L’album di debutto della band australiana incatena al suolo l’ascoltatore con il suo sound “metallic hardcore”.
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_di Luca Cescon
Il 2018 si dimostra l’anno della definitiva consacrazione per gli Ill Natured, quintetto australiano che non lascia nulla al caso con il dieci tracce “Twisted Visions”, uscito lo scorso gennaio per Last Ride Records e Grim Reality Records. Dopo l’acclamato “Depths of Despair”, EP rilasciato nel 2015, e una manciata di demo, la band di Newcastle punta forte su un lavoro che sicuramente dirà la sua all’interno di quel magmatico ensemble musicale ormai definito da più parti come “metallic hardcore”.
L’artwork di Paolo Girardi, sinistro e molto metal, nel più vasto senso del termine, conduce l’ascoltatore all’interno di un girone infernale fatto di riff tagliati con l’accetta che si dividono fra Black Sabbath e Power Trip.
Gli Ill Natured aprono le danze con “Crawl”, brano dal piglio sludge che travolge tutto come un fiume in piena, grazie a un incalzare compatto e devastante. A seguire, “Seal your face” ci porta subito in territorio hardcore distruggendoci il grugno con un uppercut degno di band come Integrity e Advent. A rendere “Twisted Visions” un album ancora più succulento ci pensano due featuring dal notevole peso specifico: Ryan Pond, dei Downside, su “The Hammer”, e Danny Dcold, dei Relentless, sulla title track.
Ma non è tutto, perché c’è spazio anche per un intermezzo strumentale degno di una band ormai matura: “Buried” concede tregua ma allo stesso tempo contribuisce a mantenere altissimo il livello di oscurità onnipresente in tutto il lavoro. A questo proposito, un ulteriore tocco di classe è da attribuire alla scelta di un sample del thriller psicologico made in Australia “Wake in fight” in apertura alla tritaossa “Faced with death”, vero punto di forza del dieci tracce. Il sigillo viene posto da “Skeletons”, traccia conclusiva di “Twisted Visions” che va a esplorare territori al limite del drone e dell’industrial, con sferzate melodiche che hanno il chiaro obiettivo di lasciare un quid di sperimentazione al tutto.
In sostanza, ci si ritrova fra le mani un lavoro di ottima fattura, che se talvolta pecca in troppa “pesantezza”, mantiene un lato estremamente cupo in grado di conferire originalità in un periodo di piena riformulazione dei canoni hardcore e metal moderni.