Negli ultimi tempi, sempre più persone si stanno avvicinando al mondo degli investimenti online, spesso attraverso piattaforme straniere. Se anche tu stai pensando di iniziare a fare trading in autonomia, questo articolo ti guiderà passo dopo passo, fornendoti tutte le informazioni fondamentali per partire con il piede giusto.
Il trading online, conosciuto anche con la sigla TOL, ti permette di comprare e vendere strumenti finanziari direttamente dal tuo computer o smartphone, senza dover passare per un intermediario italiano. Grazie a Internet, infatti, puoi gestire in autonomia le operazioni di investimento, inviare ordini e monitorare l’andamento dei mercati in tempo reale.
Questa forma di investimento ha conosciuto una crescita rapida, proprio perché offre semplicità, accesso immediato e costi spesso più contenuti rispetto ai canali tradizionali. Ma attenzione: per operare in modo corretto e consapevole è importante conoscere anche le regole che lo Stato italiano ha stabilito in merito.
Due enti fondamentali si sono espressi sull’argomento: la Consob, che con una comunicazione ufficiale già nel 2000 (Comunicazione n. DI30396) ha riconosciuto la piena legittimità dell’uso di Internet da parte degli intermediari per offrire servizi di investimento, e l’Agenzia delle Entrate, intervenuta nel 2016 con la Risoluzione n. 71/E per chiarire alcuni aspetti fiscali legati al trading online, anche in risposta a dubbi sollevati dai contribuenti.
In poche parole, se vuoi iniziare la tua attività indipendente nel trading online, seguendo questi utili consigli, sappi che puoi farlo in totale autonomia, ma è essenziale che tu conosca sia le opportunità offerte da questo mondo che gli obblighi normativi da rispettare.
In questo articolo ti aiutiamo proprio a questo: semplificarti la ricerca e fornirti tutto quello che ti serve per iniziare in modo informato e sicuro.
Quando devi dichiarare il tuo conto trading?
Se stai pensando di iniziare a investire in autonomia usando piattaforme estere, è fondamentale che tu conosca subito un punto chiave: possedere un conto di trading con un intermediario non residente comporta sempre alcuni obblighi fiscali in Italia, anche se non hai fatto alcuna operazione durante l’anno.
Uno degli errori più frequenti è pensare che, se non realizzi guadagni o non vendi alcun asset, allora non hai nulla da dichiarare. Oppure, che se l’importo investito è minimo, puoi evitare la dichiarazione. Purtroppo non è così.
Online girano spesso informazioni sbagliate che, se seguite, possono portarti a ricevere sanzioni anche piuttosto pesanti da parte dell’Agenzia delle Entrate. Facciamo chiarezza.
Se sei residente in Italia e hai un conto di trading all’estero (cioè con un broker non italiano), devi inserire queste informazioni nella tua dichiarazione dei redditi, anche se non hai guadagnato nulla. In particolare:
- devi compilare il quadro RW del modello Redditi Persone Fisiche, che serve per il monitoraggio fiscale delle attività finanziarie estere. In questo quadro potresti anche dover indicare e calcolare l’IVAFE (l’imposta patrimoniale sulle attività finanziarie detenute all’estero);
- se durante l’anno hai ottenuto dei guadagni, come plusvalenze, interessi o dividendi, devi riportarli nella dichiarazione compilando i quadri RT, RM o RL, in base al tipo di provento.
E attenzione: anche se hai registrato solo minusvalenze (cioè perdite), sei comunque tenuto a presentare la dichiarazione. In questo modo, potrai portare in compensazione queste perdite con eventuali guadagni futuri entro i prossimi quattro anni.
Infine, ricorda che per “trading online” si intende qualsiasi forma di investimento finanziario gestito tramite piattaforme estere. Parliamo di conti titoli, azioni, obbligazioni, Forex, ETF, opzioni binarie e perfino criptovalute, su cui ti consigliamo questi libri per approfondire l’argomento.
Cosa rischi se non dichiari il tuo conto trading?
Se stai investendo tramite una piattaforma estera e pensi che nessuno se ne accorga, sappi che oggi le cose sono molto diverse rispetto al passato. Le autorità fiscali italiane, grazie agli accordi internazionali per lo scambio automatico di informazioni, ricevono ogni anno i dati relativi ai conti finanziari detenuti all’estero da cittadini italiani.
Più di 200 Paesi partecipano a questo sistema di scambio dati, e questo significa che l’Agenzia delle Entrate può facilmente confrontare le informazioni ricevute con quanto hai (o non hai) dichiarato nella tua dichiarazione dei redditi. Se c’è qualcosa che non torna, può scattare il controllo.
A seconda della situazione, potresti ricevere:
- una lettera di compliance, cioè un avviso che ti invita a regolarizzare spontaneamente eventuali errori o omissioni. Succede quando hai presentato la dichiarazione, ma magari hai dimenticato di inserire qualcosa. In questo caso puoi metterti in regola grazie al ravvedimento operoso, correggendo l’errore e pagando sanzioni ridotte;
- un avviso di accertamento, molto più serio. Si tratta di una vera contestazione formale, che scatta quando non hai proprio dichiarato nulla. Qui le sanzioni diventano piene e si applicano sia per la mancata dichiarazione dei redditi che per l’omesso monitoraggio fiscale. Se poi il tuo investimento si trova in un Paese considerato “non collaborativo”, la situazione può diventare ancora più complicata.
In poche parole, se hai un conto trading con un broker estero, dichiararlo è obbligatorio: non farlo può costarti molto, sia in termini economici che di tempo. Per questo motivo, ti consigliamo di rivolgerti a una consulenza professionale per dichiarare correttamente il tuo conto Interactive Brokers.
L’obiettivo di questo articolo è proprio aiutarti a evitare questi problemi, darti una panoramica chiara e semplice di come muoverti e metterti nelle condizioni giuste per costruire la tua attività indipendente in modo sicuro e consapevole.