[INTERVISTA] “Swipe” per la lode: quando Tinder diventa una tesi di laurea

La Dottoressa Roberta Picatti, neolaureata nel corso di laurea magistrale in Comunicazione Pubblica e Politica con una tesi dal titolo Il dating online nell’Era di Tinder, ci guiderà in una riflessione sui risvolti sociologici dell’app di incontri e, in più, ci darà anche qualche consiglio su come farne uso in modo smart, per incontrare nuovi amici o – addirittura – per far correre la propaganda politica in tempo di campagna elettorale.


_di Valentina Borla

A due mesi dalla laurea, Roberta – di Venaria Reale –ci racconta in una breve intervista della sua tesi di laurea magistrale “Il dating online nell’era di Tinder”, con il sorriso smagliante di chi si è appena lasciata alle spalle 5 anni di studio. Roberta ha discusso il suo elaborato finale dal soggiorno di casa, emozionata e incredula per la situazione surreale di cui sono stati protagonisti i laureandi in tempo di pandemia.

Procediamo per ordine: com’è nata l’idea di studiare Tinder dal punto di vista accademico?

È nato tutto dal mio soggiorno in Marocco, mi sono accorta che Tinder aveva grande spazio di azione anche lì, quando il mio coinquilino ha cominciato ad utilizzarla. Non riuscivo a capire come l’app potesse conciliarsi a un contesto in cui le relazioni uomo-donna sono difficilmente vivibili al di fuori della famiglia e del matrimonio, poiché ostacolate da una tripla illegittimità – religiosa, sociale e legale – e quindi ho provato ad ipotizzare una ricerca tesi che comparasse Italia e Marocco, nel tentativo di verificare eventuali differenze di significato nell’uso dell’app. Ahimè, per una serie di ragioni, ho dovuto sospendere la parte sul Marocco e concentrarmi esclusivamente sull’Italia, però in futuro non mi dispiacerebbe riprendere in mano l’idea di partenza!

Tra i metodi impiegati ai fini della tua ricerca, hai scelto di effettuare alcune interviste a ragazzi di età compresa tra i 24 e i 32 anni. In base ai dati che hai raccolto da queste testimonianze, si può delineare un utente medio di Tinder? Se sì, a tuo parere appartiene a una categoria specifica?

Difficile delineare l’utente medio e non mi piace neanche troppo parlare di categorie. Oggi la platea Tinder è talmente ampia e variegata che si incontra veramente di tutto! Naturalmente gli utenti tinder vivono l’app nel comune obiettivo dell’incontro, tuttavia si approcciano al servizio animati da desideri che presentano sfumature differenti, le stesse che poi contribuiscono a definire le modalità con cui viene utilizzata l’applicazione.

C’è chi usa l’app per incontrare partner sessuali nell’ottica di un rapporto occasionale. Capita che, in questi casi, Tinder venga considerata quasi alla stregua di un distributore automatico di snacks! E mi azzardo a fare questa affermazione ripensando a quanto mi è stato detto durante un’intervista: “Come un’applicazione per ordinare cibo, Tinder è un’applicazione per ordinare persone!”. Altre volte, invece, Tinder va incontro alle esigenze di quegli individui che non hanno grandi possibilità di socializzare nella dimensione offline, per limiti di tempo, di personalità o di contesto, e desiderano incontrare partners con cui intraprendere una relazione sentimentale, romantica.

Infine, vi sono tutti quegli utenti che vivono l’applicazione in cerca di connessioni piacevoli e interessanti, senza però prefiggersi uno scopo preciso e senza precludersi nulla a priori, a volte anche solo perché sono in nuovi in città e non conoscono ancora nessuno. Poi, naturalmente, accanto a queste tre macro-tendenze generali ne esistono anche altre più specifiche e marginali. Il punto è che ormai Tinder è un ambiente di ritrovo di almeno un’intera generazione e quindi ne riflette i tratti!

 

Qual è generalmente il primo passo che fanno gli utenti Tinder per approfondire la conoscenza via chat?

Quando gli utenti desiderano portare avanti la conversazione, spostarla su un social diverso diviene quasi naturale. Questo perché Tinder porta alla connessione con l’altro, ma poi offre possibilità di espressione davvero limitate.

La tipica tappa intermedia, prima di un eventuale appuntamento offline, sembra essere Instagram: si chatta, si scambiano contenuti e grazie alle immagini spesso è anche possibile farsi un’idea più precisa dell’interlocutore. Whatsapp, in linea generale, risulta invece intervenire negli steps finali, quando vi è più confidenza e intimità. Ma non è una regola che vale per tutti: mi è capitato, ad esempio, di imbattermi in alcuni ragazzi/e che non hanno nessun social se non Tinder. È davvero curioso, se uno ci pensa, perché vuol dire che la persona rifiuta i social, ma poi cede alle app di incontri.

Parlando dei lati oscuri di Tinder: i profili fake vengono percepiti come un rischio?

Secondo me neanche troppo, credo che ormai siamo tutti abbastanza pronti a riconoscere profili fake. Sicuramente vi è l’urgenza, soprattutto dalla parte femminile, di comprendere quanta affidabilità sia giusto accordare al contatto Tinder, ed è anche per questo che si tende a spostare la conversazione su altri social più performanti. Durante le interviste alcuni ragazzi mi hanno confessato di aver incontrato donne che online sembrano essere totalmente differenti, questo perché magari avevano utilizzato foto ritoccate in modo da mostrare all’altra persona l’immagine ideale che avevano di sé. Ecco, il rischio più grande è quello di ritrovarsi davanti persone che disattendono totalmente le aspettative, ma questo fa parte del gioco!

Mi collego proprio all’ultima parola che hai detto: c’è il rischio reale che Tinder possa essere percepito come un gioco, e quindi creare dipendenza?

Tinder è un gioco! E lo è nella forma più subdola e controversa che si possa immaginare. Dico questo perché, diversamente da quanto accade con i giochi tradizionali, gli effetti prodotti dall’interazione con il gioco Tinder non rimangono intrappolati nella sfera del game e quindi della finzione, ma impattano necessariamente con la dimensione reale e potrebbero davvero condizionare la vita delle persone coinvolte.

Certo, Tinder è anche e prima di tutto un’app di incontri, ma è atipica e unica nel suo genere poiché, sfrutta elementi ludici con il preciso intento di persuadere gli utenti a non abbandonare il servizio o comunque a ritornarci ripetutamente. Tutti i profili, per esempio, sono presentati sotto forma di mazzo di carte ed è impossibile scoprire chi si nasconde all’interno del mazzo se prima non si compie una scelta nei confronti della carta che viene proposta. L’utente continua a scartare senza sosta in attesa di un match o di una carta interessante: è la logica dello swipe, quel gesto veloce e ripetitivo che si compie strisciando il dito sullo schermo. Tinder ha infatti tre regole fondamentali che la distinguono dagli altri servizi di incontri: lo “swipe”, il “match” e il “double opt-in”; quest’ultimo è senz’altro uno degli aspetti vincenti dell’applicazione, poiché permette di attutire il colpo di rifiuto mettendo in contatto solo persone che hanno espresso reciproco interesse.

Su Tinder tutto è studiato ad hoc per creare dipendenza… è un po’ come il gioco d’azzardo, cambia la ricompensa, ma i meccanismi che si innescano sono gli stessi!

Una parte della tua tesi è dedicata agli usi politici di Tinder in America, in occasione della campagna elettorale di Barnie Sanders. A tuo parere è un sistema che potrebbe funzionare anche in Italia?

Nel caso americano le elezioni erano presidenziali e la propaganda su Tinder è stata portata avanti in via del tutto informale da utenti che sostenevano il candidato, ma Sanders non sapeva nulla di tutto ciò. I militanti hanno creato profili personali di loro iniziativa e si introducevano ai loro contatti chiedendo di votare per Sanders. In questo modo Tinder ha contribuito a pluralizzare le arene discorsive diventando anche luogo di dibattito e confronto politico, occasioni da cui spesso i più giovani si sottraggono. L’aspetto positivo è proprio questo: la propaganda politica è partita dal basso, attivando la conversazione anche tra molti giovani e giovanissimi, platea apparentemente disinteressata e difficile da coinvolgere.

In Italia, in realtà, Tinder è già stata utilizzata in occasione delle elezioni comunali della città metropolitana di Milano! In quel caso fu proprio il candidato politico, Marco Cappato, a prendere l’iniziativa e a portare avanti la campagna social su Tinder. Secondo me il GPS e la conseguente possibilità di delimitare il campo di azione, potrebbero trasformare Tinder anche in uno strumento di inedita efficacia nei momenti di campagna elettorale. Sarebbe stato curioso sperimentare questa possibilità per l’imminente referendum, soprattutto se in modo competente e ragionato!

Ogni cosa ha un pre e un post Covid-19. Cos’è cambiato con l’arrivo della pandemia e com’è stata utilizzata l’applicazione nei mesi di lockdown?

Nei mesi di quarantena a mio avviso si è rivelato un palliativo per le distanze sociali, soprattutto per quelle persone che vivevano da sole. Molti hanno scaricato Tinder per la prima volta, nonostante prima fossero convinte che non l’avrebbero mai fatto. Dal canto suo l’applicazione ha dovuto modificare la sua stessa natura, interrompendo la catena di promesse trova-chatta-incontra proprio sul finale. Vista la limitazione dei contatti sociali, Tinder ha scelto di rendere gratuita la funzione “Passport”, per cui gli utenti hanno potuto scegliere diverse mete nel mondo e capire come fosse l’utenza Tinder in una particolare zona.

Il futuro di Tinder?

Sarebbe bello poter prevedere il futuro! Non lo so, l’applicazione si evolve velocemente, a volte anticipando anche quelle che potrebbero essere le esigenze del pubblico, altre azzardando mosse audaci. Adesso, per esempio, è stata introdotta la possibilità di effettuare videocall e non so sinceramente quanto gli utenti Tinder siano pronti ed interessati ad intrattenere videochiamate con sconosciuti! Da pochi giorni è stata inaugurata anche la funzione Swipe Night e pare che molti l’abbiano già sperimentata…

Ma aldilà degli aspetti più tecnici, onestamente, spero che la nostra generazione possa intuirne le potenzialità sfruttandole per dar forma a scenari positivi. Quest’estate, ad esempio, mi è capitato di avere un match con un ragazzo mentre ero in vacanza in un paesino di montagna sperduto: ci siamo visti, stranamente già dopo pochi scambi, e poi mi ha introdotta al suo gruppo di amici. Tutto ciò in via esclusivamente amicale, e così mi sono detta: «è così che in futuro dovrebbe funzionare Tinder!».

Dovremmo riuscire a creare una sinergia armonica tra vecchi e nuovi ambienti, senza dimenticare che solo una visione ampia e inclusiva può davvero garantire progresso!