Due esposizioni di sicuro fascino, si affiancano nella Galleria d’arte moderna impreziosendo la Wunderkammer e la Videoteca.
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_di Alessio Moitre
Pochi periodi sono stati mitizzati come gli anni dieci del secolo scorso a Parigi, senza per questo allontanarsi di troppo dalla corretta visione di un clima simile ad un costante incubatore di pensieri ed azioni. Accanto alla miseria, alla povertà diffusa e alle condizioni di vita miserevoli, crescevano intellettuali, artisti, musicisti, pensatori, teatranti, inventori. Guillaume Apollinaire era tutti i ruoli insieme senza mancare di provare sul suo corpo le tragedie della Prima Guerra Mondiale, una ferita mal curata e gestita con le tecniche abborracciate del fronte, lo porteranno alla morte nel 1918.
Cent’anni dal tragico epilogo di una vita ancora in buona parte da comporsi, la Gam dedica nella sua Wunderkammer una raffinata esposizione a cura di Maria Teresa Roberto insieme a Virginia Bertone, Franca Bruera, Marinela Pronesti, composta di carte, documenti, ritrovati, dipinti, bozzetti, creati da amici del poeta, nato a Roma nel 1880. Penso sia onesto sottolineare come molti dei nomi dei sodali o zanzeri, siano per il pubblico sconosciuti ma sicuramente l’amatore non può mancare di ammirare i pezzi giunti dall’Archivio Ferat di Parigi e riguardanti soprattutto lo spettacolo teatrale “Les Mamelles de Tiresias”, rappresentato per la prima volta nel 1917.

La mano del pittore Serge Ferat è creativa e curiosa, pare inoltre in grado di seguire i desideri del letterato senza per altro prevaricarne le idee. Il risultato, apprezzabile nelle sue screziate sfumature, è un intimo momento di appagamento per il visitatore. Di altro: curiosi i bozzetti di Andrè Salmon giunti dall’archivio omonimo di Torino, dal tratto sottile ed eroicomico, nelle teche le lettere apparentemente smangiucchiate, rotte, consunte però attraenti, i contenuti, per la maggior a parte, su tela, di una pittura ancora odorosa come oggi raramente accade di annusarne. In centro al progetto il volto rubizzo, paffuto e ironico di Guillaume, grande navigatore del suo tempo, ispiratore e amante del Surrealismo, amico di poeti come il nostro Ungaretti, che lo vegliò nel trapasso e protettore per lettera ed atti di artisti, si ricordi, come giustamente riporta il sito della Galleria d’arte moderna, di Giorgio de Chirico.
Accanto a tale fortuna, c’è però un gioiellino video che sarebbe delittuoso trascurare, almeno per conoscitori, mi riferisco al progetto presente nella Videoteca per merito di Elena Volpato (conservatrice della Gam e figura che non esaltiamo abbastanza, uno dei torti cittadini) omaggiante la figura di Laura Grisi, con opere dal 1968 al 1972. Moglie di Folco Quilici, scomparsa nell’anno passato, è protagonista con tre opere, ben allestite (però manca una panchina dove sedersi!) in un ambiente sempre caldo ed accogliente.
Sottolinerei soprattutto il filmato in centro “Wind Speed 40 Knots” del 1968, dove l’artista, collocata in varie parti del mondo,misura con un anemometro la potenza dei venti. Il risultato, dato anche dalla ripetitività vicina a certa arte del periodo, in modo particolare statunitense, ci riporta ad un fascino si scevro da interventi umani ma proprio per questo potente ed inaspettato. E decisamente commovente è anche “ The Measuring of Time” del 1969, la Grisi è seduta su una spiaggia e conta granello per granello, in un gesto inutile ma proprio per questo immenso nella semplicità di dare corpo al tempo. La telecamera nel mentre gira intorno, riprendendo in un vortice il normale trasporto umano. Il lavoro dell’artista è elegante, ricercato e soprattutto, per larga parte del pubblico e anche addetti , sconosciuto.