Le mostre da vedere a Torino tra ottobre e novembre

Musei e gallerie rimangono aperti, per ora: onoriamo il lavoro ed il valore dell’arte e della cultura. Segniamo in agenda tutte le mostre da visitare durante queste settimane di “convivenza” col concetto di coprifuoco. Elenco in continuo aggiornamento. 

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Capa in Color – Sale Chiablese dei Musei Reali

Capa mostra Torino 2020 2021

Per la prima volta in Italia, i Musei Reali presentano una raccolta di oltre 150 immagini a colori di Robert Capa, lettere personali e appunti dalle riviste su cui furono pubblicate. L’esposizione è nata da un progetto di Cynthia Young, curatrice della collezione al Centro Internazionale di Fotografia di New York, per illustrare il particolare approccio di Capa verso i nuovi mezzi fotografici e la sua straordinaria capacità di integrare l’uso del colore nei reportage realizzati tra il 1941 e il 1954, anno della morte. La collezione è presentata da ICP-International Center of Photography, grazie a ICP Exhibitions Committee e ai fondi pubblici del New York City Department of Cultural Affairs in partnership con il consiglio cittadino.

Robert Capa è internazionalmente noto come maestro della fotografia in bianco e nero, ma ha lavorato regolarmente con pellicole a colori fino alla morte, nel 1954. Sebbene alcune fotografie siano state pubblicate sui giornali dell’epoca, la maggior parte degli scatti a colori non erano mai stati presentati in un’unica mostra. Dichiara Enrica Pagella, Direttrice Musei Reali:

«La verità è l’immagine migliore, la miglior propaganda. Con questa frase celebre, Robert Capa afferma l’importanza del mezzo fotografico come arma di testimonianza e di denuncia. Noto universalmente come figura emblematica del fotoreporter di guerra, Capa documentò in bianco e nero i principali conflitti del Novecento, dalla guerra civile spagnola alla Seconda Guerra Mondiale, dal conflitto arabo-israeliano alla prima guerra di Indocina. Sperimentò l’uso del colore mentre si trovava sul fronte della seconda guerra sino-giapponese, nel 1938, e si avvicinò al cinema intervenendo in una pellicola prodotta da Luis Buñuel (Spagna 36) o quale fotografo di scena sul set del film Notorious, diretto da Alfred Hitc

hcock, che gli consentì di introdurre al neorealismo di Rossellini l’amata Ingrid Bergman. Un’estetica calata nella realtà e un uomo sempre pronto a misurarsi con le miserie, il caos e la storia, fino alla morte avvenuta nel 1954 in Vietnam, mentre scattava una foto. Capa è stato tra i fondatori della storica agenzia Magnum Photo

s con Henri Cartier-Bresson, David Seymour, Georges Rodger e William Vandivert nel 1947, ancora oggi tra le più importanti agenzie di fotogiornalismo mondiali. Dopo la Seconda Guerra Mondiale la sua poetica si concentrò soprattutto sulle pellicole a colori, ritraendo la vita decadente dell’alta società europea per le riviste, così come attori e artisti. A questa produzione meno nota, ma altrettanto affascinante e inconsueta, è dedicata la mostra Capa in color: il percorso è costituito da 150 immagini che appartengono alla collezione conservata all’International Center of Photography di New York e che sono arrivate a Torino qualche mese prima dell’emergenza sanitaria. Grazie all’accordo con la Società Ares, è ora possibile presentare per la prima volta in Italia, in un’unica mostra, un ritratto della multiforme società internazionale del dopoguerra, grazie al sapiente ed elegante uso del colore. Una mostra importante, sia per la qualità delle immagini che per l’opportunità di estendere l’offerta dei Musei Reali all’attività di un grande maestro del Novecento. Una sfida espositiva che accompagna la ripresa dopo i mesi del confinamento, un modo per “andare più vicino” al pubblico e alla vita, proprio come suggeriva uno degli insegnamenti di Capa: Se le vostre foto non sono abbastanza buone, non siete andati abbastanza vicino».

La mostra Capa in Color è prodotta dalla Società Ares con i Musei Reali e allestita nelle Sale Chiablese dal

26 settembre 2020 al 31 gennaio 2021.

Sito: capaincolor.it Infoline: 338 169 1652 – info@capaincolor.it

Orario di apertura: dal martedì al venerdì dalle 10.00 alle 19.00; sabato e domenica dalle 10.00 alle 21.00 (ultimo ingresso un’ora prima della chiusura)

Biglietti: intero € 13, ridotto: € 10 (over 65, insegnanti, giornalisti non accreditati, tessere convenzionate), ridotto ragazzi € 5 (ragazzi tra 11 e 18 anni compiuti). Pacchetto famiglia: fino a 2 adulti € 10 cad. e ogni ragazzo tra 11 e 18 anni € 5 cad. Omaggio: possessori dell’Abbonamento Piemonte Musei, Torino Card, bambini da 0 a 10 anni, persone con disabilità, dipendenti MIBACT, giornalisti in servizio previa richiesta di accredito all’indirizzo info@capaincolor.it – I biglietti possono essere acquistati online sul sito capaincolor.it

Diritti di prenotazione e prevendita: singoli € 1.50, gruppi € 18 per gruppo

Gruppi: i gruppi (fino a 12 pax) potranno accedere in mostra prenotandosi obbligatoriamente tramite e-mail: info@capaincolor.it, solo per le seguenti fasce orarie: dal martedì al venerdì, con ingresso riservato tra le 9.30 e le 10.00 e tra le 18.00 e le 19.00; sabato e domenica, con ingresso tra le 13.00 e le 14.00. Tempo di permanenza massimo: 1 ora

Attività didattiche a cura di CoopCulture (tariffe biglietto escluse): visita mostra scuole € 60,00, visita mostra + laboratorio: € 80,00, prenotazioni e informazioni al numero +39 338 169 1652 o via e-mail info@capaincolor.it

Aperture straordinarie: 1 ottobre: 10-21, 1 novembre 10-21, 7 dicembre 10-19, 8 dicembre 10-21, 24 dicembre 10-17, 26 dicembre 10-21, 28 dicembre 10-19, 31 dicembre 10-17, 1 gennaio 14-21, 4 gennaio 10-19, 6 gennaio 10-21. Chiuso venerdì 25 dicembre.

Paolo Ventura. Carousel – Camera

Paolo Ventura mostra Torino

Dal 17 settembre all’8 dicembre CAMERA ospita Carousel, un percorso all’interno dell’eclettica carriera di Paolo Ventura (Milano, 1968), uno degli artisti italiani più riconosciuti e apprezzati in Italia e all’estero. Dopo aver lavorato per anni come fotografo di moda, all’inizio degli anni Duemila si trasferisce a New York per dedicarsi alla propria ricerca artistica. Sin dalle sue prime opere unisce una grande capacità manuale a una visione poetica del mondo, costruendo scenografie all’interno delle quali prendono vita brevi storie fiabesche e surreali, immortalate poi dalla macchina fotografica. Con «War Souvenir» (2005), rielaborazione delle atmosfere della Prima Guerra Mondiale attraverso piccoli set teatrali e burattini, ottiene i primi importanti riconoscimenti, come l’inserimento all’interno del documentario della BBC «The Genius of Photography» nel 2007. Dopo dieci anni negli Stati Uniti, rientra in Italia dove realizza alcuni dei suoi progetti più celebri, all’interno dei quali mescola fotografia, pittura, scultura e teatro, come ad esempio nella scenografia di «Pagliacci» di Ruggero Leoncavallo, frutto dell’importante collaborazione con il Teatro Regio di Torino, di cui CAMERA ha esposto alcuni lavori preparatori a gennaio 2017.

In quest’occasione le sale di CAMERA presentano alcune delle opere più suggestive degli ultimi quindici anni – provenienti da svariate collezioni, oltre che dallo studio dell’artista – in un’assoluta commistione di linguaggi che comprende disegni, modellini, scenografie, maschere di cartapesta e costumi teatrali. Non si tratta, tuttavia, di un percorso lineare né di una retrospettiva, quanto piuttosto di una messa in scena di tutti i temi ricorrenti della sua poetica, fra i quali spiccano quello del doppio e della finzione. In mostra anche due progetti inediti: «Grazia Ricevuta», rivisitazione affettuosamente ironica del tema dell’ex voto, e “La Gamba Ritrovata” frutto di una residenza svolta presso l’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione di Roma, avviata grazie alla collaborazione fra CAMERA e l’ente ministeriale.

Curata da Walter Guadagnini, con la collaborazione di Monica Poggi, la mostra sarà accompagnata dalla pubblicazione della prima monografia dedicata all’opera di Paolo Ventura. Il volume, edito da Silvana Editoriale, ripercorre quindici anni di attività dell’artista attraverso la presentazione di ventuno serie realizzate dal 2015 a oggi, offrendo un’interpretazione singolare e assolutamente originale della staged photography. Oltre al saggio dello stesso Guadagnini, al suo interno troviamo un testo della scrittrice e critica letteraria Francine Prose e una lunga intervista di Monica Poggi.

Per le informazioni sulle visite guidate, cliccare qui.

Helmut Newton. Works – GAM

Helmut Newton

La GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino apre la stagione espositiva del 2020 inaugurando la grande retrospettiva Helmut Newton. Works, promossa da Fondazione Torino Musei e prodotta da Civita Mostre e Musei con la collaborazione della Helmut Newton Foundation di Berlino.

Il progetto espositivo è a cura di Matthias Harder, direttore della fondazione tedesca, che ha selezionato 68 fotografie con lo scopo di presentare una panoramica, la più ampia possibile, della lunga carriera del grande fotografo che sin dagli inizi non ha mai smesso di stupire e far scalpore per i suoi concetti visivi veramente unici. Il risultato è un insieme di opere non solo particolarmente personali e di successo, ma che hanno raggiunto un pubblico di milioni di persone anche grazie alle riviste e ai libri in cui sono apparse, e alle mostre delle sue foto.

La fotografia di Helmut Newton, che abbraccia più di cinque decenni, sfugge a qualsiasi classificazione e trascende i generi, apportando eleganza, stile e voyeurismo nella fotografia di moda, esprimendo bellezza e glamour e realizzando un corpus fotografico che continua a essere inimitabile e ineguagliabile”, afferma Matthias Harder.

Nel percorso di mostra si spazia dagli anni Settanta con le numerose copertine per Vogue, sino all’opera più tarda con il bellissimo ritratto di Leni Riefenstahl del 2000, offrendo la possibilità ai visitatori di comprendere fino in fondo il suo lavoro come mai prima d’ora.

Quattro sezioni che rendono visibile come in questo lungo arco di tempo, Newton abbia realizzato alcuni degli scatti più potenti e innovativi del suo tempo. Numerosi ritratti a personaggi famosi del Novecento, tra i quali Andy Warhol (1974), Gianni Agnelli (1997), Paloma Picasso (1983), Catherine Deneuve (1976), Anita Ekberg (1988), Claudia Schiffer (1992) e Gianfranco Ferré (1996). Delle importanti campagne fotografiche di moda, invece, sono esposti alcuni servizi realizzati per Mario Valentino e per Thierry Mugler nel 1998, oltre a una serie di importanti fotografie, ormai iconiche, per le più importanti riviste di moda internazionali.

L’obiettivo di Newton aveva la capacità di scandagliare la realtà che, dietro il gesto elegante delle immagini, permetteva di intravedere l’esistenza di una realtà ulteriore, che sta allo spettatore interpretare.

Helmut è un gran manipolatore. Sa esattamente quello che vuole ed è implacabile nel cercare di ottenerlo sulla pellicola. Gli piace la teatralità della fotografia. Le modelle diventano le sue creature, i suoi personaggi” (June Newton)

La fotografia di moda, ad esempio, non solo descrive ma ridefinisce lo spirito dei tempi, mira a raccontare con le immagini storie emozionanti e sorprendenti, compito per il quale Newton si è sempre mostrato all’altezza spingendosi sempre oltre la normale prassi, intrecciando una narrazione parallela, talvolta tinta di surrealismo o di suspense, travalicando i tradizionali approcci narrativi, è intrisa non solo di lussuosa eleganza e sottile seduzione, ma anche di riferimenti culturali e di un sorprendente senso dell’umorismo.

Il chiaro senso estetico di Newton pervade tutti gli ambiti della sua opera, oltre alla moda, anche nella ritrattistica e nella fotografia di nudi. Al centro di tutto le donne. Ma l’interazione tra uomini e donne è un altro motivo frequente della sua opera.

La moda è stato il mio primo desiderio, sin da ragazzo. E, ovviamente, volevo diventare un fotografo di Vogue” (Helmut Newton).

Newton era in grado di trasformare luoghi banali in palcoscenici teatrali dai forti contrasti o particolarmente minimalisti per i suoi scenari assolutamente non convenzionali: “Non m’interessa il buon gusto. (…) Mi piace essere l’enfant terrible” (Helmut Newton).

Uno dei set fotografici preferiti era il garage del suo condominio a Monaco, con modelle e auto parcheggiate disposte a formare un dialogo visivo.

Helmut Newton morì improvvisamente il 23 gennaio 2004 a Los Angeles, prima di poter assistere alla completa realizzazione della Fondazione a lui dedicata.

Helmut Newton Works è il titolo del grande volume edito da Taschen che comprende anche le foto esposte in mostra e ne rappresenta idealmente il catalogo.

Orari di apertura: giovedì e venerdì: 12.00 – 19.00 – sabato e domenica 10.00 – 19.00
CHIUSO IL LUNEDI MARTEDI E MERCOLEDI

La biglietteria chiude un’ora prima.

Biglietti: Intero 10,00€ Ridotto 8,00€ Ingresso gratuito Abbonamento Musei e Torino Card

MAGGIORI INFORMAZIONI

Andy Warhol Palazzina di Caccia di Stupinigi

Andy Warhol mostra Torino 2020 2021

Dal 24 ottobre  2020 al  31 gennaio 2021 presso la PALAZZINA DI CACCIA DI STUPINIGI

ANDY WARHOL è … SUPER POP!

ANDY WARHOL Through the Lens of Fred W. McDarrah          

Il viaggio estroso e colorato nella vita di Warhol attraverso le lenti di McDarrah, per conoscere genio, creatività ed innovazione del padre della Pop Art. Per comprendere il suo mondo, la sua essenza di uomo e la sua opera, capace di influenzare l’arte ed il pensiero della società contemporanea.  

Per la prima volta a Torino, un’esposizione unica che raccoglie oltre settanta opere ufficiali: fotografie, serigrafie, litografie, stampe, acetati, ricostruzioni fedeli degli ambienti e dei prodotti che Warhol amava e da cui traeva ispirazione.

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Sailor Moon – Mufant

Sailor Moon Torino mostra

Da giovedì 24 settembre 2020 al 10 gennaio 2021 è possibile visitare la mostra nei consueti giorni e orari di apertura del museo: da gio. a dom. dalle 15:30 alle 19:00.

Si accede alla mostra temporanea, senza prenotazione, con i biglietti standard del museo i quali comprendono la visita al percorso espositivo permanente.

LA MOSTRA

Tre sale del museo saranno dedicate alla mostra «Sailor Moon: 25 anni in Italia», in esposizione dal 19 settembre 2020, in occasione dell’inaugurazione del Festival, al 10 gennaio 2021.
La mostra, con circa 300 pezzi, celebra i 25 anni dall’arrivo di Sailor Moon in Italia: partendo dal fenomeno italiano, si va alla scoperta delle origini del personaggio, fino a celebrarne l’importanza per il femminismo e per la comunità LGBT che l’ha incoronata icona gay. In esposizione giocattoli e materiale scolastico italiano, riviste, gadget, e il merchandise uscito per l’anniversario giapponese, tra oggetti magici e bambole.
L’artista Davide La Montagna, cultore romantico di anime giapponesi, arricchirà la mostra con interventi site specific dedicati alla protagonista dell’esposizione e con opere che ha realizzato per l’occasione.

La mostra è curata da Leone Locatelli, Silvia Casolari e Davide Monopoli in collaborazione con heroica.it, sito dedicato alle figure femminili nell’immaginario collettivo, e vede il prezioso contributo di Nino Giordano, che ha lavorato al rilancio italiano di Sailor Moon nel 2010-2011. La locandina dell’evento è stata realizzata da Pietro Antonazzi.

Push The Limits – Fondazione Merz

Fondazione Merz

La Fondazione Merz compie 15 anni e, nel riaprire al pubblico i suoi spazi dopo la chiusura imposta dal COVID 19, torna e rilancia con un grande progetto espositivo che già nel titolo si propone come un invito ad andare oltre e ad esercitarsi al futuro.

PUSH THE LIMITS è un progetto che indaga su come l’arte si ponga al limite per spostare di continuo l’asse del pensiero, della percezione e del discorso per immettere nuovi elementi; dire sì o no quando la “normalità” esita; evidenziare quello che è suggerito nel presente e non rimanere fermi.

Le artiste che abbiamo invitato e che generosamente ci hanno accompagnato anche durante il periodo del lockdown hanno colto quest’occasione per riaffermare l‘urgenza di liberare l’infinità dei possibili.

Massimo Vitali. Costellazioni umane – Museo Ettore Fico

Massimo Vitali Torino 2020

Da venerdì 25 settembre a domenica 20 dicembre 2020

La mostra si articola in circa 30 opere scelte in venticinque anni di produzione dell’artista. Il percorso espositivo non scandito in ordine cronologico è, a tutti gli effetti, una sorta di mostra antologica. Per chi conosce l’opera di Vitali sarà importante ritrovare le spiagge italiane assolate e gremite di gente in vacanza (1995), ma sarà anche una sorpresa vedere, per la prima volta in assoluto, gli scatti dei concerti di Jovanotti nel suo ultimo tour italiano del 2019.

L’opera di Massimo Vitali attinge esteticamente alla storia dell’arte e non solo a quella della fotografia. Italiano d’origine, anglosassone di formazione e con una visione internazionale e attenta all’evolversi della ricerca d’avanguardia a cavallo tra il secolo scorso e quello attuale, l’artista appare come un fotografo incline a non lasciare tracce nelle sue opere di momenti legati a fatti storici identificabili. Il suo mondo estremamente raggelato e cristallizzato, appare come sospeso in un fermo immagine cinematografico. Non vi sono mai dettagli identificabili con fatti storici attuali, se non per i titoli che, talvolta, rimandano a raduni affollati o a serate di divertimento in discoteca.

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Esposizione: 22 settembre – 14 novembre

Dalla presentazione sul sito della galleria: “Avevo riportato uno scritto e lo reputavo calzante. Convinto, me ne ero distaccato, facendo attenzione all’impaginazione preoccupandomi in seguito sul dove diffonderlo e le varie pratiche che rendono abitudinario il campo dell’arte. Non mi ero accorto di aver omesso uno dei temi principe dell’anno in corso: la scomodità. Eh sì che c’è ne sarebbe da trarne un trattato tra impacci sanitari, professionali, sociali, civili. Eppure la creatività, in certi casi, la sperimenta da prima e lo fa nelle diverse inclinazioni che rendono l’artista un picaresco soggetto. Barbara Fragogna per esempio si è trasferita di recente a Padova ed il suo studio (che avevo la fortuna di poter frequentare a pochi passi da casa) era un groviglio amazzonico di colori e di certe opere impilate si immaginava la complessità nel trasporto.

Poco prima di partire ci accordammo per riporne una parte in galleria ed io, senza averle mai vedute, me le sono ritrovate. È stato deciso, da una figura sacrale senza dubbio (o dalla saggezza di Barbara?), che le reputassi una scoperta e che fosse giusto renderle pubbliche perché di vita espositiva ne avevano fatta ben poca, se non proprio nessuna. Ed era obiettivamente scandaloso. Dunque tutte nel salone alla mercé delle critiche del pubblico.

E nella sala affianco l’opera di Elena. Senza cognome perché quando abbiamo parlato per la prima volta del suo progetto (faceva caldo ed eravamo ignoranti in materia di pandemie) c’era una donna che nell’arco strettissimo di un anno o poco più aveva deciso che andava in vacanza, metteva a posto due cose, si sposava, cambiava appartamenti e studi in un frullio inesausto e faceva un figlio. Un tifone al cui fondo c’era la Tortia, che doveva riprendere a fare l’artista perché semplicemente ne aveva voglia, come natura ordina. Avrebbe fatto un libro “scomodo”, su un soggetto altrettanto scomodo, incastrando le sue giornate fra varie scomodità per realizzare tra galleria e studio un progetto davvero scomodo. Ecco tutto. Sono due storie che ritenevo giusto mettere in scena. Così è nata questa mostra.”

Novecento in Cortile – Museo Accorsi-Ometto

Novecento mostra torino 2020

Dall’8 luglio all’11 ottobre 2020

NOVECENTO IN CORTILE

Omaggio ai grandi maestri della scultura contemporanea

A cura di Bruto Pomodoro

Dopo quasi tre mesi di chiusura forzata, dovuta al Covid-19, il Museo Accorsi-Ometto riapre le sue sale e il suo splendido cortile, nel cuore di Torino, con una mostra di sculture che rende omaggio a sei grandi artisti del Novecento, fra i maggiori interpreti internazionali della scultura del dopoguerra.

LE OPERE

In mostra si possono ammirare il monumentale Mercurio (anni ’80) di Arman, uno fra i massimi esponenti del nouveau réalisme, famoso per le sue accumulazioni, per gli strumenti musicali e per le sue frammentazioni, oggetti che differiscono fra loro solo per qualche dettaglio, sezionati dal loro insieme; i bronzi patinati Tensione verticale  (1963-64) e Sole deposto (1982) di Gio’ Pomodoro, testimonianze di due diversi cicli produttivi del Maestro marchigiano, quello delle “Tensioni”, opere che cercano di definire il concetto di vuoto, inspodestabile, e dei “Soli”, archetipi geometrici di uno dei simboli più rappresentativi dell’umanità, fabbrica d’energia senza proprietari, come amava definirlo egli stesso; la grande terracotta Cavalcata interrotta (1990) di Paolo Borghi che ben rappresenta la sua poetica di rivisitazione dell’arte classica e di indagine sul mito; il maestoso acciaio satinato Asteroide (2017) di Riccardo Cordero in cui la forma plastica astratta, una struttura signica attentamente progettata, è posta in dialogo con lo spazio circostante, di cui l’opera ne attiva la realtà fisica; i due grandi bronzi di Igor MitorajIcaro alato (2000) e Luci di Nara pietrificata (2014), che testimoniano la visione postmoderna dell’artista che, attraverso le fratture presenti sulla figura, alludenti al frammento e al reperto antico, ci ricordano la situazione dell’uomo contemporaneo con le sue fratture e la sua perdita di identità; infine, di  Ivan TheimerTobiolo (1999), Tartaruga con montagna (2004), Medusa (2005) e Arione con delfino (2008), quattro opere in bronzo di diverse dimensioni fra loro collegate da un unico denominatore: un  solido impianto classico che riecheggia ai miti rappresentati dalla scultura greca, alla simbologia egizia dei grandi Obelischi fino al manierismo toscano, dove figura umana e mondo animale giocano fra loro in simbiosi plastica, per ricordarci che siamo tutti parte di un unicum.

Cinemaddosso. I Costumi di Annamode da Cinecittà a Hollywood

Cinemaddoso mostra Torino

La mostra, a cura di Elisabetta Bruscolini,  racconta il talento, la creatività e la sapienza artigianale della Sartoria Annamode che, dagli anni ‘50, continua con passione a realizzare abiti che hanno reso i nostri costumisti famosi a livello internazionale.
È a questo insieme di conoscenza, attenzione, arte e manualità che si vuole rendere omag­gio, rivelando da vicino tutto quel mondo, fatto di capacità, amore e passione.
Un mondo che le sorelle Allegri hanno rappresentato e che le nostre sartorie cinematografiche e i nostri talentuosi costumisti condividono con i grandi stilisti, contribuendo al successo del brand del made in Italy.
In un visionario percorso espositivo sono messe in scena le “opere” più rappresentative della sartoria, dagli anni della “Dolce vita” ai nostri giorni con costumi realizzati per grandi produzioni internazionali.
Parte integrante del racconto le immagini multimediali che consentiranno al pubblico di immergersi nel mondo magico del cinema, in un laboratorio virtuale ricco di tessuti e colori, guar­nizioni e accessori e vivere il mondo affascinante dove l’arte, l’artigianato, il cinema si fondono per trasformare gli attori in personaggi.

Ad aprire e chiudere la mostra un omaggio a Federico Fellini e a Piero Tosi, alla loro straordinaria moder­nità e inventiva. In questa sezione sono presentati gli abiti di plastica della sfilata dell’episodio di Toby Dammit dal film Tre Passi nel Delirio (1968), la cui realizzazione è stata assolutamente inno­vativa per l’epoca e che non sono quasi mai stati esposti per la loro delicatezza e  estrema rarità.

Infine l’omaggio della Storica Sartoria a Torino e al Museo Nazionale del Cinema: un abito del tutto originale e particolare, ispirato alla Mole e summa di tutte le lavorazioni più preziose cui la sartoria ha dato vita nella sua lunga storia.

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È  online il sito www.cinemaddosso.com: qui la mostra è a disposizione del pubblico, gratuitamente, e viene raccontata con video, approfondimenti, testi e ipertesti, curiosità e schede didattiche.

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La mostra cinemaddosso è prorogata fino al 18 gennaio 2021.

Forma/Informe. La fase non-oggettiva nella fotografia Italiana 1935-1958 – GAM

Forma/Informe mostra torino

Da 24 Giugno 2020 a 8 Novembre 2020

a cura di Antonella Russo

Wunderkammer GAM

Visite guidate: a partire dal 12 luglio ogni domenica alle 15.00. Costo: 6€
Info e prenotazioni: 011 5211788 prenotazioniftm@arteintorino.com

La GAM di Torino inaugura negli spazi della Wunderkammer Forma /Informe, mostra dedicata alla nascita della fotografia non-oggettiva e informale in Italia. Una selezione di 50 stampe vintage e originali in gran parte inedite di 7 grandi fotografi, provenienti da importanti archivi italiani e da prestigiose collezioni d’arte internazionali e 23 rare pubblicazioni. La mostra è frutto di una originale indagine sulla fotografia sperimentale italiana dalla metà degli anni trenta alla fine degli anni cinquanta del Novecento, curata da Antonella Russo, storica e teorica della fotografia.

Forma/Informe può essere definita come “Un viaggio al termine della forma” della fotografia italiana del dopoguerra, partendo dalle indagini sul luminismo fotografico di Giuseppe Cavalli (1904-1961) e dalla sperimentazione di Luigi Veronesi (1908- 1998), per poi passare a  considerare la  fase più compiuta dell’immagine non oggettiva con il grafismo ottico  di Franco Grignani (1908-1999), le cosmografie cromatiche di Pasquale De Antonis (1908-2001), la pioneristica ricerca sul materico di Piergiorgio Branzi (1928), fino a esaminare una serie di “scomposizioni” di Paolo Monti (1908-1982) e di Nino Migliori (1926), considerato oggi il protagonista indiscusso dell’informale fotografico empatico del secondo dopoguerra.

Il percorso prende il via dai lavori di Giuseppe Cavalli. In mostra opere come Pallina (1949) o Muretto (1950): immagini dai toni alti, volti a cogliere la valenza plastica delle cose e il “ritmo palpitante” negli oggetti.

Pittore, grafico, scenografo e fotografo, Luigi Veronesi nella sua lunga carriera produce immagini di accoppiamenti di positivo-negativo, inversioni tonali, sovraimpressione e immagini solarizzate. Tra queste, l’opera in mostra Le stelle dalla mia finestra (1940), immagine di un cielo senza luna attraversato da scie luminose e puntini bianchi, reso con graffiature che alternano il bianco e nero e grigio che danno movimento alla fotografia.

Franco Grignani, pittore e fotografo autodidatta e graphic designer, mette la fotografia a servizio della grafica con esperimenti di esposizioni multiple e sovrapposizioni di diversi negativi. A fine anni quaranta affina la sua ricerca moltiplicando le sue sperimentazioni: nascono così le “dissonanze percettive”, le “vibrazioni visive”, le “rotazioni formali” e le “tensioni visive”.

Del grande fotografo umanista Piergiorgio Branzi sono esposti scatti inediti della serie Montmartre (1954), vedute urbane del quartiere parigino ancora sconvolto dalle ferite della guerra, insieme a Mykonos (1957), che descrive la struttura e la materia stessa del paesaggio.

Uno dei protagonisti più autorevoli della fotografia italiana, Paolo Monti, dedica buona parte della sua ricerca alla fotografia “astratta” che, come scrive la curatrice in catalogo: “è una investigazione nel cuore della materia del mondo, un andare alle fondamenta della produzione di forme primordiali”.

Se l’Informale di Monti, almeno fino agli anni Cinquanta, è ancora legato alla ripresa fotografica, altri autori a lui contemporanei, avevano già iniziato a distaccarsene.

Pasquale De Antonis elabora una sua personale e particolare tecnica basata sull’utilizzo di più fonti luminose filtrate da uno schermo cartaceo forato in più punti, e in seguito perfeziona queste prime esperienze spingendosi a fissare direttamente sulla carta sensibile le mille forme che andavano assumendo gocce e liquidi oleosi o inchiostri densi versati su una lastra di vetro retroilluminata.

Nino Migliori ha iniziato a fine anni Quaranta lavorando in una minuscola camera oscura allestita in un angolo della cucina di casa, facendo uso di acidi per lo sviluppo e fissaggio applicati su ritagli di carta, perché un foglio intero era troppo prezioso. La carta veniva cosparsa di liquido di sviluppo e poi esposta alla luce artificiale, o solare o di una fiamma. Migliori denominò questo procedimento Ossidazioni. Altre esperienze, i Pirogrammi, sono ricavate da registrazioni di piccole bruciature inferte alla pellicola con una punta riscaldata o esposte a una fiamma, mentre gli Idrogrammi fissano tracce di gocce di acqua o liquidi schiumosi applicati sul lastrino dell’ingranditore; allora l’immagine appare un organismo vivente, una costellazione di cellule sospese come in un liquido amniotico.

La mostra è accompagnata da un catalogo bilingue in italiano e inglese curato da Antonella Russo ed edito da Silvana Editoriale, include 60 immagini, comprese le riproduzioni di tutte le fotografie esposte, una cronologia ragionata delle principali mostre, pubblicazioni ed eventi fotografici dell’epoca, saggio teorico e appartati biografici.

World Press Photo – Palazzo Madama

 

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La più importante mostra al mondo di foto­giornalismo torna in città.

Nata nel 1955 e con base ad Amsterdam, la Fondazione World Press Photo si distingue per essere una delle maggiori organizzazioni indipendenti e no-profit impegnata nella tutela la libertà di informazione, inchiesta ed espressione, promuovendo in tutto il mondo il fotogiornalismo di qualità.

Oltre ad offrire un ampio portfolio di attività comunicative, educative e di ricerca, la World Press Photo Foundation vanta il concorso di fotoreportage più prestigioso al mondo con la partecipazione annuale di oltre 6.000 fotoreporter, provenienti dalle maggiori testate editoriali mondiali come Reuters, AP, The New York Times, Le Monde, El Paìs per nominarne solo alcuni.

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La mostra internazionale sarà inaugurata ad Amsterdam ad aprile, prima di iniziare il suo tour mondiale in 100 città e 45 paesi.

Il concorso di World Press Photo rappresenta e concentra i più alti standard della fotografia d’attualità nella foto vincitrice dell’anno, la “World Press Photo of The Year”, selezionata nell’ambito di diverse categorie: Contemporary Issues, Environment, General News, Long-Term Projects, Nature, Portraits, Sports e Spot News.

Alcune delle immagini premiate con questo titolo sono diventate iconiche, altre hanno stabilito dei trend, altre ancora hanno influenzato il fotogiornalismo tanto da mutarne lo stile e dettarne gli standard.

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La mostra internazionale “World Press Photo Exhibition 2020” farà tappa a Torino, presso il Museo Palazzo Madama il 9 ottobre e rimarrà aperta fino al 18 Gennaio 2021.

Orari / Exhibition Times

Giovedì – Venerdì: 12:00 – 19:00
Sabato – Domenica: 10:00 – 19:00
(ultimo ingresso 60 minuti prima della chiusura)

Ticket
Possibilità di visite guidate a cura della cooperativa Theatrum Sabaudiae
0115211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com
info: www.palazzomadamatorino.it

TICKET INTERO: € 12,00

TICKET RIDOTTO: € 10,00

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