Conosciamo più da vicino i Manetti che dopo “aver fatto perdere le proprie tracce per qualche tempo” sono tornati con un nuovo ep, ruvido, dritto e deciso. Noi li abbiamo incontrati per capire come “il solo modo per rispettare le mode è non farlo”.
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_di Mattia Nesto
Per presentare il vostro ep avete scritto: “Tornano riprendendo un po’ di demo registrati negli anni, incastrati tra le vite di quattro ragazzi che ancora amano i rullanti in faccia e le chitarre che si portano dietro tutto il resto”. Sembra quasi una dichiarazione programmatica di non avere problemi nell’essere fuori moda, se le mode non rispondo ai propri gusti. La questione sta in questi termini o c’è dell’altro?
Confermo, nessun problema nell’essere fuori moda, ma dobbiamo intenderci su cosa intendiamo per moda. Abbiamo assistito al ritorno del cantaurato, zoccolo duro della cultura musicale italiana. Poi è tornato alla ribalta il pop. Oggi si parla di un ritorno delle chitarre nel 2018. Noi non abbiamo mai avuto bisogno di scrivere canzoni e quindi di salire sul carrozzone del momento (che in certi casi per carità ha regalato belle cose). Al contrario abbiamo sempre scritto e suonato musica che ci facesse sentire a nostro agio, ovviamente senza disdegnare strumenti diversi dalle chitarre e dale batterie, ma mantenendo la barra dritta. Se davvero torneremo ad ascoltare muri di chitarre e di batterie nei prossimi anni, saremo contenti. Forse vorrà dire che ancora c’è bisogno di rock’n’roll.
Avete registrato sempre a casa vostra, Como&dintorni per capirci?
Solo le canzoni dell’ultimo disco. Andrea, dopo anni di collaborazione con Luigi Galmozzi (ti amiamo Gigi!) nel suo Morbid Sound Studio a Milano, ha costruito il suo studio sulle rive del lago di Como. Si chiama Bleach Studio ed è come stare a casa.
Tre pezzi dritti e tesi: due cantati e uno strumentale. Ci potreste dire di più su questa tripartizione dell’ep?
Le tre canzoni rispecchiano in pieno lo spirito di questa band. “B.O.H.” è melodica e sognante, “Favolosa” arpeggiata e malinconica, “Do you E” ruvida, un pugno nello stomaco. Tra i pezzi che abbiamo per il nuovo disco questi tre ci sembravano un giusto mix per tornare.
Come è finito a “prestarvi il basso” Enrico Molteni dei Tre Allegri Ragazzi Morti?
I TARM sono amici, Andrea suona la chitarra con loro e alla sua proposta Enrico ha risposto con l’entusiasmo che lo contraddistingue.
Dopo questo ep che ne sarà dei Manetti? Avete ancora voglia di chiudervi “in studio demolendo e ricostruendo le proprie idee e le proprie canzoni”?
Certamente! Siamo già al lavoro per chiudere gli ultimi pezzi e tornare finalmente con un album. Ormai abbiamo demolito e ricostruito parecchio, quindi siamo alle battute finali. Nel frattempo ci si vede a bordo palco, al banchetto, al bar!