Il colpevole verrà condannato? Questa la domanda che sorge spontanea all’inizio dello spettacolo. Ma chi è davvero colpevole? Il criminale, il giudice, l’attore, l’avvocato o forse il pubblico stesso? Su questi interrogativi gioca Lo spettatore condannato a morte, opera teatrale di Matei Visniec scritta nel 1984. Articolo a cura di Vittoria Bracco.
“Gioc”o è forse il termine adatto per descrivere il rapporto tra attore e spettatore in una messa in scena dinamica e coinvolgente, interattiva con il pubblico, ma che desidera al contempo far riflettere su individuo, società e sistemi giudiziari nel mondo odierno.
Lo spettatore condannato a morte è una commedia in cui quattro attori principali – un giudice, un avvocato, un cancelliere e un procuratore – svolgono i propri incarichi in un’aula di tribunale. Ad essere incriminato è uno spettatore, di cui si cerca in svariati modi di dimostrare la colpevolezza. Durante il processo vengono interrogati diversi testimoni, alcuni dai ruoli più banali, altri dai più inaspettati.
La scenografia – costituita da banchi da tribunale e qualche sedia – è semplice, quasi spoglia, eppure efficace. Al centro della rappresentazione vi sono infatti gli attori ed il pubblico stesso; l’unico co-protagonista è un piccolo schermo in cui, durante la serata, verranno proiettate immagini “inedite”. L’attenzione si pone quindi sulla recitazione degli attori, spesso enfatica ed infervorata, volta ad ottenere un effetto grottesco-umoristico. Nell’opera L’umorismo Pirandello spiega proprio il significato di umorismo, inteso come sorriso amaro, capace di far riflettere, in conseguenza a
qualcosa che appare al contrario di come dovrebbe essere. Insomma se il comico consiste nell’avvertimento del contrario e provoca riso, l’umorismo si fonda sul sentimento del contrario ed invita all’empatia e alla riflessione.

L’opera, parodia della giustizia, tenta di sviscerare il sistema giuridico a cui siamo sottoposti e, partendo da questo, indaga il mondo del teatro stesso: il lavoro dell’attore, il testo dello sceneggiatore, la partecipazione dello spettatore pagante così come il ruolo del controllore dei biglietti e dell’addetto al servizio bar.
“Pochi vedono come siamo, ma tutti vedono quello che fingiamo di essere” diceva Machiavelli ne Il Principe. Se lo scrittore e diplomatico sosteneva che l’inganno necessario ad ottenere ciò che si desidera è considerabile virtù, forse lo stesso vale per l’attore che, tuttavia, ha bisogno di fare i conti con sé stesso. I protagonisti risultano quindi, oltre che quattro interpreti, quattro personaggi dalle molteplici sfumature.
Spettacolo energico e trascinante, la serata si è rivelata coinvolgente anche prima della messa in scena. Tisane, biscotti e bancarelle ricche di libri: all’ex cimitero di San Pietro in Vincoli si è respirata una piacevole atmosfera di cordialità, grazie anche allo staff di Fertili Terreni Teatro. A seguire colpi di scena, personaggi stravaganti e momenti di pura follia: Lo spettatore condannato a morte si è rivelato così, oltre che un’opera capace di analizzare dittature passate e democrazie contemporanee, un’esperienza dal grande impatto emotivo.
Articolo a cura di Fertili Terreni e Scuola Holden
