La fata della musica italiana incanta il Gru Village in occasione del suo “Combattente Tour”: come una cantastorie la Mannoia viaggia sul filo del tempo tra pezzi storici e nuovi progetti.
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_di Valentina De Carlo
Il cielo che si apre e si chiude al ritmo della musica non solo è quello di una delle sue canzoni più popolari, Il cielo d’Irlanda, ma anche quello che l’ha attesa lunedì sera al Gru-Village di Grugliasco, tra fulmini e nuvoloni minacciosi, dove ad aprirsi e a chiudersi erano anche gli ombrelli. Ma alla fine, proprio come in un’antica fiaba nordica, al momento opportuno, le nubi si squarciano e il cielo si colora di quel tenue azzurro che sa di magia, mentre il pubblico, che ha sfidato il temporale, la accoglie incantato quando lei come una leggiadra fata irlandese, sale sul palco. Con la sua cascata di riccioli rossi ribelli, un paio d’occhi d’un turchese cristallino e un sorriso che distrugge ogni incertezza, Fiorella Mannoia comincia la serata in un’esplosione di musica facendo ballare tutti, chi la segue da sempre e chi la conosce da poco, allo stesso modo.
Con I miei passi, estratto dall’ultimo album Combattente, inizia il concerto che è quasi una serata in compagnia di un’amica ritrovata, che anche se non la si vede da anni, sembra non essere passato più di un giorno dall’ultima volta e si riaccende subito quella sintonia di un tempo, raccontandosi pezzi di vita lontani e vicini. Così la Mannoia tiene il filo dei ricordi pescando brani degli inizi della sua carriera che non smettono di entusiasmare, come Caffé nero bollente del 1983 o Quello che le donne non dicono del ’93 (attesissimo dal pubblico femminile), intrecciandoli con i pezzi dell’ultima fatica, un progetto interamente dedicato alle donne.
L’album Combattente, del 2016 , racchiude frammenti di storie di donne diverse, ma uguali nell’anima, che lottano ogni giorno per la loro dignità e che, tra dolorose cadute e risalite estenuanti, sono ciascuna una combattente a suo modo speciale.
Fiorella Mannoia è una cantastorie che interpreta poesie, versi che si tuffano nella vita reale, per poi uscirne volteggiando su note di musica leggera, arricchita da sonorità di terre d’altrove, che trasportano venti caldi dell’Africa, brezze pungenti del nord, ritmi caraibici e impreziosita dai movimenti sensuali e spiritosi della Mannoia ballerina e della sua sicurezza vincente.
La musica di tanto in tanto tace, per dare spazio alle parole di Fiorella, che affronta temi inusuali per un concerto e ciò fa di lei una portavoce delle debolezze dell’umanità. Si parla di sud del mondo, di chi abbandona la propria terra perché vi rischia la vita, comunemente detto migrante o immigrato, di chi lotta per la sopravvivenza nella sua stessa città, tra le mura di una fabbrica, o tra quelle di casa.
Lo si fa con l’aiuto di alcune testimonianze di persone che continuano a combattere come Alex Zanardi, Gino Strada e altri, e lo si fa soprattutto cantando con In viaggio, di cui Fiorella Mannoia è autrice (per la prima volta), Perfetti sconosciuti, colonna sonora dell’omonimo film di Michele Placido o I pensieri di Zo, scritta da Fabrizio Moro. E poi, le canzoni senza tempo regnano sovrane, in una serata ormai ideale, fatta di stelle, luna piena e temperatura perfetta per ascoltare e cantare, lasciandosi contagiare da una Mannoia che trasmette la sua passione travolgente per la vita, l’amore e la musica, che regala, attraverso le sue canzoni, forza, coraggio ed entusiasmo alle donne, ma anche agli uomini, che vogliono continuare, nonostante tutto, a vedere il lato migliore delle cose, della vita. Con due cover che si insinuano in scaletta, La cura di Battiato, una tra le più belle dichiarazioni d’amore, e Sally di Vasco, due ore volano nell’incanto della musica, per finire davvero con Il cielo d’Irlanda che inonda di verde il pubblico. Un verde speranza, quella speranza che brilla negli occhi di Fiorella Mannoia e che è impossibile da offuscare. E siamo ancora qui.