Dalla vittoria al Premio Buscaglione al palco dell’INDIANA Festival: abbiamo intervistato l’atipico rapper torinese in vista del concerto di domani sera al Magazzino sul Po. Intervista a cura di Lorenzo Giannetti.
Torino ha sempre avuto un suono tutto suo: ruvido ma ragionato, tanto street quanto introspettivo. Su questa scia si muove 14498, rapper e autore classe ’98, che dopo aver conquistato il Premio Buscaglione con “Outro II” torna a far parlare di sé con un nuovo capitolo del suo percorso, “Eneide II”. Si tratta di un disco rap declinato in maniera davvero personale e intrigante, collocabile da qualche parte tra Mecna e Peyote, frutto del lavoro a quattro mani col producer Bboy Enea.
La sua musica è un racconto lucido e viscerale della vita quotidiana, fatto di contrasti e non di pose: il rumore del tram di prima mattina e il silenzio dopo un live, la voglia di urlare tutto e quella di restare in disparte. In questa intervista, 14498 ci racconta cosa significa oggi fare rap da Torino, vincere un premio importante restando indipendente, e perché le sue parole (più che slogan o punchline) sono un modo per restare umano in un mondo digitale, per rallentare in un mondo che corre.

La tua educazione musicale oscilla tra rap e cantautorato. Nel tempo la distinzione tra questi due generi si è decisamente assottigliata rispetto al passato. Puoi raccontarci come è nata la tua passione per l’una e per l’altra cosa? Quali sono gli artisti che ti hanno fatto dire “Voglio farlo anch’io ma a modo mio”?
Ho letto che sei o sei stato anche ballerino. Quanto è stato importante il tuo background nella danza per il tuo sviluppo musicale? E’ una roba che fai ancora?
ENEIDE II è uscito nel 2025: com’è cambiata la tua visione, il tono rispetto al primo Eneide? Quali sono le sfide e le libertà maggiori che hai incontrato nel fare questo secondo capitolo?
Come è nata e come si sta sviluppando la collab col tuo producer Bboy Enea? I suoi tappeti sembrano adattarsi perfettamente ai tuoi testi introspettivi e viceversa. Vi siete proprio trovati/armonizzati subito anche a livello di “mood”?
In Masticati in un istante racconti: “Alla fine ci basta un applauso / Sei stato bravo, livello completato / Cresciamo sempre alla rincorsa / Sempre in ritardo per qualcosa che non va”. Cosa significa per te “rincorsa” in questo contesto? È una corsa verso o contro cosa? E quanto pesano le aspettative, tue e degli altri, nei tuoi testi?
Outro II ti ha portato il Premio della Critica e il Premio Riflettori a Buscaglione: che cosa significa per te vincere quel tipo di riconoscimento, legato al contenuto e all’impatto piuttosto che al successo commerciale? Dopo Buscaglione, senti che qualcosa è cambiato – in termini di visibilità, opportunità, ascolti, comunità attorno a te?
Quali sono i tuoi progetti imminenti? Nuove collaborazioni, nuovi formati, sperimentazioni che ti piacerebbe affrontare?
Domani si suona a Torino per INDIANA Festival al Magazzino sul Po: cosa rappresenta per te la tua città e come te la vivi attualmente?
A Torino ci sono nato, per lasciarla nel 2006 e ritornarvi nel 2017. È una città che apprezzo molto, ma con cui ho un rapporto di amore e odio ciclico. Il live a Indiana Festival di domani inizia con “da Torino non si esce, scappa e va’ altrove”… devo ancora decidere se andarmene o combattere questa credenza. Chissà… magari lo scopriamo proprio domani!
In chiusura non posso non farti una domanda su questo nome numerico un po’ complicato/criptico: che cos’è e cosa significa per te averlo scelto per il tuo progetto?
Sul nome la storia è estremamente banale. 14498 altro non è che una data di nascita, spaziata diversamente. Devo aggiungere anche che mi piaceva il concetto di usare un numero per un mercato iper competitivo e saturo, governato da risultati numerici, unendovi il fatto poi che non ci fossero artisti con nomi simili al mio!

