[REPORT] Un incubo lungo il fiume col Fantasma degli ARTO

La super band composta da membri di Zeus!, Calibro 35 e IOSONOUNCANE arriva a Torino per un live carico di pathos sul palco del Magazzino sul Po. Atmosfere oscure e sonorità che strizzano l’occhio e della psichedelia ci invitano a saggiare il baratro dell’abisso con la punta dei piedi, trascinandoci in un lucidissimo incubo ad occhi aperti.

_di Alessia Giazzi

“Se tu scruterai a lungo nell’abisso, anche l’abisso scruterà dentro di te.”: Friedrich Nietzsche la sapeva sicuramente lunga sulle profondità della psiche ma il suo senso filosofico non aveva mai incontrato le visioni inquietanti degli ARTOIl super gruppo composto da Luca Cavina (Zeus!, Calibro 35), Bruno Germano (Settlefish), Cristian Naldi (Ronin, Fulkanelli) e Simone Cavina (IOSONOUNCANE, Junkfood, Comaneci) cala come le tenebre sul palco del Magazzino sul Po, venerdì 5 aprile.

Un locale buio, quattro t-shirt nere e il loop infinito di una galleria proiettato alle loro spalle: gli ARTO emergono come demoni dall’oscurità e allo stesso tempo la riversano nello spazio raccolto della sala che li ospita. Sono le tracce di Fantasma, il loro album di debutto, quelle che sgorgano come una cascata dalle distorsioni delle chitarre, dai riverberi e dal suono asciutto della batteria.

Fantasma. Non poteva esserci titolo migliore per descrivere la spettralità del suono che gli ARTO riproducono sul palco. Un clima a cavallo tra solennità e tensione serpeggia nel parterre silenzioso mentre a pochi centimetri dal pubblico Luca Cavina rotea gli occhi e imbraccia solidamente il basso ostentando un carisma eccezionale pur senza dire una singola parola.


La musica degli ARTO si insinua nel limbo grigio del dormiveglia e solleva le maglie del sonno intrecciandole con incubi ad occhi aperti.

Il cocktail psichedelico fatto di sonorità noise, lo stridere degli strumenti e le incursioni di stampo black metal incalzate dal visual ipnotico e alienante sullo sfondo, ci lanciano diretti verso un viaggio nelle profondità nell’abisso.

Gli ARTO guardano in noi stuzzicando i sentimenti più neri e le paure sopite nei meandri più reconditi della psiche con quella che è una vera e propria colonna sonora dell’incubo. Il quartetto sul palco innalza un muro del suono materico e intenso, tessendo la trama dell’incubo come dei moderni Edgar Allan Poe del suono.

Alla fine del concerto la sensazione è quella di riemergere da uno stato di ipnosi e di aver passato la totalità del tempo trattenendo il fiato. È difficile non rimanere scossi dal live della band bolognese: la gravità dell’atmosfera, coadiuvata dall’intensità della performance e da una proposta musicale dark e inquietante ci lasciano addosso la sensazione che l’abisso ci stia ancora guardando negli occhi.

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