Il cibo è scienza, salute, politica, economia, lusso, convivialità, fratellanza. Non si può contenere in una sola parola. Quindi bisogna che tutti questi mondi si uniscano e dialoghino fra loro in modo diretto, semplice e attento. Ed è proprio questo l’obiettivo del Festival del Giornalismo Alimentare, giunto alla quarta edizione.
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_di Elisabetta Galasso
Da Torino all’Europa, concentrandosi sui temi più urgenti del dibattito alimentare. Il soggetto formalmente organizzatore del Festival è l’Associazione culturale Pensare il cibo, ma l’idea è nata dentro lo spazio di lavoro di Via Verdi 20 di Torino, dove esperti della comunicazione ogni giorno si interrogano sul senso del proprio lavoro e su come svolgerlo al meglio.
Chi si ricorda il pranzo di Babette, libro della scrittrice inglese Karen Blixen da cui poi è stato tratto l’omonimo film nel 1987 potrà immaginare l’atmosfera respirata al Festival del Giornalismo Alimentare di Torino, una maratona di tre giorni (21, 22 e 23 febbraio) dedicata al cibo e all’alimentazione a 360 gradi.
Se nel libro la cuoca riunisce intorno a un luculliano banchetto, commensali che dopo aver goduto del buon cibo, tornano a casa felici dimenticando le loro discordie, allo stesso modo gli organizzatori del Festival hanno saputo creare un luogo di confronto tra giornalisti, blogger, comunicatori che ogni giorno hanno a che fare con il mondo del cibo.
A quest’edizione hanno partecipato oltre 1000 persone; si sono alternati 130 relatori, in 32 panel.
10 laboratori pratici, 21 le aziende Maestri del Gusto di Torino e Provincia che si sono alternate nei B2B, incontri volti a far incontrare liberamente le aziende con i professionisti della comunicazione alimentare creando rete personale al di là dei tre giorni del Festival. 4 eventi off e 6 press tour dedicati a scoprire più da vicino le aziende, mettendosi in gioco cucinando.
Grazie alla collaborazione con il Laboratorio Chimico della Camera di commercio di Torino, l’Istituto Zooprofilattico di Piemonte Liguria e Valle d’Aosta, INALPI, il Consorzio di Tutela Mozzarella di Bufala Campana DOP, Centrale del Latte di Torino, Eurofishmarket, Skretting, Assoittica e FoodLab, i partecipanti hanno avuto modo di sperimentare pratiche e acquisire conoscenze utili.
Il focus del Festival di quest’anno è stata la disinformazione alimentare che con l’avvento del web negli ultimi anni ha visto l’aumentare prepotente delle fake news.
Moltissimi i casi in cui le persone vedendo un video su un tal supermercato che provoca loro ribrezzo, non esitano a condividerlo sui social, innescando una reazione a catena senza fine. Si scopre poi che quel video era stato messo sul web anni e anni prima senza un reale approccio informativo. Le cosiddette “bufale” quindi, si basano proprio sulla parte emotiva delle persone e sono destinate a non finire mai. Possono però essere arginate grazie a giornalisti esperti che siano in grado di smascherarle trovando giuste e semplici parole adatte a un vasto pubblico. Pubblico e consumatore, in questo caso che sulla scia di queste notizie mendaci, si fa portavoce di argomenti che il più delle volte non conosce a fondo e si instaura quella che viene chiamata la condizione del secondo me piuttosto che rivolgersi a una persona autorevole in materia.
L’informazione sulle buone pratiche alimentari deve necessariamente passare dal mondo della scienza. Al festival molti medici, nutrizionisti, biologi, tecnici alimentari che in molti casi escono dall’idea un po’ obsoleta di topi da laboratorio e diventano divulgatori scientifici dal web, alla carta stampata, fino alle scuole che è tappa imprescindibile per far crescere gli adulti informati e consapevoli di domani.
Altra tappa fondamentale dei tre giorni di dibattito è stato approfondire il ruolo del critico gastronomico di fronte all’esigenza dei consumatori di essere informati su come mangiare bene, ma anche su come nutrirsi bene.
Ospiti del Festival dunque, i professionisti delle Guide alimentari italiane più famose: dalle Guide l’Espresso a quelle Slow Food passando per le Guide Gambero Rosso. Partendo dal presupposto che solo una Guida è in grado oggi di cambiare la vita ai ristoranti, la Guida Michelin, tutte le altre hanno l’obiettivo di dare qualcosa in più al lettore, ossia il giudizio critico. Tutte le Guide che sono state citate, si stanno dirigendo verso un ambito specifico, basti pensare alla Guida Osterie d’Italia o alla Guida Pizzeria d’Italia del Gambero Rosso unica Guida a parlare di pizza. Il cambiamento c’è e si vede; attraverso contenuti audio, podcast, Google Maps e accordi con le aziende di booking di tavoli come la più conosciuta TheFork, le Guide pur rimanendo eminenti sulla carta stampata, si stanno avvicinando sempre di più alle piattaforme del web.
Il valore della carta stampata dunque, non si perderà mai come si evince dalle riviste gastronomiche che continuano ad essere sfogliate e riposte in bella vista nelle case italiane. Questo è il caso di Cucina Italiana, una delle riviste gastronomiche più longeve, fondata nel 1929 e sempre al passo coi tempi, oppure a Dispensa, magazine semestrale indipendente creato nel 2013 arrivato al decimo numero. Riviste da collezionare, da leggere con calma per ascoltarne il fruscìo, fatte di storie raccontate con un doppio registro di parole e immagini.

Il cibo è stato analizzato anche come possibile fattore di integrazione per le popolazioni migranti, come scelta sostenibile per l’ambiente, ci si è interrogati sul mondo vegan e continua a mantenere saldo il ruolo di protagonista determinante nei sistemi finanziari.
L’Italia dunque si riconferma la culla dell’alimentazione e della cultura enogastronomica a livello internazionale. E Torino è la guida perfetta. È la capitale del gusto e delle eccellenze italiane, città attenta ai cambiamenti e intenta a valorizzare le piccole e medie imprese del territorio allo stesso tempo. Città sperimentatrice che prova a riunire dentro di sé tradizione e innovazione.
E allora come nel finale del pranzo di Babette questa quarta edizione del Festival del Giornalismo Alimentare si è animata di brindisi e sorrisi, con la speranza che il dialogo alimentare si concluda sempre così come una felice danza sotto le stelle tenendosi per mano.


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In copertina: assaggi a cura di Macelleria Giampaolo Cru