Dopo due anni di attesa è finalmente al cinema il secondo episodio della nuova trilogia Star Wars. Accolto da critiche discordanti, Gli ultimi Jedi di Ryan Johnson è riuscito – in parte – a sorprenderci.
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_di Giulia Scabin
Per andare avanti è necessario superare il passato, con tutte le difficoltà che ne deriveranno. Lo sa bene Ryan Johnson, che uccide (letteralmente) i padri, lasciando i nuovi eroi della galassia Star Wars in balia delle sfortune più disparate.
Contrariamente a come interpretato dai fan più nostalgici, ciò che questo episodio VIII cerca di dirci non è che rischiare sia inutile o fallimentare, quanto che a definirci è il modo in cui decidiamo di reagire a questo fallimento. È il messaggio che Yoda porta a Luke, è ciò che Luke decide di fare, è l’ultima immagine del Millennium Falcon che vede riunita una resistenza decimata, ma più unita che mai. Quindi sì, il film è un susseguirsi di avventure improbabili ed enormi sfortune che portano i nostri protagonisti a trovarsi, alla fine, in una situazione più svantaggiata di quanto già non fosse in partenza, ma è proprio questo uno dei temi portanti di Star Wars.
Ci siamo dimenticati la fine de L’Impero colpisce ancora, dove troviamo Luke lacerato dalla scoperta di una verità terribile e Han (Ian?) imprigionato nella grafite? La saga non è tanto il racconto della vittoria, quanto il racconto di una resistenza nonostante tutto. E da questo punto di vista Gli ultimi Jedi è tutto tranne che incoerente. La speranza diventa sì sempre più flebile, ma non per questo meno incrollabile, e finché brilla il più piccolo barlume di speranza la storia non è finita.
[SPOILER ALERT] Non è un film coraggioso (è Star Wars, in che modo dovrebbe mai essere coraggioso?) ma in confronto al precedente episodio rischia, e tanto. Mette in dubbio la purezza disumana di Luke, l’eroe Jedi per eccellenza (oltretutto Mark Hamill con la barba sta benissimo) che finalmente mostra una complessità di personaggio che non ci era data vedere nella vecchia trilogia e che lo rende ancora più interessante; lascia morire il super cattivo e super misterioso Snoke senza svelarci nulla sulla sua identità o il suo passato; distrugge incurante tutte le teorie dei fan svelando che Ray non è in realtà nessuno (chi era in fondo Anakin Skywalker?). Che queste scelte di scrittura piacciano o meno non si può negare che Johnson sia riuscito a prenderci a schiaffi e a sorprenderci come non succedeva da Il ritorno dello Jedi. E finalmente ritorniamo a chiederci “e ora?”. Non è poco.
Senza contare diverse trovate visive, tra scenografie e battaglie che, incredibilmente, non si erano ancora viste: dallo spettacolare duello tra Ray e Kylo Ren (uno dei più belli di tutto l’universo Star Wars) al magnifico scenario finale nella spianata di sale, fino agli inseguimenti nelle miniere rosse.
E se le due sottotrame che si sviluppano parallelamente alla narrazione possono apparire superficialmente “inutili”, guardandole da vicino non lo sono affatto. Attraverso il bizzarro (e in parte mancato) addestramento con Luke, Ray riuscirà a delineare chiaramente il suo destino, e attraverso la sua fallimentare missione, Finn prenderà completa coscienza di ciò che è e vuole essere: un ribelle.
Non dimentichiamoci che se il mito di Star Wars vuole rimanere qualcosa di vivo e pulsante e non restare una reliquia relegata al 1977, bisogna far sì che i ragazzini di oggi abbiano i loro eroi.
In questo senso Kylo Ren è, forse insieme a Pau, il personaggio per ora meglio riuscito della trilogia, indubbiamente anche grazie al bravissimo Adam Driver. È irrisolvibilmente tormentato, perfidamente astuto e completamente dominato dalla rabbia. Un complesso groviglio di delusione, rancore e solitudine. C’è ancora un pallido barlume di buono in lui? Non è chiaro, potrebbe succedere qualsiasi cosa.
Ray e Kylo Ren sono personaggi forti e in continuo movimento che, in un modo o nell’altro, hanno distrutto ciò che c’era prima. Sono potenti e senza più maestri a guidarli. Le potenzialità per un grande finale questa trilogia le ha tutte.
Ma il film non è certo privo di difetti e domande lasciate senza risposta (prima tra tutte: dov’è finito Benicio del Toro?). La sceneggiatura e l’intreccio della trama hanno delle falle? Purtroppo in alcuni punti sì. Le capacità recitative di alcuni attori sono limitate? Direi di sì.
Più di una volta alcune scene ci hanno fatto dire “ma che…”? Senza dubbio. Eppure, se il motivo per cui amavamo Star Wars stava nel fatto che fosse capace di ammaliarci e farci saltare sulla sedia, portarci in giro per la galassia insieme ad improbabili amici, e raccontarci l’eterno tormento tra Luce e Oscurità, direi che questo episodio VIII ce l’ha fatta come non succedeva da tempo.