Cervo, Biella (Piemonte, IT)
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𝗟𝗜𝗡𝗘𝗨𝗣 𝗦𝗛𝗢𝗪
A → Z
2Jaded (dj set première)
Adrián De Alfonso (live)
Alberto Pagani + Thomas Gascoyne (performance)
Afrorack (live)
Antonina Nowacka (live)
Barbarella (dj set)
Bluemarina (di set)
Bucci (di set)
Cindy Pooch (live)
Cobra (di set)
Crushed Curcuma (live)
Dali Muru & The Polyphonic Swarm (live)
Dj Marcelle (dj set)
Elena Colombi (live site-specific)
Emmanuelle Parrenin (live)
GAISTER (Olivia Salvadori, Akihide Monna, Coby Sey (live première italiana)
Gambo (dj set)
Gilles Poizat (live)
Giudi (di set)
Loup Uberto (passeggiata sonora)
Maria Violenza (dj set)
Noemi Piva + Lorenzo Minozzi (performance)
Sandra Mason (dj set)
Steve Pepe (live)
𝗟𝗜𝗡𝗘𝗨𝗣 𝗟𝗔𝗕
Venerdì 22 agosto
15h30 | 𝘉𝘺𝘵𝘦𝘴 𝘢𝘳𝘥𝘦𝘯𝘵𝘪 – 𝘭𝘢𝘣𝘰𝘳𝘢𝘵𝘰𝘳𝘪𝘰 𝘥𝘪 𝘪𝘯𝘵𝘦𝘳𝘧𝘦𝘳𝘦𝘯𝘻𝘦 𝘱𝘦𝘳 𝘭𝘰 𝘴𝘱𝘢𝘻𝘪𝘰 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘧𝘦𝘴𝘵𝘢 | con Banda Mutanda
00h00 | 𝘗𝘳𝘦𝘴𝘲𝘶𝘦 𝘷𝘶 – 𝘙𝘢𝘴𝘴𝘦𝘨𝘯𝘢 𝘯𝘰𝘵𝘵𝘶𝘳𝘯𝘢 𝘥𝘪 𝘧𝘪𝘭𝘮 𝘴𝘱𝘦𝘳𝘪𝘮𝘦𝘯𝘵𝘢𝘭𝘪 | curato da Edoardo Montaccini e Giulio Molari
Sabato 23 agosto
11h00 | 𝘍𝘰𝘤𝘰𝘭𝘢𝘳𝘦 𝘚𝘤𝘢𝘭𝘻𝘰 | con Edoardo Fumagalli
16h30 | 𝘛𝘢𝘭𝘦𝘴 𝘰𝘧 𝘚𝘭𝘪𝘮𝘺 𝘈𝘭𝘤𝘩𝘦𝘮𝘪𝘦𝘴 | curato da oddish facts (kozmik whatever x piante celesti)
00h00 | 𝘗𝘳𝘦𝘴𝘲𝘶𝘦 𝘷𝘶 – 𝘙𝘢𝘴𝘴𝘦𝘨𝘯𝘢 𝘯𝘰𝘵𝘵𝘶𝘳𝘯𝘢 𝘥𝘪 𝘧𝘪𝘭𝘮 𝘴𝘱𝘦𝘳𝘪𝘮𝘦𝘯𝘵𝘢𝘭𝘪 | curato da Edoardo Montaccini e Giulio Molari
Domenica 24 agosto
11h00 | 𝘔𝘶𝘴𝘭𝘪𝘮𝘨𝘢𝘶𝘻𝘦 𝘢𝘯𝘥 𝘵𝘩𝘦 𝘊𝘰𝘯𝘵𝘦𝘮𝘱𝘰𝘳𝘢𝘳𝘺 𝘔𝘶𝘴𝘪𝘤𝘢𝘭 𝘙𝘦𝘴𝘱𝘰𝘯𝘴𝘦𝘴 𝘵𝘰 𝘗𝘰𝘭𝘪𝘵𝘪𝘤𝘢𝘭 𝘍𝘢𝘤𝘵𝘴 | curato da Miki Semascus + Bucci + 77Magazine + Sotterranea APS
14h00 | 𝘛𝘳𝘢 𝘴𝘵𝘰𝘳𝘪𝘢 𝘦 𝘭𝘦𝘨𝘨𝘦𝘯𝘥𝘢, 𝘭𝘦 𝘈𝘯𝘵𝘪𝘤𝘩𝘦 𝘷𝘪𝘦 𝘥𝘪 𝘗𝘪𝘦𝘥𝘪𝘤𝘢𝘷𝘢𝘭𝘭𝘰 𝘦 𝘔𝘰𝘯𝘵𝘦𝘴𝘪𝘯𝘢𝘳𝘰 | con Claudia Vincenzi e Veronica Rosazza Prin
16h30 | 𝘛𝘢𝘭𝘦𝘴 𝘰𝘧 𝘚𝘭𝘪𝘮𝘺 𝘈𝘭𝘤𝘩𝘦𝘮𝘪𝘦𝘴 | curato da oddish facts (kozmik whatever x piante celesti)
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𝗜𝗡𝗙𝗢 𝗨𝗧𝗜𝗟𝗜
Tutte le info su www.piedicavallofestival.com
𝗜𝗡𝗚𝗥𝗘𝗦𝗦𝗢 𝗘 𝗕𝗜𝗚𝗟𝗜𝗘𝗧𝗧𝗜
Il festival si svolge presso l’area del comune di Piedicavallo, Biella:
– SPONDE (all’aperto): ingresso con biglietto online e alla porta
– TEMPIO: ingresso con biglietto alla porta
– TEATRO: ingresso con biglietto alla porta
◌ La programmazione FUORI VENUE è a offerta libera.
◌ Tutti gli eventi al chiuso avranno biglietto alla porta, fino a esaurimento posti.
𝗖𝗢𝗡𝗧𝗔𝗧𝗧𝗜
info@sotterranea.eu
www.piedicavallofestival.com
Instagram – @piedicavallofestival
www.piedicavallofestival.com