Arashi è uno degli artisti emergenti più interessanti in circolazione. Dopo una manciata di singoli, qualche settimana fa è uscito il suo ep d’esordio, “Spiagge Adriatiche”. Con uno stile molto personale e un alto coefficiente di eleganza non potevamo non raggiungerlo e fargli un paio di domande.
Ci piace iniziare quest’intervista con te con una domanda che esula dal nuovo singolo “Futura”, di cui però parleremo a breve. Ovvero siamo proprio tanto curiosi di sapere cosa si provi, sia a livello di “artista” che a livello di “persona”, ad aprire i concerti di, tra gli altri, Cosmo e Achille Lauro?
Sono artisti che ascolto, mi piacciono molto entrambi. Il loro concerto mi ha coinvolto totalmente, ero in mezzo alle persone e mi sono lasciato trasportare.
Ma, come promesso, ecco che arriviamo al cuore dell’intervista, ovvero “Incubo”, il tuo nuovo singolo. La prima cosa che ci è “balzata agli occhi” è il fatto che sia stato prodotto da MAIOLE e la direzione artistica sia stata affidata al “duo delle meraviglie” Giovanni Riggio e William Merante: ci spieghi come è andata?
Milano ha sicuramente contribuito permettendomi di sperimentare e di conoscere nuovi metodi. Ho conosciuto Marco Maiole in studio durante una session, mi ha colpito la sua dedizione alla musica, ci siamo capiti. Inizialmente lavoravamo perlopiù a distanza, ad ottobre sono stato a Caserta ed abbiamo finito “Incubo”. Una volta ultimato il pezzo ho collaborato con Giovanni e William per dare forma visiva a tutto il lavoro che in questi mesi mi ha portato a “Incubo”. Anche qui, l’intesa è stata immediata, sono riusciti a veicolare molti aspetti della mia produzione musicale e di quella che è la mia identità artistica attraverso contenuti visivi chiari e puntuali.
“Incubo” tu l’hai descritto come un pezzo che “è malinconica e si proietta verso l’idillio, intenta a liberarsi dal superfluo”: ti piacerebbe ampliare il concetto, perché l’abbiamo trovato molto fascinoso e ci piacerebbe saperne di più!
Gli incubi sono la realtà che mi spaventa di più, ogni giorno possono essere qualcosa di diverso. A volte penso sia una fase naturale dello sviluppo e della crescita delle persone. Non sempre li capisco ma provo a interpretare. Ho imparato a riconoscermi per quello che sono.
La cifra della malinconia sembra far parte di te in maniera quasi “biologica”: sei una persona, oltre che un cantante, malinconico oppure è “solo” una caratteristica di stile musicale?
Sono più riflessivo che malinconico. Un po’ di malinconia c’è, ma attraverso le canzoni riesco a rielaborarla. A risolverla.
Quali sono i tuoi ascolti fissi e quali gli artisti che, nell’ultimo periodo, hai scoperto e che ti hanno maggiormente interessato?
Mi piacciono molto Mac DeMarco, Toro y Moi e Kiwanuka
A proposito ci sapresti dire dove potremo sentirti live prossimamente?
Se dovessi esprimere un desiderio tra dieci anni dove ti piacerebbe vederti? E, soprattutto, “impegnato” a fare cosa? Sicuramente mi vedrete in giro, ma per le prossime date non posso dire ancora nulla, se non che ho una band fantastica. Per quanto riguarda il futuro ho tanti progetti in testa da sviluppare, sicuramente mi vedo in studio a fare ciò che mi piace, la musica