Con l’uscita dell’ultimo “A casa tutto bene” la notorietà di Brunori e della sua SAS ha fatto il salto definitivo sul trampolino del successo. Dopo un tour promozionale che ha registrato tantissimi sold out nel corso dello scorso anno, l’intraprendente Brunori si lancia in un’altra avventura, stavolta nei teatri, con una formula già sperimentata nel 2015, che, a maglie più larghe di quelle dei concerti tradizionali, consente al suo ego di fare sfoggio di tutti i suoi piccoli sé.
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_di Federica Garozzo
“Canzoni e monologhi sull’incertezza” parte proprio da lì, dalle vocine del proprio condominio interiore: l’intelletto, l’istinto e il sentimento, che talvolta collaborano, da bravi dirimpettai che si scambiano sale e consigli, ma che più spesso, invece, faticano a trovare dei compromessi per una convivenza civile e si mandano a “letto” reciprocamente.
Il teatro Metropolitan è al completo, a luci spente appaiono i volti di queste tre entità, sorprendentemente somiglianti tra loro, a scomporre il personaggio “Brunori” nelle sue componenti e quindi a definire i connotati “schizofrenici” dello spettacolo.
Il punto di partenza e il punto fermo de “la vita secondo Brunori” resta sempre quello, la rocciosità delle sue origini calabre, con i ricordi, i personaggi, i luoghi che popolano il suo immaginario musicale, a cui fa da contraltare la baumaniana liquidità del tempo presente. Così nascono i tanti interrogativi, e le incertezze che scoperchiano, uno per uno sgranati nel corso di un rosario che per tappe ha l’identità, le relazioni, le paure e persino i gusti culinari. Il tutto, come sempre, osservato attraverso le lenti di un’ironia battagliera che non risparmia nessuno, men che meno se stessi.
Sul versante semi-serio dello spettacolo, tra un monologo e l’altro, arrivano le canzoni della Brunori SAS e di “A casa tutto bene”, proposto per intero, che fanno da remi nell’oceano dell’incertezza in cui ci si imbatte inesorabilmente.
La labilità dei confini di La Vita liquida o Lamezia Milano, l’ipocrisia sociale di L’uomo nero, l’amore disperato di Diego ed Io (con Simona Marrazzo alla voce nella prima strofa), la mediocrità di chi sceglie di vivere all’ombra delle proprie paure di La verità, trovano riscatto nella leggerezza della filastrocca musicata di Un costume da torero (con parrucca annessa per entrare nella parte ancor di più) e nella dichiarazione d’intenti accorata di Canzone contro la paura.
Peccato per il poco spazio riservato ai pezzi meno recenti, così cari a chi Brunori lo tiene d’occhio da ben prima dell’ultimo album, nonostante la dedica al padre di Come stai e il cinico bilancio di La Vigilia di Natale siano una degna rappresentanza della produzione passata.
Sul finire dello spettacolo si ripropone la domanda iniziale “Come uscire dall’incertezza?”
Nonostante ce l’abbia fatto credere, la risposta Brunori non ce l’ha, ma le sue canzoni ci danno delle istruzioni per l’uso: ovvero, guardarle in faccia le paure e le incertezze, e non lasciare che posticipino gli appuntamenti con le nostre vite. La pantomima del bis viene risparmiata; dopo Kurt Cobain, Istinto, Intelletto e Sentimento abbandonano ogni disquizione e decidono di dormirci su mentre la Brunori SAS ci benedice sulle note di Arrivederci Tristezza.
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Gallery a cura di Carmelo Tempio