Lunedì 29 gennaio il Circolo dei Lettori ha ospitato nella Sala Grande lo spettacolo Il ballo di Irene, la vita dell’autrice di Suite Francese, in occasione della Giornata della Memoria e con Alessia Olivetti nelle vesti della protagonista.
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_ di Beatrice Brentani
Scritto e diretto da Andrea Murchio, con la produzione di Mirabilia Teatro e la consulenza storiografica di Bruno Maida, lo spettacolo di lunedì sera ha riscosso enorme successo: già dalle 20 c’erano persone in fila per entrare in sala.
La storia raccontata in prima persona, in forma di monologo, da Irene stessa, narra le vicende esistenziali (in parte realmente accadute, in parte romanzate) di questa grande donna, dall’infanzia fino alla fine del lungo viaggio in treno verso Aushwitz, dal quale non ha mai fatto ritorno. Le voci fuori campo del padre, della madre, dei sostenitori del governo nazista, si alternano con la voce di Irene, che racconta, quasi anno per anno, i suoi travagli dovuti alle proprie origini ebraiche – il tutto inframezzato da musiche di vario genere, dal classico di Perlman & Sanders (Scherzo Tarantelle, Op. 16) a Georg Gulyas (Villoido: El Choclo).
Alessia Olivetti ha saputo cogliere la personalità di Irene in tutte le sue più varie sfumature; timidezza, sarcasmo, allegria, incomprensione, sdegno, pudore, vergogna, amarezza, rancore, passione, forza d’animo, paura, angoscia, desiderio, nostalgia: tutte queste componenti emozionali sono entrate in gioco e sono state esposte in scena con sapienza e giusta misura, senza mai sfociare nel cliché del melodrammatico, così tante volte ripetuto, né rischiando di appiattire la patina tragica della storia.
Lo spettacolo non verteva unicamente sulla vita di Irene ma ha intrecciato la sua esistenza personale con l’universalità degli eventi storici negli anni in cui è vissuta, con particolare attenzione agli sviluppi, proseguiti per tutto il corso dei suoi anni, del sentimento antisemita nella cultura europea, alla salita al potere di Hitler e all’emanazione delle leggi razziali. La Némirovsky è stata costretta a spostarsi, con la famiglia, negli anni della sua giovinezza, da un paese all’altro, per sfuggire alla persecuzione ebraica: Russia, Finlandia, Svezia e, infine, Francia, dove sposerà Michelle Epstein e dal quale avrà due figlie, Denise ed Elizabeth.
È stata proprio Denise, quasi quarant’anni dopo la morte della madre, a riscoprire, in una valigia che lei stessa le aveva lasciato in eredità prima della deportazione, il manoscritto dell’ultimo libro della madre, Suite Francese, romanzo costruito quasi come se fosse una sinfonia musicale e che racconta il destino della Francia sotto l’occupazione nazista; un affresco denso di storie avvincenti in cui si mescolano le storie e i destini di una moltitudine di individui travolti dalla crudeltà della Storia.
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Oltre a Suite Francese, Irène Némirovsky è autrice di David Golder; I doni della vita; I cani e i lupi; Il ballo; Due.