Il dj e producer di origine franco-ecuadoriana ha animato la serata del DumBO.
È lapalissiano dire che la musica elettronica, fin dai sui albori, si muove di pari passo con l’evoluzione tecnologica del mondo. E se la tecnologia, in fondo, si sviluppa spesso per sopperire a nuove esigenze di comunicazione da parte della società, allora si può dire che anche la musica elettronica ne segue il percorso. Nel senso che, con le sue forme “liquide”, si presta come terreno fertile per abbracciare idee, esprimere emozioni contemporanee – visto pure che, come sosteneva McLuhan: “The medium is the message”.
Ora, senza addentrarci in discorsi complessi che richiederebbero fin troppe righe, l’elettronica è il genere adatto per accogliere centinaia di influenze, rispecchiando quel “pastiche” dei più disparati riferimenti culturali, che rappresenta l’immagine della società postmoderna da più di cinquant’anni.
In tal senso, dal 2008 roBOt Festival – grazie all’associazione culturale Shape – si dedica non solo ad organizzare importanti eventi di musica elettronica a Bologna, ma anche ad approfondire le dinamiche di questa nostra “era digitale”, e a tracciare le connessioni che l’elettronica ha con altri rami dell’arte, fra cui soprattutto l’ambito visual. Un progetto che sfocia nell’arte contemporanea a 360 gradi, insomma.
Adesso che le restrizioni per gli eventi dal vivo si sono allentate, roBOt ha potuto dunque ricominciare a proporre eventi degni di nota. Negli ultimi mesi, sempre nel capoluogo emiliano, ha invitato a suonare nomi come North of Loreto, Godblesscomputers, Actress, Lena Willikens, Move D, ma anche Tamburi Neri e Nu Genea, mostrando le varie sfaccettature della loro proposta culturale.
Ad ospitare questi eventi è il DumBO, luogo che a Bologna è diventato punto di riferimento sia per la musica dal vivo, che per tante altre iniziative. Situato poco distante dalla Stazione Centrale, può contare su uno spazio di circa quarantamila quadri, e su grandi strutture riqualificate, che un tempo facevano parte di un’area industriale-ferroviaria.
Venerdì 27 maggio roBOT ha organizzato qui un evento suddiviso in due parti: uno situato all’aperto, gratuito, nella “Baia”, ed uno al chiuso, all’interno dell’enorme capannone soprannominato “Binario Centrale”. Nella “Baia” hanno suonato Dj P!sta, Steve Pepe, Eva Geist, Filibalou – che si è alternato, in realtà, fra le due zone – mentre al “Binario” RBTSS, e il nome di punta, Nicola Cruz. La scelta di suddividere in due l’evento è sembrata azzeccata, dando la giusta varietà alla proposta musicale della serata, mantenendo però il “fil rouge” sonoro con l’headliner – ovvero improntato alla sperimentazione.
Steve Pepe, così come Eva Geist, già protagonisti in passato del roBOt Festival, sono tra i nomi più interessanti di una certa scena elettronica underground italiana. E venerdì hanno saputo creare il tappeto sonoro giusto per far muovere la gente, con il loro mix di sonorità tra i generi più diversi.
Un mix simile, concettualmente, che riguarda Nicola Cruz. Nato in Francia ma di origine ecuadoriana, fin dal 2015 ha saputo mischiare l’elettronica con le melodie tipiche del paese sudamericano, anche quelle più ancestrali, ricollegandosi spesso a un’idea “spirituale” della musica. Nicola Cruz punta su un tipo di ricerca sonora, miscelando influenze autobiografiche a, appunto, una certa elettronica, che funge da collante, ma che serve anche ad unire le persone, in ambito live, per far vivere un’esperienza collettiva che porti ad “elevarsi”, andare oltre, sempre insieme.
Il live che ha portato al DumBo ha rispecchiato in pieno certi principi. Proponendo una selezione più vicina all’orbita “clubbing”, dance, invece che a certe sue produzioni più vicine invece al semplice ascolto “privato”, calmo, Nicola Cruz ha saputo coinvolgere benissimo la pista. Merito anche dei visual alle sue spalle, che si sono mescolati ottimamente al concept musicale.
Una serata, quindi, dove l’elettronica è riuscita ad “alleggerire” l’ego dei presenti, e a far sì che si creasse una bella atmosfera rilassata, d’unione. Un altro punto in più per il roBOt, che da tempo ormai è garanzia di ricercatezza intellettuale, oltre che musicale.