La Resistenza dei Dunk sul palco di sPAZIO211

La band composta da Luca Ferrari, Carmelo Pipitone e dai fratelli Giuradei arriva a Torino per celebrare l’anniversario della Liberazione con un live all’insegna di un rock’n’roll esplosivo, emozionale e liberatorio. La grande festa intitolata “Sudore x Resistenza” – che ha animato e riempito l’area verde dello sPAZIO211 nell’arco di tutta la giornata – non poteva concludersi in modo migliore. 

_di Alessia Giazzi

Sono passati 73 anni da quel 25 aprile che avrebbe riscritto definitivamente la storia italiana. Lo spirito della Liberazione, quello che conosciamo dalle immagini dei libri di storia e dai racconti dei nonni (o genitori, a seconda della nostra annata) si libra nell’atmosfera tersa di una giornata di primavera inoltrata.   

Un’altra parola aleggia nell’aria: Resistenza. Mai come in questo 25 aprile 2018 il ricordo della Resistenza è fondamentale: per l’occasione, sPAZIO211 si veste a festa per ospitare insieme a Radio Ohm un’intera giornata dedicata a reading, street art, cibo e una folta lineup di concerti distribuiti dal pomeriggio alla sera.

Celebrare quindi la resistenza con la musica: mi sono chiesta più volte cosa volesse dire “resistere” nel mondo musicale oggi. Decidere di non piegarsi alle leggi del mercato? Non cedere alle tendenze facili? Difendere un’ideologia precisa? La questione assume mille sfaccettature e diversi gradi di complessità, ma il live conclusivo della giornata a sPAZIO211 potrebbe dato la risposta ad alcune di queste domande.

Per quello che ho visto, sento di poter affermare che i Dunk sono tra i portabandiera della “resistenza” musicale contemporanea.

I Dunk sono i reduci della (non troppo) vecchia guardia, uno squadrone con le radici saldamente ancorate nel substrato alternative di Verdena, Marlene Kuntz e Afterhours degli albori, direttamente dall’epoca in cui il rock italiano aveva un’identità ben precisa e affermata. Il quartetto infatti prende in prestito volti più o meno noti della musica italiana: Luca Ferrari proprio dai Verdena, Carmelo Pipitone dai Marta sui Tubi e il duo dei Giuradei, i fratelli Marco e Ettore.

È gennaio quando i Dunk escono allo scoperto con il loro omonimo album di esordio e, sul palco di sPAZIO211, è il momento di testare la coesione e il sound della neonata formazione dal vivo. Si presentano con una disposizione insolita: un ferro di cavallo che mette Marco Giuradei e Luca Ferrari di fronte al pubblico e regala le spalle di Ettore Giuradei e Carmelo Pipitone alle fasce più laterali. In mezzo al quartetto si forma una sorta di alcova che raccoglie gli sguardi complici dei membri della band e in cui confluiscono e si incanalano le frequenze, come in una sorta di bolla sonora.

Clicca qui
per vedere le foto della serata
firmate da Franco Rodi

Il leitmotiv che unisce la versione live dei pezzi è fatto di climax violentissimi che sfociano in autentica psichedelia, per poi concludersi bruscamente con stacchi netti da far sgranare gli occhi, sorpresi di essere stati strappati ad un loop che ci aveva portati in alto per poi farci piombare violentemente a terra.

Nel live dei Dunk i pezzi si dilatano e si amalgamano tra loro, la chitarra furiosa di Pipitone incalza la batteria ossessivo-compulsiva di Ferrari e, nello spazio centrale tra loro, il muro del suono cresce e palpita. È l’occasione per sfoderare la potenza espressiva dei pezzi registrati in studio che, sul palco, acquistano un carattere ancora più oscuro e tormentato, come un dejà-vu che riemerge dal subconscio e ci trascina giù nell’oblio del passato.
Tra i membri della band vivono quei contrasti comportamentali che vedono da una parte la pacatezza e moderazione dei Giuradei in opposizione all’espressività esplosiva di Ferrari, occhi nervosi e sudore dietro alla batteria, e Pipitone che si contorce e si inginocchia sul palco imbracciando la chitarra.

Nessuna finta conclusione, nessun encore, il concerto dei Dunk si chiude con un’unica interminabile canzone noise-kraut per cui fa la sua apparizione Riccardo Tesio alla chitarra, direttamente dai Marlene Kuntz, rispedendoci ancora una volta sul viale dei ricordi.

La resistenza dei Dunk è tutta qui, in questi pochi metri quadrati di palco. Resistere vuol dire nel non accettare compromessi e nuotare controcorrente, tornando a quel sound, oggi pericolosamente anacronistico, che aveva fatto grande il rock italiano. La resistenza dei Dunk sta nel fare rock in Italia nel 2018 quando il rock sembra essere stato messo in ombra e dimenticato. Resistere significa non scegliere la strada più facile, ma quella che ci permette di rimanere fedeli a noi stessi. Buon anniversario della Resistenza a tutti.