“Dove sta la poesia”? Ce lo racconta Metronimie Festival

Torna Metronimie Festival con quattro giornate – dal 19 al 22 giugno 2025 – dedicate all’esplorazione del linguaggio della poesia in tutte le sue forme, con un programma diffuso su più luoghi della città di Torino fatto di performance, reading, laboratori, talk, concerti e una fiera mercato dedicata all’editoria poetica. Per l’occasione, abbiamo fatto due chiacchere con Alessandra Racca, la direttrice artistica del festival. A cura di Martina Saule.

Nella città del Salone del Libro (che quest’anno ha nuovamente chiuso con numeri da record), non poteva mancare un festival dedicato interamente alla poesia e ai suoi molteplici linguaggi. Metronomie Festival arriva quest’anno alla sua quinta edizione, con un ricco calendario di eventi diffuso tra diversi dei luoghi più frequentati dal pubblico torinese.

Programma che, come anticipato, abbraccia quante più sfumature possibili del linguaggio poetico, non limitandosi alla “semplice” formula scritta: performance, installazioni, laboratori, spoken word e persino una finale di poetry slam under 20. E c’è spazio anche per Metrografie, fiera dedicata all’editoria poetica. Ognuno prova a dare una sua personalissima risposta alla domanda chiave del festival “Dove sta la poesia?“.

Proviamo a ragionarci insieme ad Alessandra Racca, la direttrice artistica della rassegna. Nel frattempo, vi invitiamo a dare uno sguardo a tutti gli eventi in programma che dal 19 al 22 giugno animeranno il capoluogo piemontese.

Quest’anno si svolge la quinta edizione di Metronimie. Quando nasce il festival? E qual è stata la sua evoluzione?

Il Festival nasce nel settembre del 2021, in realtà era parecchio che ci lavoravamo, ma il Covid ha reso tutto difficile. Le due realtà che hanno dato vita a Metronimìe – Associazione Amalgama e Atti Impuri Poetry Slam – si sono conosciute proprio a partire da un progetto che coinvolgeva il poetry slam nella produzione di uno spettacolo di poesia multimediale di Alessandro Burbank. Ci siamo piaciuti.

Era da anni che con Atti Impuri Poetry Slam sognavo di portare a Torino le finali nazionali di poetry slam della (Lips) Lega Italiana di Poetry Slam della quale facciamo parte e così ho pensato che Amalgama fosse il giusto partner – e in effetti è stato proprio così. Insieme, già a partire dalla prima edizione, abbiamo lavorato non solo al singolo evento – la finale – ma a un format-festival che potesse tenere insieme più proposte di poesia performativa. Poi, in realtà, ci siamo resi conto da subito che la sola poesia performativa non era il nostro orizzonte: abbiamo da subito guardato alla poesia in generale, alle sue ibridazioni con altre arti e alla sperimentazione con la parola.

Riprendendo la domanda da cui parte questa quinta edizione: “Dove sta la poesia” oggi? E come sta?

In realtà ci interessa intercettare le risposte come forme di pratiche contemporanee, più che dare noi una risposta univoca a questa domanda. Il punto è mostrare quante cose diverse possono avere a che fare con la poesia, quante risposte diverse si possono trovare.

La poesia oggi sta “bene” in una serie di circuiti, comunità e pratiche che ci piace accogliere e far conoscere al pubblico torinese.

Di solito, quando si pensa alla poesia la si immagina in forma di versi scritti. Scorrendo il programma del festival torna però spesso il concetto di “poesia performativa”. Cosa si intende? E qual è il rapporto tra parola poetica e le altri arti?

È una definizione che guarda a quelle forme e pratiche di poesia che non si esauriscono unicamente nel medium scrittura, ma che in maniera più o meno forte e intrinseca alla scrittura si servono della corporeità, vocalità e in generale delle tante possibili declinazioni della performance per far, diciamo, accadere la poesia.

La poesia ha ampie zone di confine: nel suo essere suono tocca la musica, nel suo essere segno tocca l’arte visiva, nel suo essere parola che accade attraverso il corpo tocca il teatro e la performance. Insomma, già lì nelle zone di confine della “sola” poesia possono nascere molte cose interessanti. Ma poi c’è il gioco delle arti, il modo in cui la parola poetica può incrociarle davvero tutte, dalle tanti varianti in cui la poesia può stare in relazione con la musica, alla videopoesia, alle modalità in cui anche l’oggetto-libro può accogliere interazioni fra segno e parola… ogni incrocio, anche multiplo, fra arti, è possibile.

Una persona che è un po’ a “digiuno” di poesia come potrebbe avvicinarsi? Specialmente quando si parla di poesia contemporanea, e non di grandi autori del passato.

Lo so, è molto difficile orientarsi. Credo che una buona libreria con un* librai* competente possa essere un modo, altresì le fiere dell’editoria dove si possono incontrare i piccoli e medi editori che dedicano tutto o parte del proprio catalogo alla poesia, sicuramente i festival di poesia e poi provare a individuare vicino a sé le comunità che propongono poesia, andare agli incontri, ascoltare poet* che presentano il proprio lavoro. Pian piano si inizia a farsi un’idea che poi può essere sempre più approfondita.

Lo scorso anno abbiamo avuto modo di conoscere “Metrografie”, la sezione del Festival dedicata all’editoria poetica. Come vengono selezionate le case editrici?

Abbiamo creato un lungo elenco di realtà editoriali che si occupano in vario modo di poesia, con grande attenzione anche a quei progetti microscopici che operano con una dimensione artigianale, ma anche progetti editoriali e riviste che sperimentano con la parola e li abbiamo invitati. Alcuni erano contatti diretti, persone conosciute, altri no. Non è semplice, per via della distanza e delle spese, per chi è più lontano, esserci di persona, ma ci siamo attrezzati per accogliere comunque i libri di chi vuole essere presente con il proprio catalogo.

Cosa aspettarsi da questa edizione 2025? Quali sono le novità principali?

Aspettatevi un programma molto ricco su quattro giorni che ospita presentazioni di libri, talk, performance, poesia e musica giocate in tanti modi, il poetry slam, Metroniminy, lo spazio inaugurato lo scorso anno e dedicato alle persone piccole e alle loro famiglie e, come abbiamo già detto, la fiera mercato dedicata all’editoria.

Anche quest’anno ci muoviamo su più luoghi e quindi si scoverà la poesia fra le vecchie macchine tipografiche dell’Archivio Tipografico (luogo incredibile che consiglio fortemente di venire ad esplorare), fra le arcate dei Murazzi, al Magazzino sul Po, seduti sul pratone dell’Imbarchino, fra i murales del Bunker, passando per la Casa del Quartiere di San Salvario e Rinascimenti Sociali, che per molti, forse, è un luogo da scoprire.

Come novità segnalo la sezione di laboratori This Precious Stone, legati per la prima volta alla materia, alla creta, in dialogo con la scrittura di poesia. Abbiamo poi accolto pratiche di poesia che vanno dal rapporto uno a uno, poeta-fruitore, alla poesia condivisa in gruppo del Silent Book Club.

C’è, fra le novità, anche una finale di poetry slam under 20, dedicata ai giovanissimi. E poi, per la prima volta, un appuntamento con il giovane cantautorato italiano con il concerto di faccianuvola.

Per chiudere: qualche autore e autrice contemporanei e non da scoprire o riscoprire?

Te ne dico quattro che sono ospiti del festival: Alessandra Carnaroli, Sergio Garau, Francesco Terzago, Mariagiorgia Ulbar.