Nei primi anni di vita i videogiochi hanno svolto la loro semplice e principale funzione di passatempo tecnologico. Col passare del tempo si è sviluppato in essi un approccio maggiormente narrativo con l’inserimento della lettura, e poi più avanti con l’evoluzione tecnologica anche quello del cinema. Ecco quindi che dagli anni Duemila i videogame hanno iniziato a rivendicare un ruolo importante anche sul piano creativo, avvicinandosi sensibilmente all’arte.
La mostra Play – Videogame, arte e oltre, ospitata alla Venaria Reale nel 2022 con i giochi affiancati ad opere di maestri come De Chirico, Kandinskij o Warhol, ha dimostrato come i videogame riescano a creare veri e propri mondi immersivi in cui narrazione, estetica e interattività si fondono, e come questo settore sia oggi un nuovo linguaggio maturo.
I videogiochi che omaggiano l’arte
Gli esempi di omaggi all’arte nei videogiochi sono tantissimi e uno dei più affascinanti è quello di Diablo IV di Blizzard, che intreccia una narrativa estetica gotica a tanti riferimenti artistico colti. L’Universo di richiama in maniera esplicita la pittura infernale di Gustave Doré e l’immaginario dantesco. Il tutto è ancor più ovvio se si pensa che per il lancio italiano del gioco è stato pubblicato La Diabolica Commedia, volume scritto dal rapper e filosofo Murubutu, ispirato alla Divina Commedia.
In Spagna troviamo invece Garden of Hell, trittico che si rifà alle atmosfere surreali e simboliche del pittore fiammingo Hieronymus Bosch, autore dell’opera Il Giardino delle Delizie. O ancora è una prova del dialogo tra videogiochi e arte Street Fighter 6 di Capcom, che rende omaggio alla street art sia nella direzione artistica che nelle meccaniche visive, dalle arene colorate ai personaggi che combattono con vernici spray.
Nel nuovo contesto di grande interazione tra due mondi apparentemente così lontani come il gioco e l’arte, è interessante notare come i giochi più tradizionali abbiano lasciato un segno estetico nel mondo digitale. Si pensi all’evoluzione visiva dei giochi di carte che vengono spesso reinterpretati in chiave nei videogame, fra i quali non mancano titoli che riprendono il simbolismo tipico sui giochi di carte francesi, con illustrazioni ricercate e atmosfere che richiamano l’arte classica. Ci sono poi anche casi in cui il rapporto è inverso, con artisti digitali che creano opere ispirate ai videogame. Un esempio è il collettivo AES+F, che ha creato sculture ispirate all’universo di Half Life.
Un nuovo linguaggio culturale
Siamo dunque in un’epoca in cui il videogioco è andato ben oltre la semplice ispirazione ed è diventato esso stesso un generatore di contenuti artistici. Secondo quanto affermato da Fabio Viola, game designer e curatore della mostra Play, oggi il gioco rappresenta una delle forme più attuali e democratiche di arte, non soltanto perché unisce immagine statica e dinamica, ma anche perché mette il giocatore al centro dell’esperienza, esortandolo a compiere scegliere che portano a cambiare la narrazione. I videogame sono dunque passati dal mero intrattenimento a uno spazio culturale vivo con un linguaggio proprio e di valore. In questo universo troviamo artisti classici e digitali, linguaggi visivi e nuovi codici narrativi, che interagiscono in quello che può definirsi il “secolo del gioco”, come sostengono gli stessi curatori della mostra Play. Al di là della componente artistica, che gli conferisce sicuramente maggior rilievo, è ormai una linea di pensiero comune quella che attribuisce al videogioco funzioni positive, tanto che una game designer è arrivata a scrivere un saggio sulla funzione salvifica di quest’ultimo. Insomma, si tratta di un tempo che vale la pena approfindire.