Un inizio importante quello della nuova stagione del Teatro Stabile del Veneto nella sede lagunare del Teatro Goldoni. Dopo Čechov arriva Bulgakov e il vento di Russia fa sold-out. In una versione dark dai toni lugubri, Il Maestro e Margherita per la regia di Andrea Baracco mette in scena un Michele Riondino nei panni di Satana inquietante al punto giusto insieme al suo entourage… Pronti per un giro nell’inferno?
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_di Valentina De Carlo
Nero ovunque. La scenografia è un’immensa lavagna nera, con intricate scritte e scarabocchi disegnati con il gesso bianco, personaggi misteriosi che appaiono e scompaiono dalle invisibili porte nascoste in essa. E l’atmosfera si fa subito cupa, mentre fin dalle prime battute i dialoghi sono altissimi.
Gesù, Dio, Satana, le prove della loro esistenza, un acceso dibattito sulla fede, fino a quando arriva il Male in persona a sistemare le cose. È iniziato così Il Maestro e Margherita, adattamento teatrale del celebre romanzo di Bulgakov nella riscrittura di Letizia Russo e per la regia di Andrea Baracco, secondo spettacolo della nuova stagione teatrale del Teatro Goldoni di Venezia, è tutto esaurito per i quattro giorni in cartellone.
«In un susseguirsi incalzante di scene, tra giochi di magia, musiche vorticose e balli ipnotici, si scende verso l’inferno, guidati da un cast capace di inquietare e angosciare, ma anche di trarci fuori da questo magma di male con una leggera comicità»
Un Michele Riondino dark, sguardo enigmatico e cattivo, sorriso sghembo sempre pronto a trasformarsi in ghigno è il perfetto signor Woland, alias Satana, che con il suo strampalato seguito di fedeli aiutanti, tra cui il sicario Azazello, la strega Hella e il gatto uomo Behemot, arriva a Mosca per sistemare una faccenda o due.
Tre storie parallele si aprono sul buio dell’inferno che è calato sulla città Russa, in un tempo in cui non tutto si poteva dire e nemmeno pensare. C’è la vicenda di Berlioz e del poeta Ivan, colpevoli di non credere all’esistenza di Dio e per primi a sperimentare i poteri del maligno, pagando l’uno con la morte l’altro con l’internamento in manicomio, c’è la rievocazione della Pasqua di Ponzio Pilato e della crocifissione di Gesù, digressione che analizza il personaggio del procuratore romano più famoso della storia, attraverso le parole del Maestro, protagonista della terza vicenda, quella del titolo e dell’amore segreto che lo lega a Margherita, amanti sofferenti, amanti divisi dalla decisione del Maestro di sparire per sempre, una volta saputo che il suo romanzo è stato rifiutato dall’editore e dopo averlo bruciato.
Tre fili che si intrecciano, trascinati dalla corrente della vita, in bilico tra il Bene e il Male, sempre pronto a entrare in scena, a chiamare, a provare a catturare prede, a prenderle con la forza o con la seduzione, come farà con Margherita, la giovane Federica Rossellini, nei panni della fragile e debole protagonista femminile. La chiama a sé facendole provare l’ebrezza della libertà, della spregiudicatezza, dell’assenza di morale, lei così delicata di spirito, così buona e allo stesso tempo così corruttibile, ammaliata dal potere di essere una strega, rinasce in una veste nuova, sperimentando una forza che non aveva e che la porterà fin nella casa del Diavolo, disposta a tutto pur di avere notizie del suo amato Maestro scomparso. Ma non si torna indietro una volta scesi a patti con il Demonio, una volta che il punto di non ritorno é stato superato, bisogna seguire l’unica strada possibile, ovunque essa conduca.
In un susseguirsi incalzante di scene, tra giochi di magia, musiche vorticose e balli ipnotici, si scende verso l’inferno, guidati da un cast capace di inquietare e angosciare, ma anche di trarci fuori da questo magma di male con una leggera comicità, necessaria per uscire dal pantano dell’inferno e delle sue oscure riflessioni. Una storia sul potere delle storie e sulla capacità dell’uomo di immaginare e di creare, a volte perdendosi egli stesso nelle sue creazioni, contorcendo il tempo, la memoria e la storia stessa.
Cosa è reale? Cosa non lo è? Forse la risposta è in ciò che si crede?