La band di Pordenone capitanata da Gian Maria Accusani e Elisabetta Imelio torna sui palchi italiani per il tour di presentazione di “Un giorno nuovo”, album uscito ad aprile 2017 per La Tempesta Dischi. Sarà la volta buona per dimenticare i Prozac+?
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_di Alessia Giazzi
Cambiare identità non è facile. Il faticoso processo del reinventarsi cercando di essere riconosciuti per il proprio presente e non per la propria immagine del passato diventa ancora più difficile se hai fatto parte di uno dei gruppi cult della scena musicale italiana degli anni Novanta. Ci saranno passati anche Meg “dei 99 Posse”, Samuel “dei Subsonica” e probabilmente anche Cesare Cremonini “dei Lunapop” prima di cambiare pelle e affermarsi come solisti. In fondo, l’esperienza di Geri Halliwell ce la ricordiamo tutti (ci vediamo nel 2018, Ginger).
Che fare quindi quando l’ombra del passato diventa troppo ingombrante? Se uscire con un progetto nuovo, nuove musiche, nuovi testi e nuova band non basta a nascondere quello che sei stato, nascondi tutto sotto una maschera.
La maschera è la nuova identità dei Sick Tamburo che, nati dalle ceneri dei Prozac+ ormai 10 anni fa, ripartono dall’Hiroshima Mon Amour di Torino per il tour di presentazione dell’ultimo album.
Un giorno nuovo usciva ad aprile presentandosi come un disco specchio del cambiamento della band sia a livello musicale che a livello di tematiche trattate. Sul palco questo cambiamento si traduce in instabilità: la presenza scenica della band di Pordenone si frammenta tra i Sick Tamburo con le movenze da manichini e i pezzi tiratissimi, dall’altra c’è un quartetto di figure in passamontagna, fermi nelle loro posizioni, isolati nella loro esibizione. È difficile capire chi si celi realmente sotto i passamontagna.
La doppia identità della band si fa più evidente quando sul palco riescono a coesistere incredibilmente pezzi carismatici come A.I.U.T.O., tra chitarre prepotenti e batteria a colpi di pistola, e canzoni che sono quasi ballate come Un giorno nuovo e Il mio fiore per te. Un giorno nuovo è un album stilisticamente indipendente nella produzione musicale dei Sick Tamburo, quasi delicato se vogliamo trovargli una dimensione, e trasposto sul palco perde tanta dell’intensità che lo rende un album piacevole (e si perdono anche le parole delle canzoni, ma anche questa è un’altra storia, purtroppo).
Inutile dire che brani come Il mio cane con tre zampe, Tocca e Intossicata in cui la voce di Elisabetta Imelio è protagonista e la chitarra di Gian Maria Accusani ruggisce rabbiosa, sono quelli che a distanza di anni funzionano meglio. Al di là della confusione sopra il palco è comunque impossibile non notare l’affetto incondizionato al di sotto, con i fan che si raccolgono entusiasti ad Accusani a fine concerto.
È quando i Sick Tamburo ci illudono improvvisando i primi accordi di Betty Tossica che si capisce l’importanza e la presenza che ha ancora il passato nel percorso della band. Celarlo dietro a una maschera è impossibile. Dietro ai Sick Tamburo ci sono e ci saranno sempre Gian Maria Accusani e Elisabetta Imelio. Dimenticarselo – per ora – è ancora davvero troppo difficile.