L’appuntamento annuale nel quale è lecito giudicare i dischi dalla copertina. I migliori artwork del 2017 selezionati per noi dall’illustratrice torinese Andy McFly.
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LORDE “MELODRAMA” – Cover di Sam McKinniss
L‘artista Sam McKinniss, 31 anni, con sede a Brooklyn, per la copertina di Melodrama dipinge un ritratto di Lorde intimo e illuminato di blu, che evoca atmosfere notturne e stati d’animo melanconici. Lorde, già fan delle opere di McKinniss, ha pensato di rintracciarlo scrivendogli una mail, chiedendogli di lavorare assieme per la copertina di quest’album. Hanno passato del tempo assieme prima che la progettazione di questo dipinto arrivasse alla fine; ed è proprio grazie a questo iter progettuale che il lavoro finale risulta particolarmente riuscito e calzante. L’album è un misto di sentimenti d’eccitazione e paura, sprigiona voglia di vivere appieno la vita e allo stesso tempo disillusione: momenti “Blue”, insomma, come la copertina ci suggerisce. La pittura riproduce con maestria la figura di Lorde nel suo letto illuminata da un forte bagliore bluastrp mentre ci guarda in maniera penetrante. Una parallelismo con l’evidente crescita artistica che si riflette nel suo lavoro. Le pennellate metodiche e “pensate” che s’intrecciano, la figura che appare dal buio, i colori forti, la composizione perfetta, rendono il tutto una gioia per gli occhi. Qualcosa che ti prende per mano e ti cattura: come la musica di Lorde.
MISS KETA “CARPACCIO GHIACCIATO” – Cover di Gio Pastori
Per la copertina di “Carpaccio ghiacciato” troviamo – quello che non ho paura di definire – un capolavoro di Gio Pastori, designer ed illustratore italiano che dedica la sua ricerca artistica al paper collage con il quale crea forme bellissime, perfette nella loro semplicità e subito riconducibili ad un soggetto. Colori, forme, composizione, fanno parte di un’unità che esprime appieno il suo potenziale, arrivando a tutti. Lavora nel campo della moda, per Fendi, Tiffany, Nike; per riviste e musicisti. Per Miss Keta, ha creato questa “cartolina” estiva: sigarette spente sulle chele di un astice in riva al mare, carta dai colori sfumati e piccole ombre che appaiono appena dovute alla sovrapposizione reciproca. Che dire, è una gioia per gli occhi: beffarda, furba e maledettamente iconica, un po’ come tutta la produzione della Regina della notte milanese (e non solo).
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INNER WAVE “UNDER WATER PIPE DREAMS” – Cover di Chris Runners
Per la copertina di “Under water pipe dreams” gli Inner Wave, band californiana che non mi pento di definire “I nuovi Strokes”, pensano ad una fotografia senza un soggetto umano ma con una sorta di sepolcro costituito da un casco, una giacca di pelle (che ci riporta al titolo dell’album), un fiore e uno strano bagliore rosa che si fa strada misteriosamente dal suolo. Conoscendo il loro lavoro musicale, penso sia calzante come immagine perchè gli Inner Wave lavorano molto sulle atmosfere strizzando l’occhio atmosfere un po’ “lynchiane”…
La fotografia, soprattutto questo tipo di fotografia, va molto forte in America, pensiamo ad esempio alle stupende foto di Petra Collins impregnate di colori al neon ma dalla lettura sfocata. Penso sia proprio uno stile che in molti prendono come spunto e anche il caro Chris Runner ce ne dà dimostrazione, mantenendo uno stile personale ma facendosi ispirare dall’estetica dei nuovi fotografi americani.
POPULOUS “AZULEJOS” – Cover di Kae
Kae non è una novità bensì una conferma. E anche quest’anno lavora a fianco di Populous. Kea per chi non la conoscesse è una designer e direttrice artistica italiana che vive e lavora a Berlino e che vanta collaborazioni in ambito musicale con, appunto, Populous e Clap! Clap!, due dei producer nostrani più in vista a livello internazionale degli ultimi anni. legati a sonorità “etniche” in bilico tra un rave nel deserto e un cocktail party nella Foresta Amazzonica. Tornando a Kae, che ha sperimentato molto con la tecnica del collage, in questo lavoro si mantiene su un’asse surreale costituita di forme più o meno riconoscibili e forme meno familiari magistralmente composte che dialogano l’una con l’altra in una sorta di danza di colori e visioni optical. Il titolo è Azulejos, ossia le tipiche piastrelle in ceramica decorate portoghesi, penso che il lavoro sia musicale che visivo, sia stato affrontato partendo da questo spunto: ossia una composizione di tante forme e colori che costituiscono un’insieme unitario. Chapeau!
GIRLPOOL “POWERPLANT”
Qui l’artista è sconosciuto, ma non potevo escludere questa cover dalla classifica perché a mio parere è una delle più belle di quest’anno. Sembra un mondo di fantasia in cui un bambino si ritrova a giocare con i suoi amici immaginari in un non luogo in cui il tempo non passa e le stagioni si uniscono così come la neve e i fiori condividono gli spazi ed il vissuto.
Lo stile è libero e forte e vuole essere infantile apposta: non si prende troppo sul serio e sembra esser giocoso ma anche profondo. Ci vuole – forse – riportare a quando vivevamo la nostra vita senza problemi, passando il tempo a giocare coi nostri amici immaginari e non. D’altronde calza a pennello con l’album: scanzonato e leggero che passa da schitarrate qua e là a piccole ballad col cantato in sincrono.
GIORGIO POI “FA NIENTE” – Cover di Ale Martoz
Per la ristampa del suo disco in vinile, Giorgio Poi, attinge direttamente dalle sue conoscenze. Come ci confessa Ale Martoz, i due si conoscono già e la collaborazione è un sigillo che conferma le loro affinità immaginarie ed artistiche. Troviamo in copertina un’opera previa di Martoz, che Giorgio ha scelto appositamente per sé, che rappresenta in maniera trasversale l’album. Lo stile è giocoso, disordinato seppur convincente a livello compositivo: ci ricorda – con le dovute proporzioni- il caos sublime di alcune opere del Sommo Picasso…
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Abbiamo avuto il piacere di fare qualche domanda ad Ale Martoz sulla sua opera:
Com’è nata la collaborazione per questa cover?
“Bomba Dischi mi ha contattato, mi conoscevano grazie a “This is not a love song (Tinals)” che è un’etichetta di illustrazione indipendente con cui ho collaborato in passato. il nesso è che entrambi, in modi diversi, si occupano di musica. conoscevo già Giorgio Poi, perciò è stata una piacevole sorpresa ricevere questo incarico”
Il concetto dell’album è strettamente legato al concetto della copertina?
“Direi di sì ma non ho alcun merito, era un colpo facile. mi spiego, questa cover per il vinile nasce dalla precedente cover ufficiale dell’album, perciò è stato Giorgio stesso a scegliere quell’immagine. il soggetto, questo ballo bizzarro, credo che rappresenti in maniera laterale certe tematiche trattate nell’album.”
Hai qualche aneddoto divertente o interessante da raccontarci sulla progettazione di quest’album?
“Aneddoti direi di no, ahimè. Posso solo dire che è stato interessante deformare l’immagine facendomi ispirare dalla musica di Giorgio. Il sentimento portante dell’album mi ha portato a trattare il tutto -atmosfere, volti, mani, vestiti, luogo- in una determinata maniera. La musica è stata un filtro.”
Tecnica usata?
“La tecnica è un po’ macchinosa. Il disegno che si vede è un originale, delle stesse dimensioni del vinile. perciò il punto di partenza è materiale, bello sporco. Poi in digitale ho sottratto i colori, rendendo la tecnica mista (pantoni, pennarelli, penne e matite su carta) un tutt’uno grigio. In bianco e nero diciamo, mentre l’originale è tutto colorato. Dopo aver fatto questo, ho ri-colorato in digitale l’immagine, così come poi si vede nel definitivo che è andato in stampa. questa tecnica un po’ macchinosa mi permette di ottenere certi effetti specifici. Principalmente, è un modo di rendere l’immagine “ricca” ma “leggera”.”
KNOX FORTUNE “PARADISE” – Cover di Knox Fortune
“Paradise” è il primo album in studio del cantante e producer di Chicago Knox Fortune, che in questo caso dovrei chiamare anche artista perché la copertina è stata fatta da lui in persona. È uno degli album del 2017che mi ha colpita di più perché è fresco, pieno di sensazioni, toni leggeri che ricordano l’estate… in più Knox ha una voce calma e pacata che regala un mood deliziosamente placido all’album. Ma tornando alla questione cover, come sta capitando spesso i vedere tra le band americane, c’è chi se le autoproduce: Knox è uno di questi e ci riesce benissimo, perché credo regali alla sua musica, anche un volto e mille colori e forse solo lui sarebbe riuscito ad esprimersi così bene.
Cosa ci vuole dire Knox con questa cover? Forse nulla, forse è semplicemente un atrwork che funziona, forse il “Paradise” per questi quattro individui ritratti, è il fondoschiena della ragazza gialla (come biasimarli) o forse, un po’ come tutta l’arte, questa copertina è un feticcio, mistico e quasi sacro che vuol dire tutto e niente, ma convince l’artista e anche noi di OUTsiders webzine!
GRIZZLY BEAR “PAINTED RUINS” – Cover di Chyrum Lambert
I Grizzly Bear sono, a mio parere, una delle band più attente all’estetica a 360° dei loro prodotti. Non so se vi è mai capitato ad esempio, di assistere ad uno dei loro concerti… hanno la straordinaria abilità di trasformare in oro tutto quello che toccano. I palchi in cui suonano diventano palchi teatrali in cui ricreano un’ambiente ma soprattutto un’atmosfera. Ovviamente per la copertina non potevano che scegliere qualcosa di straordinario ma allo stesso tempo estremamente complicato in termini di lettura, il che è buono a mio parere, perché come la loro musica, l’arte che deve rappresentarli, ha il compito di essere “stratificata”, non immediata e spicciola.
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Ho avuto il piacere di chiacchierare con Chyrum sull’artwork che ha prodotto in collaborazione con Ben Tousley:
Com’è stata la collaborazione per questa copertina?
E ‘stato piuttosto facile da parte mia, e in generale non faccio lavori su commissione, ma per fortuna la band ha scelto il lavoro che ritengono migliore per rappresentare l’atmosfera dell’album. Quindi in realtà ho solo fornito loro un sacco di lavoro da esaminare e lo hanno ristretto ai dipinti finali che sono stati usati. Inoltre sono davvero grato di aver lavorato con Ben Tousley su questo, è il designer che ha tirato tutto questo insieme e l’ha fatto sembrare bello come sembra!
Il concept dell’album è strettamente correlato al concetto di copertina?
Tanto che la maggior parte delle immagini utilizzate appaiono molto scheletriche o rovinose, ma sono presentate in uno spazio molto isolato, pulito e aperto. L’idea di dipingere sulle rovine per rendere forse qualcosa di molto logoro o invecchiato appare di nuovo fresca e nuova. Esteticamente attraente ma molto emotivo. Penso che la musica lo ritrae perfettamente.
Hai qualche aneddoto divertente o interessante da raccontare sulla progettazione di questa opera d’arte?
Probabilmente il dipinto prima che fosse usato per la copertina sarebbe stato demolito! Non mi è piaciuto e non ha funzionato per me come un dipinto, ma quando hanno scelto quello per la copertina l’immagine ha avuto molto più senso per me nel contesto dell’album. Adoro l’immagine ora perché riesco a percepire il senso dello scopo.
Tecnica usata?
La maggior parte è di pittura e collage, ma ci sono anche alcune tecniche di stampa. Mescolo molti materiali insieme. Quindi c’è un po ‘di tutto lì dentro, acrilico, tinta, cera, olio, inchiostro, carta, mussola, tela, carta, carta per tetti, matita.
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HOOPS “Tapes #1-3” – Cover di Aaron Denton
Gli Hoops sono una piacevole scoperta d quest’anno, anche se suonano già dal 2016. I loro sono suoni rilassanti ma scatenati allo stesso tempo che ti fanno pensare molto alle “vibrazioni americane”. Ho scelto d’inserire anche questa copertina perché è totalmente diversa dalle altre. Mi ha catturata perché è visivamente molto più vicina ad un poster o ad un volantino, con le scritte tipografiche, che ad una copertina e quest’aspetto mi ha fatto impazzire!
Ho chiesto direttamente ad Aaron, amico degli Hoops, di raccontarcela:
Com’è iniziata la collaborazione per questa cover?
Ho collaborato con Drew degli Hoops per questo. Inizialmente avevo alcune opzioni un po ‘più pulite e colorate. La band voleva qualcosa di più fedele all’arte originale delle cassette, che erano abbastanza fai-da-te, oggetti limitati. Ho provato a imitare quella vibrazione sull’opera d’arte.
Il concetto dell’album è legato alla copertina?
Suppongo sia, yah. Le melodie sono certamente qualità inferiore, registrazioni domestiche. Volevo che l’arte riflettesse quello, ma ricordasse anche parte del design originale dei nastri.
Hai qualche aneddoto divertente o particolare da raccontarci riguardo questa cover?
Non specificamente. Inizialmente Drew doveva fare l’artwork, ma penso che stessero girando molto in tour e la cronologia non avrebbe funzionato. Quindi ho assunto il comando ma essenzialmente canalizzavo l’atmosfera di Drew, che era una specie di cosa nuova da fare per me. È stato divertente. Conosco abbastanza bene la band e mi sento piuttosto a mio agio con la loro estetica.
Tecnica usata?
Ho utilizzato un sacco di manipolazione 3D in Illustrator per le forme. Inoltre, basta scansionare vecchie trame di carta e incorporarle. Di solito metto “rumore” in tutto e ho usato molto liberamente anche quella tecnica.
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Qui un po’ di link utili:
SAM McKINNISS: https://www.