Le abbiamo scoperte e apprezzate grazie all’albo “Tumulto”, storia esistenzialista on the road pubblicata alla fine del 2016 dalla Eris Edizioni. Ora ci addentriamo nella loro poetica attraverso questa intervista nella quale le due autrici racconto com’è lavorare a quattro mani, come mai hanno scelto proprio la Ex-Jugoslavia come ambientazione della loro ultima storia e molto altro.
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_di Lorenza Carannante
_di Lorenza Carannante
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Innanzitutto le presentazioni. Chi sono Alice Milani e Silvia Rocchi? Sappiamo che venite entrambe dall’Indipendente e che entrambe avete fatto parecchia strada da quei tempi. Come vi siete conosciute?
S: io e Alice abbiamo nutrito la nostra passione per il fumetto sin dai tempi del liceo, quando eravamo in classe insieme. Successivamente l’amore per la pittura ci ha portate in città diverse dove abbiamo frequentato l’Accademia di Belle Arti, io a Firenze e a Bologna, lei a Torino e Bruxelles. Non abbiamo mai smesso di sentirci e a un certo punto abbiamo capito che fare i fumetti da sole, produrseli e portarli in giro, (oltre che uno sbattimento notevole) è una soddisfazione immensa. Così nasce “la trama” un progetto condiviso con Francesca Lanzarini e Viola Niccolai, altre due grandi disegnatrici.
Durante tutto il periodo in cui abbiamo lavorato insieme sulle pubblicazioni comuni – 2008 / 2015 – abbiamo continuato a disegnare ciascuna i propri progetti, rivolti a diversi target e con diversi editori. Io dal 2012, con cadenza annuale (all’incirca) ho lavorato a storie a fumetti con Beccogiallo, Rizzoli Lizard, Valigie Rosse Edizioni ed Eris.
A: Come dice Silvia l’esperienza con “la trama” è stata il nostro banco di prova per il linguaggio del fumetto. Da lì anche io ho iniziato a pubblicare con BeccoGiallo, confrontandomi con un pubblico più ampio e con argomenti complessi. Si può dire che siamo passate dalla pura sperimentazione alla divulgazione, ma senza mai perdere il gusto della ricerca artistica, che è quello che ci ha mosse a fare fumetti fin dal principio. Io sono arrivata al fumetto per vie traverse, passando dalla pittura e dall’incisione, e questo è un vantaggio, credo, perché ho avuto modo di vedere come funzionano vari mezzi prima di buttarmi a capofitto su uno.
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Come nasce “Tumulto”? Avete fatto anche voi, come le protagoniste, un viaggio on the road?
A: Sì, abbiamo fatto un viaggio in moto nei Balcani. Ci è servito come ispirazione, anche se l’obiettivo non era solo raccontare l’esperienza del viaggio. Il viaggio è stato una scusa per raccontare cose che ci stavano a cuore come il rapporto di amicizia che cambia con il passaggio all’età adulta, il momento di turbolenza che viene subito prima dell’assestamento, quando si decide finalmente cosa fare della propria vita.
Interessantissima l’idea di lavorare insieme sia nella stesura dei testi che nei disegni. Avete lavorato sempre insieme, senza dividervi alcun compito. Ci parlate di questa esperienza?
A: Abbiamo lavorato gomito a gomito sulla scrittura, e questo è abbastanza normale, ma soprattutto abbiamo lavorato assieme sui disegni. Volevamo veramente fondere i nostri due stili, le nostre mani, e far nascere un qualcosa di omogeneo, che avesse i punti di forza del disegno di ciascuna, come un cane a due teste. Tecnicamente disegnavamo sempre assieme, passandoci le tavole quando ci sembrava necessario, ma senza stabilire una regola. Andando avanti col lavoro, poco a poco, ci siamo perfettamente sincronizzate, tanto che è difficile distinguere cosa ha fatto l’una e cosa l’altra. Era proprio quello che volevamo. È stata un’esperienza impegnativa ma ne è valsa la pena.
Inevitabile una domanda sui meravigliosi paesaggi presenti nell’albo. Come mai proprio le zone della Ex-Jugoslavia? E il fiume Drina come meta finale?
A: La Ex-Jugoslavia ci incuriosiva. Io ero già stata un paio di volte da quelle parti e mi era sembrata una miniera di storie, per questo l’ho proposta a Silvia come meta per il viaggio. Infatti abbiamo trovato pane per i nostri denti: paesaggi stupendi, persone con cui parlare, posti da esplorare. La Drina è stata il punto più bello che abbiamo toccato, così lo abbiamo scelto come obiettivo, come punto centrale della storia. Abbiamo poi scoperto, grazie a Eugenio Berra che ha scritto la prefazione, che quel fiume ha un sacco di significati, in rapporto con la storia del paese. A noi prima di tutto aveva colpito, oltre che per la bellezza dei colori, per il fatto che era un confine, e che in tempo di guerra era teatro di battaglie e sparatorie.
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Per quanto riguarda lo stile, in questo progetto una grande importanza è data evidentemente ai colori. In generale, quali sono le tecniche che preferite?
S: “Tumulto” nasce, tra le altre cose, dall’idea di riportare sulla carta quanto avevamo visto dal vivo durante il viaggio, in questo senso il colore è indispensabile, non potevamo farne a meno.
Inoltre certe palette cromatiche stabiliscono delle sequenze narrative importanti ai fini del racconto, come la scena flashback del custode nel museo di anticaglie jugoslave.
Generalmente usiamo pastelli, matite colorate, guaches, acrilici, mescoliamo tutto per ottenere una certa atmosfera che sia funzionale al contenuto.
Un’ultima domanda: se doveste consigliare un autore di fumetti contemporaneo a qualcuno che si sta avvicinando a questo universo, chi consigliereste?
S: Consiglierei di seguire le gesta di Fabio Tonetto, Vincenzo Filosa, Andrea Settimo, Paolo Cattaneo. Hanno tutti stili molto diversi tra loro e le loro recenti pubblicazioni, se viste vicine, rendono l’idea di quanto si stia ampliando il fumetto in Italia.
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