Le mille voci artistiche della Milano Music Week

La MMW giunge alla sua settima edizione con un palinsesto fittissimo e trasversale che va da workshop a talk passando per le sessioni “Diggin’ with…” insieme a personalità della scena musicale indipendente italiana. Un reportage della giornata di giovedì 20 novembre. A cura di Giulia Costa Barbè. 

Non potrebbe essere più variegata la proposta dell’edizione 2025 della Milano Music Week, festival diffuso che a oggi conta oltre 60 location che vanno dall’asse multiculturale di Via Padova a hub artistici come Casa degli Artisti e Cascina Cuccagna. C’è l’imbarazzo della scelta tra workshop mattutini dedicati ai professionisti del settore su strumenti AI e tecniche di composizione, a talk che indagano il rapporto tra musica, marketing e nuove tecnologie. Tutto ciò senza dimenticare un calendario ricchissimo di concerti e presentazioni dischi che spazia da pesi massimi come Cesare Cremonini e Tananai (in veste speciale di curatore della rassegna) a proposte di nicchia come Circuit des Yeux o Micah P. Hinson.

Un progetto che merita un’attenzione speciale è inoltre la rassegna curata da Periphonic, dedicata ai luoghi di aggregazione culturale nelle periferie cittadine che ha avuto il suo epicentro in via Padova con un calendario di eventi animati da musicisti di origine
multiculturale e di seconda generazione. Menzione speciale per l’inclusione di location come la Palazzina Appiani, gioiellino di
architettura napoleonica solitamente chiuso al pubblico che così ho avuto modo di visitare.

Inizio con il talk “Musica ribelle: la nuova voce dei cantautori italiani” ospitato da DAZI Milano che vede, tra gli altri, la partecipazione di Eugenio Cesaro degli Eugenio in via di Gioia che ci regala anche una breve esibizione in coda al talk. Una riflessione che indaga il concetto di
impegno in musica andando oltre la buzzword e che apre a prospettive non banali sulla paura di esporsi grazie soprattutto all’intervento di Michela Galluccio psicologa e fondatrice di Restart – A Safe Space for Music Minds, il primo servizio di supporto psicologico per musicisti in Italia.

Continuo con “Soundvertising: breve storia di come il brand ha trovato la sua nota perfetta”, un divertente excursus sulla storia dei jingle musicali presentato dall’agenzia di comunicazione COSMIC. Da amante di musica e marketing digitale, scoprire come nascono i motivetti che ti si
inchiodano in testa e approfondire le dinamiche oscure che regolano la viralità di un brano mi hanno dato una nuova prospettiva dalla quale guardare al mondo della pubblicità.

All’interno del talk c’è spazio anche per un approfondimento sull’AI nel mondo dell’advertising per i social e i nostri relatori Alessandro Pasquarelli e Paola Cantella ci lasciano con un barlume di ottimismo: non c’è Sora o Italian brainrot che tenga, la creatività più virale è quella partecipata e collettiva, che remixa jingle e brani per trasformarli in un nuovo linguaggio espressivo. Chiedete a Jet2Holidays

Concludo in grande stile con “Superclassica: perché non è musica antica, ma eterna” talk animato da Enrico Gabrielli, Le dimore del Quartetto e Classical Hooligans, che hanno fatto della divulgazione della musica classica una delle loro missioni. L’atmosfera intima della
Casa degli Artisti fa da sfondo a domande che non hanno esattamente la risposta che vorremmo sentirci dare dopo esserci esaltati per le uscite musicali di questo 2025 (chi scrive è una superfan dei King Gizzard) che hanno visto l’uso preponderante dell’orchestra classica
in produzioni rock e pop. Il disco con orchestra aggiunge davvero qualcosa alla produzione di un artista o rimane un semplice vezzo? Il nuovo disco di Rosalía avvicinerà frotte di ascoltatori alla musica barocca? Spoiler: probabilmente no, ed è qui che si inserisce il prezioso lavoro di associazioni come Le dimore del Quartetto che si adopera per portare Schubert, Ligeti e Stravinskij nelle scuole e fuori dai contesti ritualizzati e formali dove si
fruisce del repertorio classico. “La chiave sta nel lavorare sulle emozioni” ci spiega la fondatrice dell’associazione Francesca Moncada di Paternò.

La Milano Music Week si conferma come appuntamento affascinante e ben orchestrato per chi ama la musica e vuole saperne di più sul dietro alle quinte dell’industria. Torno a casa con l’unico rimpianto di non aver potuto partecipare a più eventi della rassegna e mi mangio le mani per non essere riuscita ad accaparrarmi i biglietti per la sessione di digging di dischi brutti con Auroro Borealo.