Sono i “supereroi” dello ska-pop italiano: a vent’anni dal primo storico EP la band genovese porta in tour il nuovo album “Delirio Experience” e il live torinese al Magazzino sul Po ci ricorda che la lotta contro il male non è mai finita.
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_di Diego Indovino
_di Diego Indovino
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Ognuno di noi ha avuto una band (o un artista) testimone della propria inizializzazione alla musica live. Beh, per molti i Meganoidi sono stati dei veri e propri padrini musicali. Ero ancora in età preadolescenziale quando, durante un live in provincia di Torino, venni fulminato dagli antagonisti di Daitarn 3, dal loro Ska e dall’idea che con la musica si poteva fare lotta senza parlare esplicitamente di politica.
In occasione della release del loro nuovo disco “Delirio Experience” e i miei sentimenti sono un misto di nostalgia, presa bene e un po’ di timore per un eventuale calo di ispirazione e di verve sul palco.
Mi addentro nei locali del Magazzino rendendomi conto – innanzitutto – della bella risposta del pubblico: c’è ancora tanta gente che ce l’ha su con la Municipale e invoca i suoi Supereroi.
Si parte subito con “Delirio Experience”, la title track del nuovo disco, un saggio dello spirito che domina tutte le tracce, veicolato da liriche profonde e dalla voce di Davide Di Muzio. Un brano che ricorda nei beat e nel rotolamento di basso e chitarra alcuni lavori dei primissimi Green Day. Ci va qualche brano per scaldarsi e il punto di svolta arriva inevitabilmente su uno dei loro singoli più famosi: “Meganoidi“. Si poga come se non ci fosse un domani e la band si diverte davvero.
Il live decolla passando attraverso pezzi del nuovo disco come “Tutto è fuori controllo”, di una incredibile densità sonora, “Respirare in orbita” dalla chitarra pulita e immediata che ci accompagna a fare un viaggio interiore. Poi arriva “Gocce”, emotivamente potente, nata da un forte impeto creativo del binomio Guercio-Di Muzio. Una storia che evoca prima le lacrime di gioia per la nascita di una figlia (la figlia di Di Muzio in questo caso) e poi le gocce di pioggia. I nuovi brani suggeriscono temi inaspettati, emotivamente ricchi, comunicano una consapevolezza acquisita nel tempo, un nuovo modo di vivere il caos ma lo stesso amore di un tempo per la musica, in piena libertà compositiva. Lo ska irriverente e aggressivo che si mischiava al punk di scuola italiana è diventato una raffinata trama rock che continua ad ardere con la stessa intensità e a promuovere gli stessi ideali.
Il frontman Davide non si risparmia e interagisce continuamente col pubblico con il quale è evidente un reciproco affetto, un rapporto non artista-fan ma d’amicizia. E sugli scalini che dalla pista portano al palco quasi ci si abbraccia fisicamente con la band, oltre che simbolicamente, alla fine di ogni brano. In fondo si è cresciuti insieme, no?
Quando Luca Guercio poggia le labbra sulla tromba per dare vita a “Supereroi” e “Zeta Reticoli” la nostalgia si fa insostenibile e per esorcizzarla cantiamo tutti a squarciagola, si poga e soprattutto si ride, felici, come ai tempi del Liceo. I dubbi sono del tutto spariti: I Meganoidi spaccano ancora, eccome. Con la loro genuinità, ci ricordano di quanto tutto questo, la musica, ritrovarsi ai concerti, avere passione e ideali, sia ciò che può aiutarci a sconfiggere le forze del male che sono sempre lì, pronte a buttarci giù.
I Meganoidi hanno intrapreso un nuovo coraggioso inizio mantenendo nella loro musica quel microcosmo emozionale, combattivo ed irrequieto che li ha portati a calcare i palchi per vent’anni. E speriamo, per altri venti.
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Uno speciale ringraziamento a Libellula Music