Il cantautorato electro-vintage del Postino

Un percorso strano, sghembo quello di Postino che, fondamentalmente, è un bravo studente di Medicina ma anche un cantautore, di quelli che raccontano cosa voglia dire avere più o meno vent’anni oggi. Storie semplici, storie piccole, fatte di sconfitte e di delusioni, di ansie e di amori mai nati sui marciapiedi fuori dalle discoteche. 


_di Mattia Nesto

Gli otto brani che compongono questo tuo album “Latte di soia” sono stati composti negli ultimi sei anni. Sei anni, guarda caso, gli anni che ci si impiega per laurearsi in Medicina: insomma, oltre a farti i complimenti per questo traguardo, quanto sono state importanti le esperienze fatti in questo “lustro + 1” per te per la composizione dell’album?

Sono le esperienze che tutti facciamo, tutti i  giorni, nella quotidianità. Sicuramente i rapporti interpersonali, le relazioni che iniziano, che si stoppano, che finiscono sono gli eventi che creano più turbamento di stato e di animo però anche il percorso universitario segna l’inizio e la fine di un periodo liminale che porta con sé esperienze per alcuni versi del tutto nuove.
Quello che ti accade mentre vivi dà forma a quello che sarai domani per cui è probabile che l’andamento emotivo un po’ sinusoidale degli ultimi anni si sia tradotto in quest’album e ne abbia accompagnato l’uscita.

Le sonorità che dominano il disco sono virate verso una sorta di “cantautorato itpop” giusto? Erano così anche i primi demo che hai composto oppure queste canzoni si sono molto evolute, se non proprio radicalmente cambiate nel corso degli anni?

Le canzoni come testo e musica sono rimaste tutte uguali a come le ho scritte chitarra e voce, quello che è stato aggiunto è, ovviamente, l’arrangiamento fatto da Renato D’Amico. Insieme abbiamo deciso di dargli un suono elettro-vintage con un abbondante utilizzo di synth.

“Anna a vent’anni” è un pezzo che, almeno a nostro avviso, ha un forte peso proprio a livello “filosofico”: che cosa volevi esprimere quando l’hai scritta? Te lo chiediamo perché a noi ci è parsa una critica semiseria a… noi stessi!

Anna è il nome di mia nonna, e questa canzone si chiama così per contrapposizione perché quando lei aveva vent’anni doveva sopravvivere e non aveva tempo di pensare alle crisi esistenziali da figli di mezzo della storia come noi. Anna è la personalizzazione dell’uomo occidentale nel momento in cui si trova ad entrare nel non senso del mondo dei grandi. Rappresenta quel momento in cui tante certezze crollano, in cui si prova un forte senso di vuoto e si capisce che la realtà non è come l’avevamo immaginata.

Invece di “Latte di soia” scrivi tu stessa che nasce da una “storia vera”: ti fa di condividerla con noi? (Premessa: neppure noi nel frigo ce l’abbiamo, per dire!)

Si, “Fuori dalla disco” è la canzone da cui prende il nome l’album ed è un racconto romanzato ma realmente accaduto.
La storia è una cosa che io credo possa essere accaduta un po’ a tutti, ovvero quando conosci una ragazza in discoteca con cui c’è “feeling” e sul più bello lei inizia a vomitare a causa dei drink di troppo. Nel mio caso, la ragazza in questione mi parlava della sua dieta super salutare e del fatto che faceva colazione con il latte di soia, e io mi stavo “imparanoiando” perché, se tutto fosse andato a buon fine, non avrei saputo cosa darle a colazione.

In questi anni quali sono stati gli artisti o comunque gli ascolti che più ti hanno influenzato?

Per quanto riguarda solo la scrittura dei testi sicuramente gli input principali provengono dalla scena cantautoriale italiana, da Dalla, Battiato, De Gregori, Battisti a Niccolò Fabi, Brunori, Dente. Per le sonorità mi piace molto Alberto Camerini con la sua elettronica Anni 80.

Solitamente come sono strutturati i tuoi live?

A livello di live, sto già portando in giro il progetto. Come formazione siamo un trio e riproduciamo esattamente i suoni del disco. Le prossime date sono:
– 21 luglio: Talamone (GR), FonteBahìa Fest
– 28 luglio: Calafuria (LI), Baciami Festival
– 24 agosto: Milano, Magnolia
– 26 agosto: Empoli (FI), Beat Festival
– 1 settembre: Cavriglia (AR), Walden Festival

Per l’ultima domanda partiamo dall’inizio. Tutto, o meglio, la tua storia musicale è nata con il caricamento di “Blu” su Youtube e Spotify: come mai hai deciso di fare il tuo esordio proprio con quel pezzo?  

Non saprei. È stata una decisione abbastanza istintiva. Forse perché era quella con il titolo più breve.