Spigliato e brillante come sempre, con frequenti frecciate ai risultati delle elezioni del giorno prima, lunedì sera Piergiorgio Odifreddi ha saputo incantare per quasi due ore la platea del Teatro Carcano di Milano, con l’unico strumento della sua voce e delle parole del XII canto dell’Odissea.
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_di Elena Fassio
La conferenza era inserita nella rassegna “Odissea, un racconto mediterraneo”, organizzata dal teatro pubblico ligure, che si ripropone di portare in giro per l’Italia, affidando ogni canto ad un oratore diverso, tra cui anche Roberto Vecchioni, Moni Ovadia e Tullio Solenghi, il testo epico spiegato e restituito all’oralità e alla spettacolarità per cui è nato.
Il XII è l’ultimo canto di flashback del poema, una delle più fortunate invenzioni letterarie di Omero, in cui Ulisse alla corte dei Feaci sta raccontando le peripezie del suo viaggio di ritorno dalla guerra di Troia, partendo da Circe, passando per la discesa agli Inferi, per le sirene e per Scilla e Cariddi, fino ad arrivare alla mandria sterminata dei buoi del dio Sole in Trinacria, la Sicilia, e successivamente all’isola della dea Calipso dove si fermerà 7 anni.
“La mandria di buoi era composta in realtà da soli 700 capi di bestiame, buoni per fare qualche hamburger ai marinai affamati”, scherza Odifreddi, geometra e matematico appassionato di arte classica e cristianesimo, benché fervente ateo, che dopo essere stato professore di logica e matematica all’Università di Torino ha collaborato con la Cornell University, la Columbia, l’università di Pechino e la San Raffaele fino a diventare un divulgatore di fama internazionale.
Ma è proprio a questo punto che la straordinaria capacità intersettoriale dell’oratore inizia ad accompagnare il pubblico in un viaggio etimologico e matematico attraverso le prime misurazioni del raggio terrestre (“già, pure i greci sapevano che la Terra era sferica”) e degli straordinari risultati ottenuti da Eratostene pur con mezzi geografici rudimentali, fino al problema irrisolto di Archimede, ispirato all’Odissea.
L’indovinello dice pressappoco così: “Calcola, o amico, il numero dei buoi del Sole che pascolavano un giorno sulle pianure dell’isola Trinacria, distribuiti in quattro gruppi di vario colore: uno bianco latteo, il secondo nero splendente, il terzo bruno dorato ed il quarto screziato. I tori bianchi erano eguali alla metà più la terza parte di tutti i neri ed ai bruni; i neri poi eguali alla quarta parte ed alla quinta degli screziati e a tutti i bruni; i restanti screziati considerali poi come eguali alla sesta ed alla settima parte dei tori bianchi e di nuovo a tutti i bruni. Quando i tori bianchi si mescolavano ai neri formavano una figura equilatera; invece i bruni e gli screziati costituivano una figura triangolare”. La somma totale dei buoi risulta di circa 10 elevato a 200.
Ed è così che attraverso un breve passo dimenticato dell’Odissea, Odifreddi ha raccontato al pubblico l’invenzione dei numeri che inizialmente erano scritti con le lettere dell’alfabeto, la vastità dell’universo greco, le tre verità degli antichi – l’alétheia, o verità di ragione, l’apokàlypsis, verità di fatto o rivelazione, e la veritas, o verità giuridica – e la creazione della misura standard del metro, un 40000esimo della circonferenza terrestre, in un divertente e ammiccante cammino tra alcune delle più importanti e sottovalutate scoperte del mondo greco.
Tutte le conferenze di Piergiorgio Odifreddi sono visibili in forma completa sul suo sito www.piergiorgioodifreddi.it, mentre la programmazione del ciclo “Odissea, un racconto mediterraneo” è disponibile su www.teatropubblicoligure.it.