1993: il Belpaese felice e inconsapevole

Dopo il successo di 1992, la serie tv che ha raccontato gli anni di Tangentopoli, arriva su Sky 1993, il secondo capitolo che fa luce sull’anno del Terrore…

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_di Luigi Affabile

«Dobbiamo salvare la Repubblica delle banane», tutto partì così. Nata da unidea di Stefano Accorsi (frase diventata MEME, intanto), la serie tv 1992 appena due anni fa, narrava in chiave romanzata la grande inchiesta giudiziaria di Mani pulite. Tra sesso, soldi, festini e coca, le storie di sei persone si intrecciano nell’anno che segnerà una delle pagine più oscure della storia d’Italia.

«Lo so a cosa pensate tutti, gli anni Ottanta sono finiti. Bei momenti, tutto era possibile. Fatturato alle stelle, ci siamo divertiti, siamo andati a letto tardi. Oggi c’è la crisi è vero e qui a Publitalia la raccolta pubblicitaria è in calo. Ma gli anni Ottanta sono uno stato mentale, possono tornare e durare per sempre, dipende solo da voi. La crisi per voi è un’opportunità. Niente più a cena fuori, niente cinema, niente weekend al mare: la gente resterà a casa… a guardare la tv. “Grande è la confusione sotto il cielo: la situazione è eccellente»  – Leonardo Notte

L’arresto del politico Mario Chiesa, l’avvio di Tangentopoli. Eravamo rimasti all’anno 1992, sommersi da un terremoto politico e sociale. Un anno dopo, la storia non cambia. Stesso clima, stessa tensione. Questi primi episodi, ci hanno presentato un Leonardo Notte (interpretato da Stefano Accorsi), un pubblicitario bolognese alla soglia dei quaranta, sempre più ambizioso, cinico, senza scrupoli. Ma nello stesso tempo, un uomo più riflessivo, pronto ad intraprendere un’avventura politica al fianco di Silvio Berusconi (magistralmente interpretato da Paolo Pierobon).

Veronica Castello (una seducente Miriam Leone), oramai è riuscita ad entrare nel giro della TV che conta, come prima ballerina. La sua voglia di successo non sembra placarsi, così inizia ad essere ospite di programmi importanti, come la trasmissione condotta da Gigi Marzullo.
C’è ancora il magistrato
Antonio Di Pietro (Antonio Gerardi) che continua a condurre le indagini di Mani pulite, insieme al poliziotto Luca Pastore (Domenico Diele) malato di AIDS. Pietro Bosco (un incredibile e irriconoscibile Guido Caprino) viene allontanato dalla Lega Nord in seguito ad un plateale gesto in parlamento contro i deputati socialisti, ma poi una volta riabilitato, riesce addirittura ad ottenere un posto nella commissione di vigilanza RAI. Chiudono il cerchio le new entry Laura Chiatti, nei panni di Arianna, una fisioterapista con un figlio, e nuova compagna di Leonardo Notte, e Vinicio Marchioni (il Freddo di Romanzo Criminale) nei panni di Massimo D’Alema.

Una sceneggiatura convincente, precisa; una fotografia intrigante, a tratti cupa. La regia di 1993 (Giuseppe Gagliardi), è più attenta rispetto al capitolo precedente. Stefano Accorsi, sta riuscendo attraverso questi racconti, a catturare l’anima e lo spirito di un paese instabile, ferito, frastornato.

«Ci siamo serviti di alcuni falsi storici, nessuno si ferisce come Miriam Leone quando scoppia la bomba in via Fauro destinata a Maurizio Costanzo, Craxi e Berlusconi s’incontrarono in differenti momenti. Ma a noi serviva ricostruire quel periodo storico nel suo susseguirsi di emozioni. Ogni personaggio vive gli accadimenti pubblici dal suo punto di vista e questo dà forza alla storia. Sono loro a confrontarsi in un’arena che è poi l’anno che stanno vivendo. Un anno di cupezza, di terrore, quando non si capisce bene chi sarà a comandare. Un dilemma a tinte drammatiche, emotive e umane»  – Stefano Sardo e Alessandro Fabbri

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Nonostante siamo solo ai primi episodi di 1993, l’anno 1994 è già in lavorazione e chiuderà definitivamente la trilogia. Questa serie, oltre alla regia e alla bravura dei protagonisti, riesce ad avere un grande merito: quello di raccontare la complessità del reale, senza mezze misure, senza colori a pastello. Davanti ai nostri occhi abbiamo anni ricchi di violenza, contraddizioni, ferite.

Datevi del tempo, anche solo per capire. Seguire questo racconto, questa trama, è necessario per approfondire un meccanismo complesso, un periodo storico vittima di manipolazioni sociali, politiche, culturali. 1993 non nasconde, non fa finta di non vedere. La realtà prima di tutto, anche perchè il male si sconfigge attraverso racconti, libri, sceneggiature, film, serie tv. Non limitatevi ad osservare questa storia con distacco. Entrateci dentro, soffrite insieme ai protagonisti, mettetevi a nudo. Altrimenti il prezzo da pagare è troppo alto, come ricordano le parole del filosofo spagnolo George Santayana «Coloro che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo».