Le sabbie bianche di Geoff Dyer e il prossimo appuntamento con “Giorni Selvaggi”

Abbiamo partecipato all’intervista di Gianluigi Ricuperati a Geoff Dyer, autore di White Sands, al Circolo dei Lettori. Vi raccontiamo come è andata, in attesa dei prossimi incontri della rassegna Giorni Selvaggi. 

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_ di Beatrice Brentani

Lunedì 21 novembre, alle ore 18, Geoff Dyer ci ha parlato di Sabbie Bianche, il nuovo romanzo edito da il Saggiatore. Ha aperto l’evento, presso il Circolo dei Lettori, Nicola Lagioia, che ha poi lasciato la parola all’autore e a Gianluigi Ricuperati.

Giorni Selvaggi è una rassegna promossa da Scuola Holden Storytelling & Performing Arts, COLTI – Consorzio Librerie Indipendenti di Torino, Biblioteche Civiche Torinesi, Torino Rete Libri e Babel Libreria Internazionale. Si tratta di un ciclo di incontri iniziato a settembre, il cui obbiettivo è portare a Torino alcune tra le migliori firme contemporanee di autori provenienti da tutto il mondo (ve ne avevamo già parlato – potete trovare il nostro articolo cliccando QUI).

Geoff Dyer è autore di libri di diverso genere (Gianluigi Ricuperati ha ricordato che proprio Gianni Borgo, editor di Instar Libri, casa editrice italiana con sede a Torino, ha tradotto il primo romanzo di Dyer, In cerca), tutti però accomunati da una prosa di alta qualità e influenzati da uno stesso maestro, lo scrittore John Berger – proprio da lui Dyer ha preso spunto per scrivere di argomenti di diversa natura, riuscendo sempre ad aggiungere qualcosa di proprio per ogni campo del sapere di cui è venuto a raccontare. Questo libro, Sabbie Bianche, è un libro di viaggi in molteplici punti del mondo (Pechino, Polinesia, Utah, White Sands, New Mexico, California); i paesaggi vengono scrutati con occhio curioso e con un’ironia sommessa, che scaturisce tra le pieghe delle pagine del libro.

Ma che cos’è e di cosa parla esattamente Sabbie Bianche? Non è un romanzo, ma nemmeno un reportage o una raccolta di racconti: è tutto un insieme di queste tipologie di scritti. Geoff ha poi rivelato qualcosa sui suoi contenuti.

C’è un capitolo, nel mio romanzo, intitolato Spazio e tempo. Il mio libro parla proprio di questo, cioè dell’intersezione tra questi due elementi: ognuno di noi percepisce sempre, nel corso della vita, il proprio divenire e il proprio trasformarsi attraverso il confronto con l’immutabilità dei luoghi. Il mio libro è ricco di suspence più che di trama e la storia è mossa proprio da questa continua tensione tra spazio e tempo.

La suspence è, davvero, il leitmotiv di questo libro: ci offre dei segnali che noi dobbiamo tentare di cogliere per capire il significato profondo del libro, la sua struttura portante.

Come recita una canzone di Bowie, Move on Sometimes I feel That I need to move on […] –, questo libro scatena, nei lettori, il desiderio di muoversi nel mondo. È un libro di paesaggi, è vero, ma anche di passaggi tra un luogo e l’altro. Ogni parte del romanzo coesiste armoniosamente con le altre, in un disegno perfetto che sembra quasi essere stato progettato a priori. Gianluigi Ricuperati ha chiesto a Dyer come è avvenuto il processo costruttivo del libro, costituito da così tante parti così diverse tra loro eppure così ben collegate.

Dyer non ha esitato a rispondere, ammettendo di aver notato delle unità tra le parti. Come se tutti quei pezzi fossero lì già pronti a unirsi in un unico collage; tra le sezioni, inoltre, Geoff ha inserito dei link utili a tenere insieme tutte le parti: talvolta questi collegamenti servono, a chi legge, per comprendere il vero senso del libro, ciò che più preme all’autore di far conoscere. Questi punti di contatto potrebbero essere definiti come una sorta di storia dentro la storia, o di libro dentro il libro, e connettono le unità di spazio e di tempo in una sola essenza.

Dyer e Ricuperati sono poi passati a chiacchierare, più in generale, dell’esperienza del viaggio e della figura del turista, che Dyer non sembra affatto rifiutare – “Tutti i viaggiatori sono, in realtà, anche turisti”, ha ammesso. Cosa si può imparare da un viaggio? Secondo Dyer, un viaggio ha sempre qualcosa da insegnarci. Alcuni luoghi possono lasciarci insoddisfatti, ma questo non è assolutamente un male, anzi, è sintomo della nostra continua ricerca della meraviglia: quella fiammella ancora non si è spenta e dobbiamo continuare ad alimentarla, con nuove scoperte e una paziente curiosità. Alcuni luoghi, poi, possiedono un vero e proprio potere gravitazionale, che talvolta è  così sommesso che occorre un viaggiatore dal cuore estremamente sensibile per coglierlo; bisogna, inoltre, essere muniti di attenzione e di tempo (ecco che ritorna, quel connubio tra spazio e tempo!).

Un viaggio non è mai sprecato, insomma, ogni viaggio contiene, al suo interno, in potenza, una (o più, o infinite) storie.

A novembre da non perdere ancora un incontro con Giorni Selvaggi:

→ martedì 28 novembre ore 18, presso le OGR (corso Castelfidardo, 22)
ANDREW O’HAGAN
La vita segreta.  Tre storie vere dell’èra digitale (Adelphi)
con Francesco Guglieri, editor

«Tre storie vere dell’era digitale» recita il sottotitolo: a leggerle non sembrerebbe, tanto surreali da poter essere puntate della serie Netflix Black Mirror.  Artista nel destreggiarsi fra fiction e non fiction, l’autore scozzese prova a spiegare cosa sono i bitcoin e chi li ha inventati, cos’è il deep web e chi è Julian Assange.  Scende nelle profondità della rete e in quello che le gira intorno, sconfinando spesso in un racconto del terrore.

Prenotazione obbligatoria off365@salonelibro.it
Prenotazioni Carta Plus 011 432682; info@circololettori.it