Tra Nomadi e Drake: il rap senza filtri di 14498 dal vivo ad Indiana Festival

Dalla vittoria al Premio Buscaglione al palco dell’INDIANA Festival: abbiamo intervistato l’atipico rapper torinese in vista del concerto di domani sera al Magazzino sul Po. Intervista a cura di Lorenzo Giannetti. 

Torino ha sempre avuto un suono tutto suo: ruvido ma ragionato, tanto street quanto introspettivo.  Su questa scia si muove 14498, rapper e autore classe ’98, che dopo aver conquistato il Premio Buscaglione con “Outro II” torna a far parlare di sé con un nuovo capitolo del suo percorso, “Eneide II”. Si tratta di un disco rap declinato in maniera davvero personale e intrigante, collocabile da qualche parte tra Mecna e Peyote, frutto del lavoro a quattro mani col producer Bboy Enea. 

La sua musica è un racconto lucido e viscerale della vita quotidiana, fatto di contrasti e non di pose: il rumore del tram di prima mattina e il silenzio dopo un live, la voglia di urlare tutto e quella di restare in disparte. In questa intervista,  14498 ci racconta cosa significa oggi fare rap da Torino, vincere un premio importante restando indipendente, e perché le sue parole (più che slogan o punchline) sono un modo per restare umano in un mondo digitale, per rallentare in un mondo che corre.

La tua educazione musicale oscilla tra rap e cantautorato. Nel tempo la distinzione tra questi due generi si è decisamente assottigliata rispetto al passato. Puoi raccontarci come è nata la tua passione per l’una e per l’altra cosa? Quali sono gli artisti che ti hanno fatto dire “Voglio farlo anch’io ma a modo mio”? 

La passione per la musica nasce a casa. C’è sempre stata l’abitudine di ascoltare diversi CD e la libreria dei miei genitori è sempre stata molto varia per generi e artisti. Nella varietà prima “ricevuta” e poi coltivata attivamente, non credo ci sia stato però un artista in particolare che mi abbia “spinto” a voler scrivere, credo più semplicemente che avessi il bisogno di esternare un vissuto e alcuni mezzi per provare a farlo.
Anche perché non saprei bene come coniugare progetti come “i Nomadi cantano Guccini” e “Nothing was the same” di Drake… eppure ho ascoltato molto entrambi!


Ho letto che sei o sei stato anche ballerino. Quanto è stato importante il tuo background nella danza per il tuo sviluppo musicale? E’ una roba che fai ancora? 

Ho ballato hip hop dance per tanti anni, e quella è stata la scusa con cui ho approfondito il genere musicale. Quando sfidi altri ballerini su brani a te sconosciuti scelti da un Dj, conoscere molta musica aiuta, crea una piccola consapevolezza musicale e, se sei fortunato col brano, ti avvantaggia anche nella competizione. Tutte queste ore di ascolto credo mi abbiano aiutato a capire cosa preferisco, e anche se non mi alleno più come un tempo, ballare credo che mi abbia indirettamente formato anche musicalmente.


ENEIDE II è uscito nel 2025: com’è cambiata la tua visione, il tono rispetto al primo Eneide? Quali sono le sfide e le libertà maggiori che hai incontrato nel fare questo secondo capitolo?

Nel 2021 inizio a pubblicare le prime cose.. 1 singolo al mese, per capire ad agosto che non era una formula con cui riuscissi ad esprimermi appieno. Nel 2022, anno di Eneide I, faccio l’esatto opposto.. solo progetti con almeno 3 brani. Ne escono 4 in un anno, 25 brani totali, follia!
Da allora ho continuato a scrivere, imparando a poco a poco a seguire maggiormente il tempo delle cose, allargando la narrazione dove necessario. Continuo a essere spesso critico nei confronti del sistema, ma ho capito che non è solo una mia battaglia nei confronti del mondo (Eneide I), bensì una difficoltà generale dove tutti lottiamo per provare a galleggiare, e nella quale forse, ciò che scrivo, rappresenta altre persone come me (Eneide II).


Come è nata e come si sta sviluppando la collab col tuo producer Bboy Enea? I suoi tappeti sembrano adattarsi perfettamente ai tuoi testi introspettivi e viceversa. Vi siete proprio trovati/armonizzati subito anche a livello di “mood”? 

È nata per caso. Lui BBoy storico del Regio, produce con un’attenzione maniacale per la ricerca dei campioni, cosa che ho apprezzato molto. Abbiamo iniziato con due singoli nel 2021, poi diventati i primi due brani di Eneide I, continuando  successivamente a lavorare assieme negli anni. Per il mood non ti so dire, ma entrambi abbiamo sempre concordato sul fatto che la musica dovesse avere la priorità su tutto il resto (video, promo, merch, streams..) e questo sicuramente rimane ciò che ancora oggi ci avvicina di più.

In Masticati in un istante racconti: “Alla fine ci basta un applauso / Sei stato bravo, livello completato / Cresciamo sempre alla rincorsa / Sempre in ritardo per qualcosa che non va”. Cosa significa per te “rincorsa” in questo contesto? È una corsa verso o contro cosa? E quanto pesano le aspettative, tue e degli altri, nei tuoi testi?

È la rincorsa di chi è eternamente insoddisfatto. Di chi ha fatto, ma poteva fare un po’ di più. E in questo le aspettative hanno un ruolo importante, sia che siano strumento di motivazione personale, sia che finiscano per non farci mai apprezzare nessun traguardo.


Outro II ti ha portato il Premio della Critica e il Premio Riflettori a Buscaglione: che cosa significa per te vincere quel tipo di riconoscimento, legato al contenuto e all’impatto piuttosto che al successo commerciale? Dopo Buscaglione, senti che qualcosa è cambiato – in termini di visibilità, opportunità, ascolti, comunità attorno a te?

Il Premio Buscaglione è stata una bella sorpresa. Pensate che, quando mi hanno presentato l’organizzatrice, le ho chiesto se fosse sicura della scelta.. haha.vComunque è stata un’ottima opportunità per suonare in festival meravigliosi davanti a splendidi pubblici, e sono grato delle chances vinte tramite il premio.vPer quanto riguarda la visibilità, penso possa essere un inizio. Continuo a rimanere completamente autoprodotto, ma nel prossimo futuro chissà..


Quali sono i tuoi progetti imminenti? Nuove collaborazioni, nuovi formati, sperimentazioni che ti piacerebbe affrontare?

Nel prossimo futuro ci sono un album, date in giro e collaborazioni. Senza approfondire troppo sull’album, posso dirvi che abbiamo continuato quanto lasciato con Outro II.


Domani si suona a Torino per INDIANA Festival al Magazzino sul Po: cosa rappresenta per te la tua città e come te la vivi attualmente? 

A Torino ci sono nato, per lasciarla nel 2006 e ritornarvi nel 2017. È una città che apprezzo molto, ma con cui ho un rapporto di amore e odio ciclico. Il live a Indiana Festival di domani inizia con “da Torino non si esce, scappa e va’ altrove”… devo ancora decidere se andarmene o combattere questa credenza. Chissà… magari lo scopriamo proprio domani!


In chiusura non posso non farti una domanda su questo nome numerico un po’ complicato/criptico: che cos’è e cosa significa per te averlo scelto per il tuo progetto? 

Sul nome la storia è estremamente banale. 14498 altro non è che una data di nascita, spaziata diversamente. Devo aggiungere anche che mi piaceva il concetto di usare un numero per un mercato iper competitivo e saturo, governato da risultati numerici, unendovi il fatto poi che non ci fossero artisti con nomi simili al mio!