Un Ponte diVersi: la rassegna curata dalla libreria Il Ponte sulla Dora parte da Umberto Fiori

Ospitata, curata e organizzata dalla Libreria Il Ponte sulla Dora, in via Pisa 46, la rassegna va alla ricerca dei “poeti d’oggi”: oltre a Rocco Pinto, responsabile della libreria, hanno contribuito a creare l’evento anche Riccardo Deiana, Federico Masci, Jacopo Mecca e Francesco Perardi.

_ di Beatrice Brentani

Gli organizzatori dell’evento si sono occupati di intervistare il poeta protagonista di questo primo incontro: Umberto Fiori, già conosciutissimo tra i giovani studenti di Torino, che hanno partecipato infatti in gran numero, riempiendo la libreria di voci e ascolto. La rassegna è nata con lo scopo di far conoscere di persona al pubblico i poeti della contemporaneità e di portarli nei luoghi di piacere e ritrovo quotidiano (le librerie, appunto) così da allontanarli da una sfera prevalentemente “accademica” o troppo formale.

La conversazione amichevole, l’apertura al confronto e l’interesse all’approfondimento della poetica dell’autore sono stati i punti fondamentali dell’incontro: gli studenti partecipanti si sono dimostrati attivi e coinvolti. Ogni domanda al poeta è stata introdotta dalla lettura di una poesia e, inoltre, il pubblico ha avuto il piacere di ascoltare un brano ricavato dall’album di Umberto Fiori intitolato Sotto gli occhi di tutti (il CD audio è stato pubblicato da Nota nel 2009).

Il prossimo incontro della Rassegna – da qui a dicembre è previsto un incontro ogni mese con un nuovo poeta – si terrà giovedì 19 Aprile e avrà come ospite il poeta Riccardo Olivieri.
Maggiori informazioni possono essere reperite sul sito Internet www.ilpontesulladora.it, o sulla pagina Facebook della Libreria.

Nell’attesa della prossima chiacchierata, vi lasciamo spulciare alcune poesie di Fiori (la raccolta completa delle sue poesie è stata pubblicata nel 2014 da Oscar Mondadori).

STRETTOIE

In tanti vanno, lungo il marciapiede,
continuamente. S’incrociano e si scansano,
rallentano e poi avanti. Filano, scorrono
svelti e tranquilli, finché
di qua c’è un mucchio di assi, di là
un rimorchio di camion.

Soltanto uno ci passa.

*

Uno soltanto: ma chi?

Ogni volta ti incanti,
prima di entrare.
Rimani lì a pensarci
una vita.
Dall’altra parte la gente arriva spedita,
s’infila nella strettoia. Tu le fai ala
come una folla al suo sovrano.

*

Con un mezzo sorriso
ti fai da parte, lasci che sfili
un cane
che tira una signora,
poi un tizio che viene
dietro di lei, deciso; ti sporgi appena
e subito rientri,
fai largo a un altro con una moto.

Guardali come sono calmi, sereni,
mentre ti passano di fronte
senza parlare, con gli occhi fissi nel vuoto,
ognuno un sole che sorge.
Beati, indifferenti:
sembrano dèi.

Tu invece, lì sull’attenti,
mastichi amaro.

*

Cos’è, rancore
quello che ti prende
ogni volta? Che torto ti hanno fatto?
Passare tu, volevi,
al posto loro?

No, non è questo.

*

Né tu, né gli altri. In quel passaggio stretto
vorresti che nessuno avesse cuore
di penetrare;
che durasse per sempre
e per tutti quell’attimo di scrupolo,
di esitazione;
che soltanto a vederlo, questo sentiero
sacrificato, in mezzo a due transenne,
le persone restassero impietrite
da un infinito rispetto.

*

Allora, fermi a un imbocco
e all’altro della strettoia,
mille volte ripetere l’invito
– prego, si accomodi! –
e mille volte regalarci il mondo
con gli occhi e con le mani, e mille volte
rifiutare, e invitarci, finché l’asfalto
che ci separa, a furia di cerimonie
si spacchi, e l’erba lì in mezzo ricresca alta
come se mai
ci fosse passato un uomo.

(da Tutti, 1998)

APPARIZIONE

Alte sopra la tangenziale, chiare,
due case con in mezzo un capannone.
E’ questa l’apparizione,
ma non c’è niente da annunciare.
Eppure solo a vederli
là fermi, diritti davanti al sole,
i muri ti consolano
più di qualsiasi parola.
Cancellate, ringhiere,
scale, colonne, cornicioni:
ha l’aria, tutto, come se qualcuno
dovesse veramente rimanere.

(da Esempi, 1992)

LE  PAROLE

Quando coi loro discorsi,
a furia di domande, e dati, e prove,
ti mettono faccia al muro, ti perquisiscono
tutta la sera
per farsi dare ragione,
quanta pena ti fanno le persone.

Ma sulla strada di casa, libero,
ancora scosso per la discussione,
ti commuove, a pensarci,
ogni volta vedere quanta fede
hanno nelle parole.

Parlano come se con una frase
si potesse davvero dare e togliere,
legare e sciogliere e mettere bene in chiaro
tutto, una volta per sempre;
come se si trattasse di trovare
un accordo
e poi nessuno potesse mai più
parlare di questo e quello,
ma dovessero tutti sempre e solo
dire lo stesso.

*

E non è poi questo che speri
anche tu? Che una volta trovati i termini
giusti, precisi,
si fermi la corrente
e torni in ordine il mondo?
Non sogni anche tu che le cose
finalmente si lascino dire chiare,
si lascino chiamare
col loro nome
e diventino vere?

Le parole,
se vuoi vedere la forza che hanno
e cosa  sono, e come sono grandi,
guarda i bambini quando
scoppia una lite,
che prima uno ripete la sua ragione,
l’altro la sua, a voce sempre più alta,
poi, quando è diventata una canzone,
si urlano in faccia solo di sì, di no,
di no, di sì, con le lacrime agli occhi:
non ci possono credere
che là fuori non faccia
nessun effetto, che non tocchi
niente, nessuno,
quello che dentro invece è così chiaro
che toglie il fiato
e piega le ginocchia.

Quando – come stasera – ti danno contro
e tu devi dar conto
di come parli, di quello che dici,
senti tutto il discorso a un certo punto
girare a vuoto.
La tua voce, le voci
anche degli altri lì intorno
sono rimaste sole. Più niente
le sostiene.
Niente sostiene niente. Le parole
sono solo parole.

*

Sono solo parole,
le parole.
Ma un giorno questo solo
che le mette da parte e le fa stare
sacrificate
ti sembra nuovo.

Ti sembra quando
la galleria finisce, e il muraglione,
la curva, il fiume,il verde,
li ritrovi lì a splendere
chiusi nel loro contorno.

(da Chiarimenti, 1995)