Dentro il vuoto: un grande spazio di riflessione a Torino Spiritualità 2025

Il festival torna dal 15 al 19 ottobre con un tema che sospende lo sguardo: tra silenzi e interrogazioni radicali, un invito a guardare cosa rimane quando togliamo tutto.

Quelle lunghe sere torinesi, quando la città rallenta e le luci si fanno più rarefatte, Torino Spiritualità si apre come una mappa segreta dell’invisibile. Nella sua ventunesima edizione, il festival osa un titolo che sembra un manifesto e un paradosso: “Questo vuoto d’intorno. Smarrirsi // Raggiungersi”. È un invito a perderci, forse per ritrovarci.

Il “vuoto” qui non è semplice assenza…

È soglia, squarcio, distanza da abitare. È il respiro che resta dopo la parola, l’intercapedine in cui entra l’inatteso. È la richiesta di silenzio, ma anche di ascolto, spazio da percorrere insieme. In un’epoca saturata di stimoli, il festival si propone come un vuoto prezioso: un’arena per esplorare ciò che non si vede, un osservatorio per l’invisibile.

Ogni anno Torino Spiritualità mescola scienza, teologia, filosofia, letteratura e arte in dialoghi e performance che sfidano la leggerezza. Quest’anno la geografia del festival si estende: chiese, teatri, cinema, musei, spazi della cultura diffusi in città. Le conversazioni non sono comizi, ma “stanze”: cariche di riflessione, tensione, sorpresa.

Il pubblico sarà invitato a traversare non soltanto idee, ma silenzi: a sostare fra i vuoti, a sentirne la voce. Si parte con l’inaugurazione, si chiude con l’ultima parola – e tra mezzo attraverseremo voci che radicalizzano l’esistenza.

Ecco il romanzo del festival giorno per giorno e evento per evento: non una lista, ma un percorso che suggerisce come orientarsi in questo grande spazio sospeso.

Prima ancora dell’inaugurazione ufficiale, martedì 14 ottobre apre il sipario un’anteprima sonora: Concerto al buio di Teho Teardo, alle 18:45 e 20:45 al Circolo dei lettori, un’esperienza immersiva in cui il suono diventa guida nell’oscurità. Dal giorno dopo, ogni sala torinese si trasforma in un crinale di pensiero.

Mercoledì 15 ottobre, alle 18:30 nella Chiesa di San Filippo Neri, Vito Mancuso e Guido Tonelli dialogano sul vuoto che circonda e quello che abita. In serata, alle 21:00, I vuoti, lo spazio: esplorare il cielo per dare senso alla Terra sposta lo sguardo verso l’infinito, contaminando scienza e spiritualità.

Giovedì 16 ottobre le giornate si snodano in pensieri e testi: al mattino, Natura abhorret a vacuo? con riflessioni antiche ed evangeliche; la sera il festival muta in performance con Il vecchio e il marlin, tratto da Il vecchio e il mare.

Venerdì 17 ottobre è un giorno di passaggi: alle 18:00 Verso Capo Horn: il taccuino per reimmaginare il mondo invita alla navigazione mentale; alle 21:00 Brunori Sas e il monaco Guidalberto Bormolini interrogano l’amore e il vuoto nello spettacolo Solamente un grande vuoto che a guardarlo ti fa male.

Sabato 18 ottobre è forse il giorno denso: all’alba (o forse già di mattina) Nel cuore della mancanza fa dialogare la poesia dell’abisso; a seguire Le donne e il vuoto nella pluralità del femminile; poi Lessico della rarefazione, Vuoto del mondo, vuoto di sé e I conquistatori del vuoto accompagnano il pomeriggio; verso sera Linneo: dare un nome al mondo e Il tempo fertile dell’attesa aprono corti di contemplazione; la notte si spinge oltre con Il vuoto e il nulla e Quando tutto è tolto, che sospendono il senso nel rischio della sottrazione.

Domenica 19 ottobre inizia con Le finestre di Hopper: solitudine e attesa alle 14:00, un’occasione visiva di meditazione urbana. Seguono Salto nel vuoto: lo spirito cresce per sottrazione, La ragionevole speranza, Il colore del vuoto e, alle 18:30, l’ultima grande scena: Sisifo narratore. Raccontare storie per abbracciare il vuoto, che chiude un viaggio letterario, filosofico, spirituale dove il vuoto è protagonista, interlocutore, spazio da abitare.

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