Negli States coi Someday

Italiani in America, musicisti in tour. Otto concerti, cinquemila chilometri percorsi, numerose PBR sorseggiate e motel ai confini della realtà: reduci dal loro tour sulla costa est degli Stati Uniti, i Someday raccontano questa incredibile avventura attraverso un po’ delle migliaia di fotografie scattate… 

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_di Michele Fierro

ALLA CNN e LIVE SPORCHI: un evento storico come lo sbarco dei Someday negli States non poteva non suscitare l’interesse dei media… nella foto, i ragazzi si mettono in bella mostra dentro la sede della CNN di Atlanta, poco prima del loro live al Casa Nova: una casa occupata alla periferia della metropoli, piena di gente, birra e gatti vaganti. Concerto memorabile tenuto in un garage, notte trascorsa tra letti costruiti con mezzi di fortuna che crollano alla quattro di mattina, gatti che passeggiano sulla teste dei dormienti e avanzi di cibo dall’odore quantomeno curioso (si prega di notare la foto dove i Someday sguazzano nel denaro del cachet). Anyway, persone cordialissime e chiacchierate sulla classica veranda. Cosa volere di più dalla vita?

ARTICOLO STAMPA VOLEVAMO L’AMERICA: vedere le proprie faccione a piena pagina su un quotidiano così prestigioso come La Stampa fa davvero un gran bell’effetto. Nell’articolo, i Someday presentano il tour americano e raccontano cosa è successo in quasi vent’anni di tentativi, delusioni, divertimento e caparbietà. Un grazie di cuore a Paolo Ferrari, autore del pezzo: Paolone preparati, per il tour mondiale ci vorranno due pagine!

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BBQ BURGER PORCOD** e VOMITORIUM: tanti aspetti dell’America lasciano a bocca aperta. Soprattutto quando la bocca la apri per ficcarci dentro il cibo. E che cibo. In una foto, Bart il Batterista descrive in modo chiaro ed essenziale il menù di una colazione; nell’altra foto, uno degli hamburger più sobri, delicati e meno conditi che ci sia capitato di mettere sotto i denti. Eh, sì: quando ti dicono “stai attento, mangiare negli States non sarà facile”, tu sorridi e pensi “figuriamoci, starà esagerando” Poi ti ritrovi ad alimentarti a Bourbon e Pesche per ritrovare sapori sani e familiari. Oppure decidi che è ora di mangiare una pastasciutta e allora vai al supermercato e ti sembra quasi un miracolo… poi sbagli tutto e compri capelli d’angelo anziché spaghetti, tonno al naturale anziché all’olio e acqua anziché birra perché sei in un market ebraico. Certe sere, a Brooklyn, la nanna alle nove è la soluzione migliore.

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BLIND BOB: al Blind Bob di Dayton, Ohio, i Someday chiudono il tour americano. E non poteva che finire in gloria. Riassumendo in modo schematico, nel tentativo di recuperare pezzi di serata:

I Someday arrivano e il barista (il cui nome rimane ignoto, per cui resterà sempre “Blind Bob o Mr. Bob”) gli serve quattro dita di whisky a testa. Benarrivati, ragazzi.

La bibita preferita di buona parte dei cittadini americani consiste nell’alternare whisky e birra: un sorso di birra e uno di whisky, uno di whisky e uno di birra. Avanti così per ore. Come potevano i Someday non adeguarsi alle usanze del luogo? Prima del concerto i whisky-birra offerti da Mr. Bob sono davvero numerosi, e non appena la band sale sul palco Mr. Bob allinea su palco altre lattine e shots. Sarà una lunga, lunga notte.

Dopo il concerto Mr. Bob, che abita in una loft mozzafiato dall’altra parte della strada, invita i Someday a dormire da lui. La band gli spiega che hanno già prenotato il motel. La replica di Bob è abbastanza chiara: “Fuck the reservation!” Cioè, siete cordialmente invitati nella mia dimora. Quando gli spiegano che con la prenotazione avevano dato il numero di carta di credito, e che quindi il motel si sarebbe comunque preso i soldi, Bob non batte ciglio e dice “I pay for your motel, stay with me!”. E regala ai Someday 100 dollari. Questi sono gli americani che abbiamo incontrato, dal primo all’ultimo: cordiali e ospitali fino all’imbarazzo.

Saliti a casa di Bob ripartono le birre. La situazione si fa tragica. Bart il Batterista defunge in solitaria e nel silenzio sul letto del proprietario di casa. Lo si rivedrà solo a mattina inoltrata. Il collo di Michele il Bassista ha un pericolosissimo cedimento all’indietro: seduto sul divano, con la testa riversa sulla sponda, resterà in questa posizione per le successive dodici ore. Daniele il Chitarrista discorre amabilmente con Mr. Bob, finché si rende conto di non riuscire più ad articolare alcun suono. Tutti a dormire sul divano (Mr. Bob compreso) fino alle prime luci del pomeriggio.

Al risveglio, strette di mano e abbraccio con Mr. Bob e via, si riparte: 14 ore di viaggio, destinazione Brooklyn. Il tour è finito, si torna a casa.

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BUCO NERO MOMA: che vi piaccia o no l’arte contemporanea, se soggiornerete a New York non perdetevi il Moma, il Museo di Arte Contemporanea. Dire che c’è tutto è sciocco oltre che falso, ma dire che c’è quasi tutto è pura verità: i quadri più famosi di fine Ottocento e di tutto il Novecento sono (quasi) tutti qui. Dagli Impressionisti francesi fino alla modernità, passando per Picasso, De Chirico, Warhol, Van Gogh, Dalì, Pollock, Hopper e altre decine e decine di nomi: sei piani di arte talmente potente da lasciare senza parole.

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BYE BYE NEW YORK: ultimo giorno di visita a Manhattan, penultimo giorno di permanenza negli States. Uno scatto improvvisato dalla macchina: alle spalle lo skyline della City, davanti l’ingresso a Brooklyn, in tutto avvolto in una luce soffusa e sognante. Bye bye NY. Si dice che certe foto valgano più di mille parole. Ecco, appunto. Godetevi la foto e pensate che il tour era appena finito.

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CON BIGGIE: molte città italiane sono ricoperte di scarabocchi, realizzati da chi pensa che la Street Art sia Arte. Infatti, lo è. E pure di altissimo livello. Basta fare due passi in certi quartieri di Brooklyn e dare un’occhiata ai graffiti, o dipinti, che abbelliscono pareti su pareti. Da restare senza parole. Questa è Arte, e per favore non la mischiamo con altro. Qui i Someday sono in compagnia del rapper Notorius B.I.G., immortalato su un muro della sua Bedford, la strada in cui viveva e rappava. Graffiti a parte, sulla Bedford i Someday hanno fatto un’ottima colazione a base di uova, beacon e birra Brooklyn. La migliore d’America? Per noi sì!

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GOTHAM CITY IN MANHATTAN e SKYLINE: com’è New York? Su cento domande che ti senti fare al ritorno dagli States, questa è la più frequente. Oppure: ti è piaciuta New York? E dicendo NY chiunque – o perlomeno il 90 percento dei curiosi – intende Manhattan. Cioè i grattacieli immensi e lo skyline scenografia di milioni di film, i taxi gialli, il fumo che esce dai tombini, le luci di Times Square, fiumi di persone che intasano le strade e via dicendo. In effetti Manhattan è proprio come te la immagini. Forse di più. Al di là del piacere o non piacere, su un punto non ci piove: New York – ok, Manhattan – lascia frastornati. Come si dice: una volta nella vita va vista.

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I Someday invece alloggiavano a Brooklyn, quartiere Bushwick, un posticino tranquillo pieno di negozietti e localini. Piccolo consiglio firmato Someday: se andrete a visitare New York, non fermatevi solo a Manhattan. Ci sono migliaia di strade che meritano di essere visitate.