ARF! è ormai un appuntamento fisso per gli appassionati di fumetto. Giunto alla sua quarta edizione, il festival romano del fumetto si tiene ogni anno a fine maggio (quest’anno dal 25 al 27) e stupisce sempre per ricchezza di eventi e mostre. In particolar modo, quest’edizione ha colpito per l’esposizione di inediti di Andrea Pazienza, “Andrea Pazienza: trent’anni senza”, per celebrare l’autore a trent’anni dalla sua scomparsa e per l’ampio spazio riservato agli autori della Self Area.
–
_di Lorenza Carannante
È assolutamente doveroso iniziare col luogo che ha ospitato l’edizione di quest’anno. I meravigliosi e quanto mai singolarissimi spazi del MATTATOIO di Testaccio (ex MACRO Testaccio) sembrano inusuali, eppure sono perfetti per un festival: accolgono e donano ad ogni nucleo produttivo il suo giusto spazio. A ciascun editore infatti è riservato un banchetto piuttosto ampio cosicché, attraversando i corridoi e le sale, il caldo non si soffra troppo. Ma l’estrema meraviglia viene provocata dagli effettivi “strumenti” del mattatoio ancora presenti e, chissà, magari ancora funzionanti.
Tra vasche arrugginite, ganci e scoli, sorgevano gli stand della produzione italiana del fumetto che, di tutta risposta, animava quegli stessi spazi con colori brillanti ed il solito e piacevole brusio tipico di eventi come questo. Dal punto di vista della location, è bene ricordare che precedente a quest’ultima sono stati gli spazi eleganti ma essenziali dell’Auditorium del Massimo, per poi spostarsi definitivamente nella Pelanda all’interno del complesso del MATTATOIO, nell’area un tempo dedicata alla pelanda dei suini, adesso luogo spartano ma decisamente affascinante.
Anche quest’anno sono state garantite le sale dedicate esclusivamente a mostre, workshop, conferenze e masterclass tenute da esponenti del fumetto. Per quanto riguarda le esposizioni, oltre alla splendida e commovente mostra di inediti di Andrea Pazienza intitolata “Andrea Pazienza: Trent’anni senza”, in occasione del trentesimo anno dalla sua scomparsa, varie sono state le esposizione allestite durante i tre giorni del festival, dopo le retrospettive dello scorso anno dedicate a Hugo Pratt e Milo Manara: Alessandro Barbucci, disegnatore per Disney Italia, co-creatore di W.I.T.C.H., Monster Allergy e Sky Doll, nonché autore del manifesto ARF! 2018; lo spagnolo Jordi Bernet con “Il Buono, le Belle e il Cattivo” dedicata a Tex, alle sensualissime protagoniste dei suoi fumetti (Chiara di Notte, Sarvan, Custer, Cicca) e al gangster Torpedo; il croato Danijel Zezelj, talento visionario di questo fine millennio (anche per Marvel, DC Comics, Vertigo e Image) con “Black Oxygen”; la personale di Francesco Guarnaccia intitolata “Ce ne sono di cose strane in questo regno”.
Sicuramente però, nonostante le varie novità presenti agli stand degli editori più conosciuti, ciò che ha maggiormente colpito di quest’edizione di ARF! è stata la mostra allestita dagli autori presenti all’interno della Self ARF!, intitolata “LOVE YourSELF”, interamente dedicata al tema dell’autoerotismo.
Dodici in tutto gli autori coinvolti, in un’esplosione di vitalità e di colori vividissimi resi attraverso tecniche tutte diverse (si spaziava dall’acquerello alla colorazione digitale) per riuscire a inscrivere l’autoerotismo nell’ambito del fumetto come strumento di esplorazione, scoperta, fomento, piacere e accettazione del proprio corpo, soprattutto. Segni delicatissimi costellavano in gruppi di tre le pareti organizzate al di sopra del festival, in una specie di sottotetto in cui, vividissimi, vibravano i tratti di Massimiliano Di Lauro, Luciop e Martoz, ad esempio.
Anche se forse ancora un po’ settoriale, ARF! riesce comunque a coinvolgere attivamente anche i meno interessati ed i visitatori occasionali attraverso mostre ed eventi di qualità più alta ogni anno. Non a caso, sta diventando la realtà del settore più seguita in ambito romano, seconda forse solo al CRACK!, il festival del fumetto di Roma organizzato negli spazi del Forte Prenestino, nonostante quest’ultima ospiti esclusivamente produzioni indipendenti. In ogni caso, auguriamo al festival vita lunga e sempre più ricca di equilibri come quelli di quest’anno, in un’alchimia perfetta tra gestione degli spazi e proposte editoriali, ma soprattutto la presenza sempre più imprescindibile dell’autoproduzione.