Le geometrie perfette degli insetti nella Stanza delle Meraviglie di Alice Padovani

Come un diamante all’interno del grande contenitore che è Paratissima, la personale di Alice Padovani (classe 1979 e vincitrice del Talent Prize di Paratissima Bologna 2018), intitolata Corpus e curata da Camilla Ballor e Carolina Bottisio, riesce a brillare e farsi notare all’interno dello splendido caos della manifestazione che, nata come “spin-off” di Artissima, è oramai una delle chiavi di volta della settimana dell’arte contemporanea torinese.

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_di Giorgio Bena

Proprio come per un diamante la qualità di questa mostra non si trova tanto nella dimensione (una sola stanza al piano terra del complesso che ospita l’evento) ma nel taglio: nello specifico nella capacità di rievocare con una spiccata sensibilità contemporanea le Wunderkammer tanto care ad una certa tradizione collezionistica, esposizioni di preziosi cimeli pensate per stupire il visitatore.

Del resto il titolo è emblematico del modo di operare dell’artista che piuttosto che creare raccoglie, classifica e dispone con un gusto eccezionale ed un occhio a metà tra quello dell’esteta e quello dello scienziato splendidi insetti, sorprendenti esemplari botanici e piccoli oggetti curiosi dei quali, grazie a una sensibilità cromatica raffinata e a un rigoroso ordine compositivo, riesce a valorizzare forme e colori.

Il metodo tassonomico della Padovani non deve tuttavia lasciare pensare ad un approccio passivo verso l’opera d’arte e limitato all’atto di selezionare gli elementi: è al contrario proprio la sua capacità di organizzarli in geometrie perfette e bilanciarne i singoli valori estetici a valorizzare questi tesori nascosti divisi equamente tra quotidiano ed eccezionale.

È in particolare con gli insetti che l’artista ci dimostra la sua straordinaria capacità di risemantizzare l’esistente attraverso il proprio lavoro.

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Repellenti e spaventosi per i più, gli esemplari entomologici scelti dalla Padovani sembrano trasformarsi in monili lavorati con maestria da artigiani esperti, e questo gusto si esprime al suo meglio nell’opera certamente più scenografica della mostra, intitolata “Cetonia Aurata”: uno sciame di coleotteri dalla superficie iridescente si inerpicano sul corpo indifeso di un manichino da sartoria, andando a formare una sublime “parure” che suscita un perfetto equilibrio di meraviglia e terrore, danzando con leggiadria sul confine che separa gli incubi dai sogni.