Il celebre scrittore italiano, protagonista per la prima volta sul grande schermo di un viaggio tra mito e letteratura sulle orme dell’indovino Tiresia alla ricerca dell’eternità. Un evento speciale imperdibile. Al cinema nelle sale italiane ancora oggi e domani, 6 e 7 novembre 2018.
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_di Elisabetta Galasso
La scorsa estate il teatro greco di Siracusa ha visto il debutto sulla scena di uno dei più amati scrittori italiani, una delle voci più fini, ironiche e contemporanee: Andrea Camilleri.
L’11 giugno a 92 anni è entrato in scena con un monologo scritto e interpretato interamente da lui, “Conversazione su Tiresia” un racconto poetico e allo stesso tempo dissacrante sul mitico indovino cieco che ha un significato profondo, e alla cui vita, si intreccia quella dello stesso Camilleri.
Tiresia è l’indovino tebano che ha ricevuto da Zeus l’arte della profezia e in cambio, ha ricevuto sette vite senza però sapere quando le avrebbe vissute. Tiresia dunque è immortale, può essere plausibile averlo incontrato in metro oppure al bar un attimo fa. Camilleri infatti, nel raccontare la sua esperienza, dice: “Stare da solo su quell’immenso palcoscenico del Teatro Greco di Siracusa, cieco e parlare, raccontare una storia della durata di un’ora e mezza è una grossa sfida che volevo fare a me stesso. Non ci crederete ma ho scoperto che il personaggio di Tiresia, che per la prima volta è comparso nell’Odissea di Omero ha percorso tutta la letteratura non solo italiana ma anche europea e non, e da allora ai giorni nostri ininterrottamente, migliaia di testi.
“Chiamatemi Tiresia!” si apre così lo spettacolo. E Camilleri ne parla in prima persona anche con le parole di chi nessuno nella letteratura se n’è mai occupato, come ad esempio, Jorge Luis Borges. Borges racconta che tutti noi siamo teatro, siamo gli attori e contemporaneamente gli spettatori, il copione e la scena. Siamo ciò che sentiamo e ciò che diciamo; e se questo è vero per la gente sana, è ancora più vero per la gente priva di vista.
Da quando non ci vedo più, vedo le cose assai più chiaramente. Afferma Camilleri.
La questione è enorme, poiché mai come oggi tutto è visibile e tutto è svelato, i social ci fanno vedere tutto il mondo in una volta sola. Nonostante ciò sembriamo incapaci di vedere o quantomeno di decifrare i segnali del presente.
Ed è inevitabile poiché il nostro sguardo è oggi più che mai limitato, se tu mi fai vedere tutto il mondo, io non lo vedo più, vedo solamente una gran confusione perché lo guardo. E una cosa è guardare, una ben diversa è vedere. Vedere significa impegnare non solo gli occhi, ma tutti i nostri sensi. Continua lo scrittore.
Attraverso il pregnante monologo Camilleri denuncia il sentimento di smarrimento da cui siamo pervasi, invoca il rispetto per la diversità e per la vita e rivendica la potenza e la misura delle parole. Le parole stanno perdendo il loro giusto peso. Le parole sono pietre che possono trasformarsi in pallottole.
Bisogna far cessare questo vento dell’odio. Lo si sente, palpabile attorno a noi. Perché l’altro è diverso da me? L’altro non è altro che me stesso allo specchio.
Quella sera a Siracusa il destino volle che ci fosse anche Roberto Andò (regista italiano) ad assistere e, travolto dall’intensità ed efficacia dello spettacolo, decide di renderlo visibile a tutti trasformandolo in un film che sarà nelle sale italiane solamente il 5,6 e 7 novembre distribuito da Nexo Digital e prodotto da Carlo degli Esposti per Palomar. A Torino sarà al cinema Ambrosio, Eliseo, Romano, The Space e Uci Lingotto.