Consigli letterari di giugno

Novità, riscoperte, rarità. La breve selezione letteraria – fatta pensando proprio al concetto di “outsiders” – privilegia le realtà maggiormente propense a stuzzicare l’interesse di un lettore onnivoro e curioso, magari desideroso di avventurarsi in qualche azzardo letterario… A cura di Alessio Moitre. 

E che basta! Che poi la gente o il volgo, non sanno cosa leggono anche perché li si prende per impotenti. Dunque con evidente soppalcamento delle ambizioni, si propongono cinque titoli che sanno di ricercato. Il motivo sta che non sono mica tanto noti e sono prodotti da cinque case editrici che se non le conosci, giri a vuoto e nulla più. Almeno a giugno, che arrivano i sogni, potremo tentarci a spararla alta, magari addirittura mancare per cattiva balistica ma per quanto concerne le aspirazioni, quelle, nella saccoccia a spalla, c’è le siamo portate.

 

E. e J. Goncourt, “Venezia di Notte”, Damocle

Due passi. Preziosità dell’ultimo anno. Rivalutata la camminata, possiamo anche riprenderla in sede letteraria. La Damocle, splendida casa editrice veneziana, fa come al solito il suo lavoro e lo porta avanti oltre le mareggiate e le pandemie. Questo loro ultimo testo è di una coppia celebre celebre, i fratelli Goncourt, scrittori rari ed osservatori accaniti. Di notte è differente. Anche la Venezia venetaitalicaasburgica, che se metti la sua storia attaccata, non è comunque tutto.

Aleksandr Puskin, “La mia sorte è segnata. Mi sposo…”, Henry Beyle edizioni

Già il titolo potrebbe acclimatare generazioni di uomini. Addirittura possiamo ignorare la casa editrice che macina chicche come se fosse irrazionale. Ma poi perché ricascare su Puskin? Dalla Russia giungono conati o vitalità, basta prendere il periodo e scegliere dal mazzo. Gli autori russi hanno aiutato l’Occidente ad identificarsi e come non poterlo fare un’altra volta con il privato mondo? Ritorniamoci dalle loro parti. Con più accortezza che in passato.

Adlène Meddi,”1994”, Hopefulmonster

Hopefulmonster: casa editrice prima nota, poi meno ed oggi ridestata. Fa piacere sempre. Soprattutto per le sue prime proposte. In gennaio è uscito “1994”, di Adlene Meddi. Ci troviamo ad Algeri, anni novanta. Un paesaggio che non saprei descrivere ma che nelle corde del giornalista e reporter algerino, diventa il primo depositario del nostro interesse. Un panorama, quello del Nord Africa che ci riguarda di prepotenza e che narra, in fondo, una collisione con gli anni odierni.

Jean Giraudoux, “La lettera anonima”, Via del Vento edizioni

La casa editrice pistoiese è composta di buon gusto letterario. Il numero delle pubblicazioni è davvero ragguardevole e la loro cura ha del frugale e della piacevolezza frammiste. Non conoscevo Giraudoux e di conseguenza nemmeno la sua produzione. Una buona occasione per emanciparsi dall’ignoranza e pare che tutte le altre pubblicazioni siano state fabbricate a questo scopo. Notiamo anche il costo dei testi, la specificità e la totale mancanza di adeguamento al modesto.

Vittoria Ocampo, “338171 T.E.(Lawrence d’Arabia), Settecolori

L’infatuazione per il personaggio non è certo parente di un periodo storico o durò sino a quando il protagonista fu in vita. C’è dell’altro e la scrittrice, nonché editrice della celeberrima Sur (inoltre rivista), poteva ben parlarne. L’analisi dell’uomo e del mito Lawrence ha ampie aperture nel campo psicologico, storico, letterario ed è un momento di analisi che principia dalle osservazioni della Ocampo, che si incrociarono a puzzle con l’istinto del britannico.